Lucio Dalla è da sempre un nume tutelare per i bolognesi, un nome da imparare sin da quando si è bambini. Le canzoni? Quasi un mantra. Tra questi bambini non poteva non esserci anche Alessandro Amante, filmmaker bolognese classe 1987 cresciuto a tigelle, tortellini e pellicole di film.
Vi immaginate quindi cosa deve voler dire per un bolognese doc avere l’occasione di entrare nel mondo di Lucio e creare un video su una sua canzone?
Ecco, c’è chi quest’occasione l’ha avuta: è proprio Alessandro Amante, il vincitore del Fld Labo-contest videoclip, organizzato dalla Fondazione Lucio Dalla per la realizzazione del videoclip ufficiale del brano Solo per me di Ghemon, reinterpretazione in chiave rap della celebre Henna di Lucio Dalla.
Dalla mattina del 7 ottobre fino alla sera dell’8 ottobre scorso, Alessandro e altri cinque giovani videomaker selezionati da varie parti d’Italia hanno preso parte ad una residenza artistica nella grande casa-museo di Lucio Dalla, in via d’Azeglio, immergendosi ed esplorando l’universo dell’artista bolognese.
Alla guida della ciurma, vari nomi legati a Lucio, a partire da Ambrogio Lo Giudice, regista nonché amico e storico collaboratore di Dalla; Andrea Faccani, Presidente della Fondazione Lucio Dalla, cugino di Lucio e compagno di viaggio dell’artista; Anna Scalfaro, docente di Musicologia e Storia della musica al Dipartimento delle Arti dell’Università di Bologna; Cristiano Governa, giornalista, scrittore, sceneggiatore; Marcello Balestra, discografico e collaboratore di Dalla e Paolo Piermattei, che ancora oggi lavora nella Pressing Line, etichetta fondata dall’artista, che ha messo a disposizione dell’iniziativa il brano assegnato ai giovani videomaker che in quella full immersion di due giorni hanno prestato la loro creatività nel proporre idee per la realizzazione del videoclip ufficiale.
Il primo giorno di residenza ha visto questa piccola combriccola di creativi all’opera insieme agli addetti ai lavori, mentre di sera il viaggio nel mondo di Lucio ha fatto tappa nella celebre osteria “da Vito” (dove si trova ancora all’ingresso la foto di Lucio a bordo di una Vespa con Andrea Faccani) e lo scambio è andato avanti in questa sosta.
Nella seconda giornata è stato invece dato più spazio all’individualità di ognuno di loro: ciascun partecipante ha fatto suo uno spazio nella dimora dell’artista in quelle sale che hanno visto Lucio vivere, scrivere e lavorare, circondati da opere, oggetti e cimeli appartenuti all’artista. E così, dalle sedie da cinema della Stanza dello Scemo, nel Salone dell’Esibizionista, alla scrivania di Lucio e sul soppalco, così come nel Salone Caruso, ha trovato il proprio angolo e ha ascoltato il brano, dandosi alla stesura dell’idea del progetto.
Importante e impegnativa la sfida per i videomaker: fare emergere Lucio Dalla in tutto il suo multiforme essere artista, traducendo e trasportando il suo estro e la sua essenza, le immagini e i suoni, le sue riflessioni, la sua sensibilità e la sua poetica in un videoclip costruito su quella che era “l’energia di Lucio, la speranza che c’è in Henna unite alla passione e all’originalità dell’interpretazione di Ghemon”, per dirla con le parole di Marcello Balestra.
E proprio da Balestra nasce l’idea dell’album Bella Lucio! uscito nel 2015 che, oltre a Solo per me di Ghemon, comprende altri dieci brani composti da rap star italiane.
A rendere al meglio il tutto e convincere la giuria è stato Alessandro Amante, portato alla vittoria per aver “proposto un’idea di grande impatto emotivo, in grado sia di restituire la forza delle parole di Ghemon che l’atmosfera di Henna. Un’idea sorprendente cui è sottesa una riflessione profonda, universale e senza tempo così come Lucio ha voluto ‘Henna’ e così come emerge con incisività dal racconto di Ghemon”: così viene commentata e giustificata la vittoria da Ambrogio Lo Giudice.
Le riprese, alle quali Alessandro Amante ha iniziato a dedicarsi sin da subito, sono terminate lo scorso weekend e ora inizia la fase di post produzione, mentre la presentazione del videoclip avverrà nel corso delle iniziative di celebrazione del compleanno di Lucio Dalla, il prossimo 4 marzo.
Abbiamo raggiunto Alessandro al telefono e abbiamo fatto una breve chiacchierata, tra una ripresa e l’altra.
Immagino che tutto sia successo quasi per caso e che non ti aspettavi di avere una simile occasione.
“Assolutamente! Non me lo aspettavo di certo. Tutto è nato la scorsa estate, leggendo un annuncio sul Resto del Carlino in cui si parlava di questa residenza artistica di due giorni per cinque videomaker. Mi sono detto ‘Perché non provarci?’ e così lo scorso autunno mi hanno selezionato e ora eccoci qua, mesi dopo, a lavorare per Lucio”.
Quella di Alessandro è una biografia che è un traguardo dopo l’altro.
Appassionato di cinema sin da giovanissimo, come comparsa o assistente comincia a lavorare su set pubblicitari. Arriva anche a scrivere e dirigere il cortometraggio Otto minuti, che vince il Premio Iceberg nel 2012 (premio regionale under 30) per la miglior regia.
Frequenta la facoltà di Lettere Moderne all’Università di Bologna, poi l’idea e la voglia di partire alla volta della California, dove viene accettato al Master in Filmmaking alla New York Film Academy, nella sede di Los Angeles, dove inizia a lavorare in produzione per serie tv, pubblicità e video musicali in California.
Dopo tre anni negli States ritorna in Italia nella sua città natale, Bologna, dove lavora per due anni come direttore creativo video di un’agenzia di comunicazione.
In quei due anni vince vari premi, tra cui una Menzione Speciale al Premio Sartori nel 2015 per un cortometraggio sulla sicurezza sul lavoro, e tre premi per il documentario di lungometraggio La tela di Giuliano. Ha lavorato anche per vari marchi e diretto spot pubblicitari.
Adesso vive a Roma, dove si è iscritto al Master in Produzione Cinematografica.
Raccontami un po’ com’è stato vivere a contatto col mondo di Lucio.
“Sicuramente un’esperienza che non si dimentica facilmente. È stata un’occasione preziosissima anche perché ho conosciuto un sacco di suoi collaboratori e conoscenti, con i quali io e gli altri ragazzi abbiamo condiviso del tempo e soprattutto aneddoti e storie.
Partecipare ha significato avere un’opportunità rara e preziosa, un treno che passa forse solo una volta nella vita. Poi, l’idea di residenza artistica mi ha subito affascinato perché la condivisione è sempre un momento per crescere e confrontarsi. Lavorare nelle stanze in cui Lucio Dalla ha vissuto e lavorato mi ha dato sicuramente la possibilità di immergermi un po’ più a fondo nel suo mondo, di conoscere più da vicino l’artista e l’uomo. Stare a contatto con i suoi oggetti, le sue cose e nella sua casa è stato il valore aggiunto”.
Conoscevi già Ghemon e la sua reinterpretazione di Henna?
“A dire la verità, io e gli altri miei compagni d’avventura cercavamo di capire quale canzone sarebbe stata scelta ma non abbiamo azzeccato, la scelta del brano di Ghemon ci è stata comunicata lì sul momento, poco prima di iniziare. Purtroppo non abbiamo avuto modo di conoscerlo di persona ma è stato davvero contento di questa iniziativa e ha parlato con noi solo per telefono, dandoci anche la carica per quelle due giornate.
Ghemon è un artista che stimo e che mi piacerebbe conoscere un giorno, se si presentasse l’occasione. Sono sincero, non lo conoscevo molto perché non ascolto molto il rap, ma questa esperienza ha anche fatto sì che lo scoprissi e lo conoscessi meglio. In più, la sua versione in chiave rap e hip-hop del brano di Dalla mi è piaciuta molto”.
Mi dicevi che hai già lavorato ad alcuni videoclip quando eri in America. Ti piacerebbe rifarlo anche qui in Italia dopo questa tua ultima esperienza, magari con altri artisti?
“Devo dire che quello che mi ha colpito del brano di Ghemon è il fatto che sia un racconto visivo. Quindi, ecco, sarei onorato di collaborare con qualcuno più per una questione di storia che di autore. Per me è fondamentale l’emozione, prima di tutto il resto”.
C’è una canzone di Lucio Dalla a cui sei particolarmente legato?
“Qui a Bologna si cresce con le canzoni, non si può non saperne molte delle canzoni a memoria. Tra le altre cose, questa esperienza con la Fondazione mi ha dato modo anche di riscoprire la bellezza di un brano come ‘Henna’ che onestamente conoscevo poco.
Di Lucio ho sempre ascoltato i testi e le melodie, in più lo si vedeva spessissimo anche in giro, l’ho visto più volte prendere un caffè, pranzare e passeggiare per le vie del centro. Sicuramente la canzone a cui sono più legato è ‘Attenti al lupo’ perché la ascoltavo un sacco da bambino, è la prima canzone a cui penso quando penso a Lucio, il mio link con l’artista e con Bologna”.
Come hai accolto la sfida di lavorare su un videoclip in un contest in onore di Dalla? E soprattutto cosa dobbiamo aspettarci?
“Da filmmaker e da bolognese è un quid in più. Realizzare questo videoclip nel mio caso è un onore e un valore doppio, sia perché Dalla è stato un grande artista e un illustre concittadino, sia perché è un artista di cui ho stima da anni. Dirigere un videoclip del genere è una sfida da accogliere a braccia aperte, ed è quello che ho fatto. Spero di riuscire a rendere l’impatto emotivo più alto possibile. Per ora non posso svelare nulla ma posso anticipare non mancheranno sorprese”.
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