Musica & Libri

7 aneddoti di storia della musica bolognese raccontati da Riccardo Negrelli

25-01-2024

Di Beatrice Belletti

La storia della musica a Bologna non è solo Guccini e Dalla, non è solo Mozart che studiò con padre Martini, né l’evoluzione del cantautorato alla popular music con Morandi e Cremonini o Chet Baker ospite al Bologna Jazz Festival quando ancora non si chiamava così, e neppure Kurt Cobain in concerto nella bassa emiliana nel ’91. Chi ricorda gli MTV days?

La città è intrisa di storia, in equilibrio tra note classiche, chiese e live club, studi di registrazione e siti architettonici sacri, il punk in piazza e il rock parrocchiale, le rivoluzioni sociali, rave e pop culture.

Ci sono racconti che sfuggono all’orecchio di massa, note a piè pagina tra gli spartiti del vissuto musicale cittadino, che hanno contribuito, in qualche misura, al suo riconoscimento come Città della Musica UNESCO. Ad esempio, lo sapevate che l’Osteria delle Dame fu un progetto condiviso da Francesco Guccini e il frate domenicano Padre Michele Casali?

La musica a Bologna, come non la conoscete, tra il sacro e il profano, ce la racconta in sette aneddoti Riccardo Negrelli, co-curatore della Sala della Musica (qui trovate la sua intervista).

La fotografia fa riferimento a un giornale australiano, dedicato agli emigrati italiani, pubblicato nel 1964 | Cortesia di Riccardo Negrelli

1. L’operaia Nilla Pizzi

Nilla Pizzi era operaia alla Ducati, un’azienda che oggi associamo principalmente ai motori, ma che nacque nel momento di esplosione della radiofonia ed ebbe un glorioso passato nell’ambito.

La cugina di Adionilla iscrisse la regina di Sanremo ad un concorso, senza che lei inizialmente ne fosse informata. Fu il primo passo verso la nuova vita artistica che l’avrebbe poi celebrata a livello internazionale, da Sant’Agata Bolognese all’Australia.

L’insegna sulla porta della Trattoria da Vito | Cortesia di Riccardo Negrelli

2. I testi di Luca Carboni

Luca Carboni andò un giorno alla Trattoria da Vito, con la speranza di poter incontrare Lucio Dalla o uno tra gli altri artisti che la frequentavano. Timidamente, consegnò i propri testi a Gaetano Curreri e Fabio Liberatori degli Stadio, seduti a tavola.

Dopo pochi giorni era insieme a loro in studio di registrazione, impegnato come paroliere del gruppo, per poi giungere nel 1984 alla pubblicazione del suo primo album, «… e intanto Dustin Hoffman non sbaglia un film».

Via San Giuseppe, all’angolo con la piazzetta Dino Sarti | Cortesia di Riccardo Negrelli

3. L’isola Nel Kantiere

L’Isola nel Kantiere nacque occupando i locali adiacenti all’Arena del Sole. Accedendo al cantiere, si percepì la fertilità creativa che poteva emergere da quel luogo, nel quale un occhio distratto avrebbe riconosciuto solo calcinacci e ponteggi.

L’esperienza contribuì notevolmente alla contaminazione tra stili che in quel momento vivevano un’intensa e complessa evoluzione: punk, hardcore, hip-hop. Suonò all’Isola anche Dave Grohl, insieme agli Scream, prima dell’esperienza con i Nirvana.

Il Resto del Carlino in Archiginnasio | Cortesia di Riccardo Negrelli

4. Vasco in Piazza Maggiore

Vasco Rossi si esibì per la prima volta in Piazza Maggiore, poco dopo il Festival “Bologna rock: dalle cantine all’asfalto”, organizzato da Oderso Rubini. Insieme a lui c’erano Gaetano Curreri alle tastiere e Guido Elmi alle percussioni.

L’evento non fu partecipato e, consultando i quotidiani, trovai solo un piccolo riquadro promozionale; nella stessa pagina, occupava molto più spazio la pubblicità di un fiera agricola. Da quel maggio del ’79 al Modena Park il percorso di Vasco è stato immenso.

La fotografia è di Viviana Poluzzi e ritrae Leonida Poluzzi, Francesco Veronesi ed Emogene Leprotti, il Trio Veronesi | Cortesia di Riccardo Negrelli

5. Rinascere attraverso la Filuzzi

La narrazione in Sala della Musica inizia con la liberazione di Bologna del 21 aprile 1945. La città desiderava rinascere e scoprire una nuova forma nella gioia di vivere, anche attraverso la musica, arrivando ad offrire 85 sale da ballo attive.

Fu un modo per trasformare la coordinazione del corpo in una pennellata artistica, dopo anni di geometria militare. Un’intera generazione, scoprì che la propria vita poteva respirare oltre la materialità della quotidianità più concreta e obbligata.

La fotografia ritrae Cesare Malservisi durante un’esibizione in Piazza Maggiore, nel 1988. Attualmente è di proprietà di Anna Malservisi, sua figlia | Cortesia di Riccardo Negrelli

6. Cesare, Francesca e Anna

Cesare Malservisi, al quale è dedicata la biblioteca nel Quartiere Lame, fu tra i fondatori de Il Canzoniere delle Lame, insieme a Janna Carioli. Come altri, tra cui Quinto Ferrari, Fausto Carpani, Adrianein, valorizzò la nostra lingua territoriale, oggi sempre più riconosciuta come patrimonio.

La poesia delle note vive anche nella figlia Anna, e dei versi da poco pubblicati dalla moglie Francesca, raccontano di come la famiglia Malservisi abbia contribuito all’anima artistica della nostra città.

L’immagine è un collage realizzato da Laura Carroli e di sua proprietà: ritrae se stessa, Helena Velena e, sullo sfondo, alcuni estratti dalle punkzine che realizzavano | Cortesia di Riccardo Negrelli

7. Laura Carroli e Il treno di Cage

Schiavi nella città più libra del mondo è il libro scritto da Laura Carroli, batterista dei RAF Punk e fondatrice della Attack Punk Records insieme a Helena Velena.

In esso, la narrazione di come si conobbero racconta de Il Treno di John Cage, nel 1978. L’evento fu organizzato dall’artista, insieme a Tito Gotti, con una valenza simbolica che reputo fondamentale, perché rappresentò un’opportunità unica per ricucire, attraverso la musica, le relazioni interne alla città, dopo i fatti del ’77.

Attraverso il treno, persone di estrazione e generazione differenti attraversarono parte della regione, tra città, periferie e i piccoli centri. Laura partecipò, attraversando i vagoni e chiedendo a tutti i partecipanti di scrivere ciò che desideravano all’interno di un’agenda.

Un modo bellissimo per unire tutte le energie all’interno di uno stesso contenitore: trasversalmente raccoglie ancora oggi segni che potremmo interpretare come versi e note e che attestano una delle rappresentazioni di quell’esperienza.

Lo abbiamo raccontato in un bellissimo evento al Museo della Musica, intitolato “Il punk non dovrebbe essere qui”, insieme ad Angela Baraldi e gli Shapeless.

L’incrocio tra Via Castiglione e Vicolo delle Dame- Cortesia di Riccardo Negrelli

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