Per il terzo capitolo delle “domande manifesto”, un po’ difficili, a tratti scomode, abbiamo chiesto ai Lazy Frenky e Inflow di intervistarsi a vicenda.
Perché, vi state chiedendo? Spesso si tende a dimenticare che gli artisti non hanno solo il ruolo di intrattenitori, non sono solo addetti ai lavori e/o protagonisti della scena. Sono fan, sono fruitori della musica. E allora abbiamo deciso di dar loro il microfono in mano e chiedersi cosa manca di più dell’aspetto fisico in questo periodo.
Come si fa a guardare e non toccare?
Le due band emergenti bolognesi della scuderia Totally Imported / RC Waves si sono raccontate in uno scambio di riflessioni. Dal fare musica, ai rapporti personali, le idee partono dalla medesima parte della barricata: la prospettiva dell’artista in un periodo di incertezza per il mondo dell’intrattenimento.
Aprono sul palco virtuale i Lazy Frenky con cinque domande agli Inflow:
Ciao InFlow! Abbiamo 5 domande da farvi in merito alla questione “vedere ma non toccare”.
La prima è sicuramente un po’ banale, ma la cosa su cui abbiamo riflettuto di più è proprio la non possibilità di poter “toccare” il nostro pubblico live. Per voi come è stato non poter vivere il palco e chi sta di fronte al palco?
“Chiaramente come per la maggior parte dei musicisti, anche per noi i momenti in cui si condivide la propria musica dal vivo sono molto intensi e importanti.
Sono occasioni in cui ogni volta è in qualche modo la prima volta e in certe circostanze si crea addirittura una vera magia. Questo poi inevitabilmente si ritrova quando nell’intimità delle nostre stanze o delle nostre sale prova e studi vari si lavora a nuovi progetti, nuova musica.
In realtà nel nostro caso abbiamo passato la maggior parte di questo periodo di limitazioni, lavorando ancora al nostro primo Ep e quindi per questo non siamo stati tanto attivi dal punto di vista live. Poi ad un certo punto è arrivato il momento di uscire con il primo di alcuni singoli.
Anche in questo caso, dovendo aspettare l’uscita di tutti i brani per poter tornare (speriamo presto) a suonare dal vivo, possiamo dire che rispetto ad altri musicisti ci è pesato forse un po’ meno questo blocco. Abbiamo in qualche modo cercato di condividere la nostra nuova musica e qualche breve live session con i mezzi che ognuno di noi ha a disposizione e cerca di utilizzare al meglio.
Di sicuro però, è stato ed è difficile dover rinunciare ad assistere ai vari concerti ai quali avremmo voluto partecipare come spettatori o fan. Ognuno di noi ha degli artisti che non perde occasione di poter vedere ed ascoltare dal vivo.
Ma siamo fiduciosi! Per noi e per tutti coloro che come noi amano la musica e fanno musica”.
Quest’anno tanti artisti hanno deciso di fare uscire la loro musica, come avete fatto a rimanere vicino ai vostri artisti del cuore per poterli “toccare” anche senza la possibilità di vedere i loro live?
“Sicuramente questo delicato e intenso momento che tutta l’umanità sta vivendo ha stimolato delle riflessioni, almeno si spera.
Ad esempio, noi musicisti emergenti assistiamo a un blocco che coinvolge tutti gli artisti a livello globale e a tutti i livelli di notorietà.
Anche i più talentuosi, famosi e conosciuti hanno dovuto fermarsi e limitare le loro attività cercando di sfruttare al meglio i mezzi disposizione per poter arrivare al loro pubblico, ai loro fan. È una condivisione che è necessaria tanto per chi la ‘propone’ quanto per chi la ‘riceve’.
Quindi è come se questa pandemia avesse livellato un po’ tutti in questo senso. Per questo noi come anche voi e tantissimi altri musicisti in tutto il mondo, abbiamo fatto uscire la nostra musica valorizzando al meglio ogni proposta che cerchiamo di fare come Inflow ma che allo stesso tempo riceviamo da artisti che seguiamo, ammiriamo e apprezziamo”.
La terza domanda è: come ha influenzato la mancanza di contatto umano e tattile la vostra musica? È stato deleterio o è stato uno spunto da cui prendere l’ispirazione?
“No, non vorremmo assolutamente usare il termine deleterio. La musica deve andare, anzi, va oltre qualsiasi evento che arriva. Viviamo in un’epoca nella quale fortunatamente si può ‘arrivare’ a chi vuole ascoltare anche se non è concesso esserci fisicamente. Quindi una grande opportunità che quanto meno permette di attutire un po’ il disagio. Decisamente è uno spunto di riflessione e un potenziale momento di ispirazione”.
Credete che la vostra musica risentiranno per sempre di questo periodo o credete piuttosto che saremo in grado di lasciarci alle spalle tutto quanto e vivere al 200% tutto quello che ci sta in torno?
“Di fatto questo periodo ha provocato un trauma collettivo. Ma come per i traumi che riguardano singolarmente ogni essere umano, anche in questo caso è fondamentale riconoscerlo in modo da poterlo far diventare un’opportunità evolutiva e non qualcosa che segnerà negativamente per sempre.
Nella storia dell’umanità non è certo la prima volta che si verificano eventi drammatici anche più di ciò che stiamo vivendo ora. E pure si è andati avanti cercando di migliorare”.
Infine qual è la cosa che vi è mancata di più da “toccare” in questo periodo?
“Sicuramente ciò che manca di più è il contatto diretto con le persone ma non solo dal punto rivista pratico, musicale ma in generale anche una semplice chiacchierata amichevole”.
Inflow è un duo nato a Bologna tra il 2019 e il 2020, composto da Qael (Mario Rivellino) alla voce e add+ (Antonio De Donno) al piano/tastiere. I due si incontrano per la prima volta in occasione di una jam session organizzata al centro sociale Làbas di Bologna. Il nuovo singolo Ritorno feat. Forelock è disponibile dal 15 gennaio su Spotify e tutte le principali piattaforme streaming per Italian Soul Summit.
Passaggio di microfono, gli Inflow ai Lazy Frenky chiedono:
Come state vivendo il vostro rapporto con la musica a livello produttivo e creativo nonostante il momento attuale?
“Questo periodo oscuro è stato (e ancora è) per noi un momento di grande cambiamento e consapevolezza per tutto il mondo che riguarda la produzione, la creatività e l’immagine del nostro progetto. Entrambi sfruttiamo questo momento di assoluto assopimento del mondo esterno per ritrovare vitalità ed energia dentro di noi e, diciamo che questo processo di ricerca introspettiva ha ampliato notevolmente la nostra concezione di musica e di scrittura.
Ultimamente abbiamo nuove influenze e ispirazioni che provengono da disparati artisti ed epoche storiche. Possiamo dire che questo periodo è per noi totalmente dedicato all’ascolto e alla scoperta”.
Riflettendo su “vedere ma non toccare” vorremmo chiedervi: state riuscendo a vedervi e toccarvi almeno tra voi due? Chiaramente intendiamo dal punto di vista musicale 🙂
“Non proprio in realtà; per via dell’università, dello studio, e soprattutto dell’emergenza, siamo in un momento in cui entrambi stiamo crescendo musicalmente e personalmente, ma purtroppo senza vederci tanto. Ovviamente ci teniamo in contatto sempre, ma ci manca molto l’aspetto della fisicità della nostra amicizia. Sappiamo che ritrovarsi sarà comunque una gioia”.
Questo periodo di limitazione obbligatorie vi ha portati a scoprire altri lati di voi stessi che magari non conoscevate?
“Sì, assolutamente. Entrambi stiamo vivendo dei profondi cambiamenti a livello personale e questo ci ha portato a scoprire molti aspetti di noi che non conoscevamo. Dobbiamo dire che pur essendo devastante e alienante, questo semi-lockdown è stato molto utile per riscoprirci e per conoscere i nostri limiti”.
Se questo è il momento del “vedere ma non toccare” come immaginate invece il futuro prossimo? Quando potremmo “toccarci” nuovamente sarà diverso? Si saprà valorizzare di più il contatto?
“Sperare in un futuro migliore penso sia la cosa che più ci accumuna in questo periodo storico. Quello che pensiamo è che il futuro sarà sicuramente diverso, nuovo e avrà forse un retrogusto amaro, ma sono sicuro che sarà davvero stimolante, anche dal punto di vista artistico.
Forse sì, il contatto verrà valorizzato più di prima, ma la cosa che più desideriamo è dare una svolta alla terribile routine che ci sta davvero massacrando negli ultimi mesi”.
Anche noi vorremmo chiedervi cosa più vi è mancato “toccare” in questo periodo!
“Non penso che ci manchi la sensazione tattile di qualcosa, penso che la cosa che più ci manchi è quella sensazione di comunità e di calore che si instaura quando condividi del tempo con le persone che ami. Penso che questa sensazione vada addirittura oltre la sensibilità tattile e riscaldi davvero il cuore. Forse quello che cerchiamo di fare con la nostra musica in questi mesi freddi e bui è proprio risvegliare quella sensazione”.
Lazy Frenky è un giovane progetto musicale emiliano, un melting pot di stili, nato a luglio 2018 dopo che Francesca tornò da un viaggio in Galles con la mente piena di idee e canzoni, mentre Andrea le traduceva in musica. Stunning il nuovo singolo dei Lazy Frenky è disponibile dall’11 dicembre 2020 su Spotify, e tutte le principali piattaforme streaming per Totally Imported, distribuito da Artist First per l’Italia e AWAL per l’estero.
Come si fa a guardare e non toccare?
Tutti gli articoli
> Intervista alla psicologa Rosanna De Sanctis
> Tersø, la nostalgia della fisicità in un album fatto di “rivoluzioni sussurrate”
Condividi questo articolo