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Foto/Industria 2019 e l’impronta dell’uomo sulla Terra. La nostra guida alle mostre

27-10-2019

Di Francesca (Zoe) Paterniani
Foto di Francesca (Zoe) Paterniani

Ci sono weekend durante i quali Bologna sembra trasformarsi nel centro del mondo, quantomeno di quello in scala, che la grande fotografia è capace di costruire.

Succede con Foto/Industria, l’unica Biennale dedicata alla fotografia dell’Industria e del Lavoro, che nella sua quarta edizione occupa undici luoghi simbolo per l’arte in città con altrettante mostre gratuite, visite guidate, incontri e laboratori fino al 24 novembre.

Da un passato non così lontano, gli sguardi di Luigi Ghirri, André Kertész e Alber Renger-Patzsch si confrontano e dialogano con l’opera contemporanea di Armin Linke, Mathieu Gafsou e Délio Jasse, costruendo mostre, e mondi potremmo dire, stupefacenti e inediti.

Costringendoci a ripensare il nostro rapporto con la biosfera grazie alla quale viviamo, ci offrono occasioni di sguardo privilegiato anche per la qualità degli allestimenti e per le opportunità di incontro fra la città e gli operatori culturali del mondo della fotografia.

Del resto la missione della Fondazione Mast, organizzatrice e promotrice del progetto, è quella di gettare le fondamenta di un ponte che colleghi e metta in comunicazione la comunità e l’industria, il pubblico e alcuni degli esempi migliori di ciò che significa usare e indagare il linguaggio fotografico oggi.

E non sarà un caso, allora, che Foto/Industria 2019 ruoti attorno al tema del costruire, attività che ci definisce in quanto specie umana, e che gli artisti indagano a più livelli, per restituirci una mappatura di quella che nel 2013 il geologo Peter Haff ha chiamato la “Tecnosfera“, ovvero l’insieme di tutte le strutture che edifichiamo e delle quali ci serviamo per vivere e sopravvivere.

 

Qui le quattro mostre che ci sono piaciute di più.

Sono tutte a ingresso gratuito (registrandosi e ottenendo il badge) e rimangono aperte dal martedì alla domenica, dalle 10 alle 19, fino al 24 novembre.

 

PROSPETTIVE INDUSTRIALI di LUIGI GHIRRI

Sotterranei di Palazzo Bentivoglio
Via del Borgo San Pietro, 1

La mostra, organizzata in collaborazione con l’Archivio Luigi Ghirri, raccoglie quattro serie che il fotografo emiliano realizza per conto di Marazzi, Ferrari, Bulgari e Costa Crociere.

Nel lavoro su commissione industriale, lo sguardo di Ghirri si sofferma sul processo di trasformazione che interessa la materia. Come pezzi di plastica, gomma, acciaio e altre leghe combinati tra loro danno vita a una strabiliante auto da corsa, per Ghirri, l’atto stesso del guardare e del fotografare coincide sempre con un’operazione di assemblaggio e ricostruzione della realtà.

Ci è piaciuta per la grande quantità di stampe vintage mai esposte prima e per l’allestimento impeccabile nei sotterranei di Palazzo Bentivoglio, restaurati e ripensati come spazio espositivo per l’arte contemporanea in città.

Prospettive Industriali di Luigi Ghirri – Nei sotterranei di Palazzo Bentivoglio


H+ di MATTHIEU GAFSOU

Pinacoteca Nazionale Palazzo Pepoli Campogrande
Via Castiglione, 7

l pilastri verdi e luminosi che occupano il salone di Palazzo Pepoli Campogrande invitano chiunque entri nella stanza ad alzare la testa e lo sguardo, fino a trovare un maestoso affresco settecentesco di Giuseppe Maria Crespi, il Trionfo di Ercole. Non è un caso che sotto quel soffitto, ci siano le fotografie distopiche e perturbanti realizzate da Matthieu Gafsou.

Nel tentativo di documentare i fenomeni relativi all’uso della scienza e della tecnologia per potenziare le capacità del corpo umano, il fotografo ha viaggiato dalla Svizzera ai laboratori di criogenesi in Russia, passando per la Francia, la Germania e la Repubblica Ceca, collezionando e catalogando le tracce visibili e reali di ciò che più si avvicina, oggi, al miraggio dell’immortalità. Da vedere per l’incredibile incontro tra passato e futuro e per interrogarsi ancora una volta sull’ambiguità fra realtà e finzione in fotografia.

H+ di Matthieu Gafsou nella Pinacoteca Nazionale Palazzo Pepoli Campogrande


PROSPECTING OCEAN di ARMIN LINKE

Biblioteca Universitaria di Bologna
Via Zamboni, 33/35

Fra il 2016 e il 2018 Armin Linke ha viaggiato molto per visitare alcuni fra i più importanti laboratori di scienze marine al mondo, dalla Germania alla Giamaica, da New York alla Papua Nuova Guinea. Le fotografie e i materiali che ha raccolto, raccontano luoghi e situazioni solitamente invisibili, centri decisionali di norma inaccessibili al pubblico in cui si stabiliscono le sorti dei fondali oceanici.

Prospecting Ocean documenta il complesso di fascinazione e alienazione che circonda le moderne tecnologie di mappatura delle risorse marine. Ci è piaciuta soprattutto per come mette in relazione le fotografie e le immagini in movimento, con i libri e i documenti che sostengono la ricerca, per l’ammissione che la fotografia, da sola non è sufficiente a restituire un’immagine esaustiva della fitta rete di collegamenti tecnocratici fra grande industria, scienza, politica ed economia. Da vedere per la possibilità inedita di guardare un film di 60 minuti (senza cuffie!) nell’austera e silenziosissima Biblioteca Universitaria di Bologna.

Prospecting Ocean di Armin Linke nella Biblioteca Universitaria di Bologna


ARQUIVO URBANO di DELIO JASSE

Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna
Via delle Donzelle, 2

Luanda, la capitale dell’Angola, è tra le metropoli africane con il più alto tasso di crescita urbana: più di cinque milioni di abitanti e un brulicare di cantieri, principalmente di proprietà cinese, che plasmano il volto della città. A questo affollamento, e al ritmo incessante del costruire e del demolire, dedica la sua ricerca Delio Jasse, con tre serie in cui l’immagine fotografica è recuperata, stampata e lavorata, smaterializzata o sovrapposta, fino a diventare distruttibile e provvisoria come nell’ultima sala in cui la suggestiva proiezione di diapositive fa collassare uno sull’altro i palazzi che circondano l’autore e il visitatore.

Ci è piaciuta per la possibilità di vedere ancora una volta l’azione del costruire da una nuova prospettiva, quella per cui le immagini stesse possono essere smontate e rimontate per raccontare in modo efficace la realtà.

Arquivo Urbano di Delio Jasse alla Fondazione del Monte di Bologna


Se avrete la possibilità di vedere la Biennale in momenti diversi, vi consigliamo di non perdervi Olympia, di David Claerbout, una proiezione pensata per durare mille anni, in cui si può assistere in tempo reale al processo di distruzione e decomposizione dello stadio Olimpico di Berlino: noi torneremo fra un mese, per vedere se è cambiato qualcosa.

Ricordiamo anche che al Mast è stata prolungata fino al 5 gennaio 2020 Anthropocene, la mostra che combina fotografie in grande formato con cinema, realtà aumentata e ricerca scientifica. Un progetto artistico che indaga l’indelebile impronta umana sulla Terra attraverso le straordinarie immagini di Edward Burtynsky, Jennifer Baichwal e Nicholas de Pencier.

Anthropocene al Mast

A metà fra archeologia e fantascienza, Foto/Industria 2019 restituisce una mappa concentrata nel centro di Bologna, ma in realtà molto più estesa nel tempo e nello spazio, dell’azione umana del costruire e dell’azione fotografica del rappresentare, ricostruendo.

Qui trovate la mappa delle sedi e qui il programma completo degli eventi.

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