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Il futuro del cinema tra creatività e IA

05-07-2024

Di Laura Bessega

Ti sei mai chiesto in che modo l’intelligenza artificiale ha influenzato l’industria cinematografica?

Finora, l’intelligenza artificiale ha permesso tempi di produzione più rapidi con un budget ridotto, rendendo più facile che mai creare ottimi contenuti visivi. Non solo la creatività ma anche la qualità è aumentata drasticamente oltre ciò che era possibile immaginare usando i metodi tradizionali che richiedono una notevole dispendio di tempo e soldi.

Oggi l’IA può usare il riconoscimento facciale per seguire gli attori e fare una color correction automatica, risparmiando ore di lavoro. Può analizzare uno script per prevedere il suo potenziale ricavo basato sulle preferenze dell’audience, creare interazioni realistiche tra attori reali e virtuali, può analizzare filmati per identificare location, attori e oggetti utili per l’editing. Può individuare un numero pressoché infinito di possibilità di post produzione, e lo stesso può fare con la creazione di musiche. Secondo Cris Valenzuela, CEO di Runway, l’IA sta trasformando Hollywood in una sorta di “Hollywood 2.0”.

Negli ultimi anni, l’intelligenza artificiale ha iniziato a trasformare profondamente il mondo del cinema e dell’illustrazione e sta ridefinendo i confini della creatività umana. L’IA può emulare il pensiero umano ma è in grado di restituire tutte le sfumature che rendono l’essere umano degno di questo nome? E quali sono le sfide e le opportunità che presenta per i creatori e i fruitori di contenuti? Come si posiziona l’Italia in questo panorama globale in rapida evoluzione?

In questo contesto, professionisti del settore come Elisabetta Rotolo del MIAT e Giulietta Fara del Future Film Festival ci offrono uno sguardo privilegiato su come l’IA stia plasmando il futuro della narrazione visiva. È uno dei temi che hanno affrontato nell’ultima edizione del We Make Future, Fiera Internazionale e Festival sull’Innovazione. Le abbiamo raggiunte per l’occasione.

Elisabetta Rotolo

Le storie si raccontano meglio con l’IA?

«Siamo in un nuovo momento antropologico più che tecnologico in cui dobbiamo creare nuovi linguaggi, consensi ed esperienze. In questo contesto l’AI può fare la differenza ma bisogna ricordare che i contenuti guidano la tecnologia e non viceversa. Però io credo di sì, nel senso che l’AI può stimolare la creatività, fungendo da Personal Assistant , uno strumento, che agevola /stimola ma non va a sostituire in alcun modo l’intelligenza umana. Con le nostre Masterclass abbiamo messo alla prova filmmakers, art directors, curatori dei più grandi festival del cinema, ma anche top creative professionals di grandi broadcasters chiedendogli di realizzare il proprio processo creativo con l’ausilio dell’AI. I risultati sono stati sorprendenti ma tutt’altro che semplici da realizzare».

In che modo il MIAT sta sfruttando l’IA per esplorare nuove forme di espressione artistica e quali progetti innovativi avete in corso che potrebbero ridefinire il concetto di narrazione cinematografica?

«In MIAT ci stiamo muovendo parallelamente su tre macro aree: AI EDUCATION, creando sempre più masterclass per formare i Creative Director capaci di lavorare efficacemente con diversi Gen AI Assistants, tra cui Language transformers, Multi- modal, Problem Solving. Al momento abbiamo due masterclass onboarding in ”Generative AI for Writing” e “Visual Storytelling”. Inoltre, abbiamo da poco concluso il Master di Generative AI che abbiamo ideato e realizzato appositamente per Sky e infine, anche corsi sui nuovi linguaggi per RAI. L’altra area su cui ci stiamo muovendo sono le AI PRODUCTIONS. Stiamo realizzando AI powered and data- driven immersive exhibitions, AI original Animation & cinematic productions, AI video presenters & AI virtual companion, AI IP + virtual interactive real time worlds.

Infine ci stiamo concentrando sull’ AI DEVELOPMENT. Stiamo creando APP per bambini AI powered che creino un percorso di gioco altamente personalizzato e allo stesso tempo educativo. In definitiva l’AI può essere uno strumento potente da inserire all’interno del processo creativo e di narrazione cinematografica sia all’interno del processo esistente, ossia mantenere il processo e aggiungere nuovi strumenti e software. Ma può essere usata anche per creare un nuovo processo creativo attraverso la sperimentazione dei software e l’aggiunta di nuove fasi, che offrono l’opportunità di riscoprire il proprio processo.
Alcuni esempi di applicazione di AI per storytellers sono: Research, Writing scripts, drafts, Character Design + Dialogue, Music, Video generation, Combine with images & and voice, Personalized assistants».

Giulietta Fara

Come si posiziona l’Italia nel contesto globale dell’IA applicata al cinema e all’illustrazione? Riusciamo a essere competitivi e quali sono i nostri punti di forza? 

«È presto per dire come si stia comportando l’Italia rispetto a queste tecnologie: sicuramente c’è timore in chi ha consolidato l’utilizzo di altri strumenti (seppure sempre digitali) soprattuto relativamente alla “libertà” creativa degli artisti. C’è però anche chi sta studiando l’AI generativa come nuova possibilità di ottimizzazione per l’ animazione fotorealistica, utile in alcuni casi. Il prossimo 12 luglio sarà pubblicato l’AI Act e vedremo se terrà conto, oltre che delle opportunità, anche dei rischi relativi al diritto d’autore e alla relativa violazione».

Al Future Film Festival, quali sono state le reazioni del pubblico e degli esperti di fronte ai film e ai progetti che utilizzano l’IA, e quali tendenze emergenti vedi nel panorama cinematografico influenzato dall’IA?

«All’interno del programma del concorso internazionale di corti abbiamo avuto un caso di un corto dichiaratamente realizzato con l’AI. Non c’è stato sconcerto da parte della giuria o del pubblico, ma di curiosità e interesse. Durante i convegni dedicati all’AI invece sono emersi timori relativi al diritto d’autore, ai mestieri consolidati nelle filiere dell’audiovisivo e come fare per proteggerle.

Il Festival ha poi ospitato anche un workshop nel quale si mostravano sviluppi possibili di utilizzo di Midjourney nell’animazione. Le lezioni sono state molto  partecipate, segnale di una reale incidenza dell’AI come strumento in più per l’animazione nel comparto dell’audiovisivo».

 

Concludiamo quest’intervista con una domanda in comune:

Secondo un rapporto dell’osservatorio Europol Innovation Lab, entro il 2026 il 90% dei contenuti online potrebbe essere generato con l’aiuto dell’IA. Quali sono le principali sfide che ritieni dovranno affrontare fruitori e creatori di IA per garantire l’affidabilità e l’integrità delle informazioni?

Elisabetta Rotolo: «Le sfide legate all’intelligenza artificiale sono numerose e complesse. Innanzitutto, l’automazione potrebbe causare significative perdite di lavoro (JOB LOSSES). Inoltre, ci sono preoccupazioni riguardo alla SICUREZZA e alla PRIVACY, poiché l’AI potrebbe essere usata per scopi malevoli come attacchi cibernetici, armi autonome e manipolazione di informazioni, oltre alla diffusione di dati tramite IoT e domotica. Un altro problema rilevante è rappresentato dai BIAS e dalla discriminazione. Alcuni esperti temono anche la SUPER INTELLIGENZA e l’AUTONOMIA, preoccupandosi che un’AI superintelligente possa superare l’intelligenza umana e agire contro gli interessi dell’umanità. Infine, la dipendenza tecnologica eccessiva (Over-reliance) potrebbe ridurre le competenze umane e la capacità di rispondere a situazioni critiche senza l’ausilio dell’AI.

Le soluzioni per affrontare le sfide dell’ntelligenza artificiale devono includere un APPROCCIO ETICO. In primo luogo, è essenziale sviluppare politiche e regolamentazioni attraverso un framework etico e legale, come l’AI Act. È necessaria una collaborazione internazionale per creare un ecosistema efficace e coeso a livello europeo e globale, che includa fondi pubblici e privati per sviluppare il settore e gli standard nella distribuzione, uno dei grandi problemi di questo settore. Inoltre, è fondamentale promuovere l’educazione e l’alfabetizzazione digitale, con formazione continua per creare consapevolezza e abbattere le barriere della maggioranza. La sicurezza e il monitoraggio, insieme alla supervisione e al controllo umano, sono altri elementi cruciali per garantire un uso responsabile dell’AI».

Giulietta Fara: «Questo è il reale pericolo: non trovare più informazioni verificate. Ma, come per ciascuno strumento, credo esisterà a fianco di altri. E lo studio, la ricerca in un determinato settore aiuterà chi si deve occupare di un argomento a discernere tra fake news e veridicità dei fatti. Nella ricerca delle immagini di Google trovo ad esempio tantissimi Matisse falsi: se non ho studiato storia dell’Arte, facile che l’algoritmo mi inganni. Mi auguro quindi che l’idea sbagliata per cui la tecnologia ci rende più senzienti crolli definitivamente e che gli esperti di ciascun settore tornino ad avere una grande importanza.

In generale, ogni tecnologia arrivata nel mondo del cinema ha generato panico: animazione al computer=moriranno tutti gli animatori; attori in CGI = scompariranno gli attori in carne ed ossa e così via. Per fortuna invece si è imparato ad usare questi strumenti in modo utile alla narrazione. Considerare l’AI uno strumento aiuta a non farsi prendere dal panico e a relativizzare anche questa “rivoluzione”. La sfida sarà rendere realmente strumentale l’AI: utilizzata o non utilizzata a seconda dei casi».

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