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IT.A.CÀ. Tra erranza e restanza

25-05-2019

Di Redazione

Se da un lato la restanza è il tema centrale di questa 11a edizione di IT.A.CÀ, il festival del turismo responsabile, è difficile concepire una rivalutazione del territorio senza immaginare uno scambio, un confronto capace di mettere in relazione chi resta e decide di mantenere in vita una comunità locale con le proprie tradizioni e risorse con chi invece si trova per motivi diversissimi a viaggiare, ad errare, in altre terre, i viaggiatori e i turisti, ma anche i migranti che sfuggono alla miseria o alle atrocità delle guerre.

Proprio per questo il rapporto tra erranza e restanza è stato scelto come argomento del convegno di apertura del festival a Palazzo Malvezzi. Questo confronto-scambio, se sviluppato e inquadrato nelle giuste prospettive culturali e sociali, nel rispetto e nella tutela delle tradizioni locali come nell’apertura agli altri attraverso la sensibilità dell’accoglienza, non può che avvantaggiare tutti, così come dimostrano i progetti e le iniziative presentate in questa prima giornata di IT.A.CÀ.

Pierluigi Musarò (Direttore Festival IT.A.CÀ)

Nell’intervento di benvenuto e di apertura di Pierluigi Musarò, il direttore del festival IT.A.CÀ, si presenta un’avventura che oggi tocca l’undicesimo anno dalla prima edizione, in questi undici anni l’argomento del turismo responsabile, sviluppato intorno ad un nuovo modo, una nuova cultura del vivere il viaggio, ha pian piano conquistato una centralità negli interessi di sempre più persone.

Matteo Lepore (Presidente Destinazione Turistica Bologna Modena)

Matteo Lepore (Assessore alla cultura del Comune di Bologna e Presidente Destinazione Turistica Bologna Modena), tra i primi ad intervenire, parla di Bologna e dello sviluppo della città in ambito turistico: “negli ultimi anni abbiamo fatto un ulteriore passo concettuale, passando dalla promozione di Bologna come luogo di destinazione a promozione di Bologna come terra, come paesaggio naturale e culturale, all’interno del quale, un po’ come recita anche la nostra costituzione, si trova effettivamente una comunità che fa parte del paesaggio perché lo anima, ne coltiva le identità, ne coltiva i valori”.

A conquistare centralità in questo convegno sono proprio quei progetti che intervengono sia nei luoghi  ma soprattutto nelle comunità, quelle di coloro che restano nei territori, e che restando trasformano in paesaggi naturali e culturali, e le comunità di coloro che viaggiano e che portano con sé le proprie storie, in alcuni casi, come per i migranti, storie difficili e problematiche.

Ma le difficoltà, sappiamo, sono anche per coloro che decidono di restare, difficoltà legate spesso alla rudezza del territorio stesso, ai problemi economici che spingono gran parte della comunità ad abbandonare molti luoghi, lasciati così all’incuria e al degrado. Eppure, in un nuovo incontro tra restanza e erranza forse è possibile scorgere percorsi alternativi e innovativi.

Sonia Bregoli (Responsabile comunicazione e una delle fondatrici del festival IT.A.CÀ)

Con il progetto AttivAree, a cura della Fondazione Cariplo, l’intento è quello di “rigenerare” i centri minori, che rappresentano il 60% del territorio italiano, che si trovano a soffrire di fenomeni di spopolamento, dovuto ad una migrazione resa molte volte necessaria dal tentativo di trovare nuove opportunità di lavoro. Tuttavia, in questi  ultimi anni si è ritornati a porre un grande interesse verso le proprie radici e tradizioni culturali, spinto anche dalla ricerca di nuovi stili di vita. Gli aspetti centrali che AttivAree cerca di affrontare riguardano la promozione dei processi partecipativi e la valorizzazione del ruolo e delle competenze del terzo settore, sempre cercando di individuare percorsi in grado di integrare aspetti solo apparentemente diversi tra loro, come quelli ambientali, sociali, culturali ed economici.

Marco Tamarri (Unione dei Comuni dell’Appennino bolognese) – Egle Teglia (Appennino Slow) – Michela Marcacci (GeoPark)

Massimo Bardea e Andrea Petrella, tra i fondatori dell’associazione AlpLab, hanno presentato il progetto Comunità che nutrono. Si tratta di una delle iniziative dell’associazione che si è proposta di far riemergere antiche ricette in provincia di Sondrio, piatti sconosciuti ai più ma ancora cucinati in piccolissime comunità che ne custodiscono la tradizione. Attraverso videoriprese delle preparazioni di questi piatti si è cercato di creare una vera e propria mappa della cultura alimentare Valtellinese. Ma lo spirito del progetto non si ferma solo a questo, il tentativo è anche quello di esplorare opportunità di sviluppo per questi prodotti e per il territorio, e coinvolgendo esperti e giovani professionisti di marketing si sono sviluppate strategie di promozione in grado di far conoscere ad un pubblico più ampio questi piatti “dimenticati”.

Molte delle associazioni presenti al convegno si occupano di montagna, i paesi di montagna infatti sono quelli che più di altri in Italia hanno dovuto affrontare il problema dello spopolamento. È su questo argomento che sono intervenuti Marzia Bona per il progetto ForAlps, Giorgia Casari per i progetti ReStartApp e ReStartAlp sviluppati dalla Fondazione Edoardo Garrone, Michela Marcacci per GeoPark, Walter Materassi per la Cooperativa Foiaatonda, Ludovica Marsciani per la Cooperativa Madreselva, Egle Teglia per il progetto Appennino Slow, Chiara Galloni per il progetto Lagolandia.

Giovanni Berardi (Radici Culturali) – Chiara Galloni (Lagolandia) – Fiore Zaniboni (Libera Bologna)

Molto interessante l’intervento di Fiore Zaniboni di Libera Bologna, che si occupa di lotta alle mafie. Ci ha spiegato che una delle attività più appassionanti è quella legata al recupero dei luoghi confiscati alla mafia, come case, ville e parchi, che ritornano alla comunità e che diventano aree di incontro e confronto culturale.

Infine, l’ultimo intervento del convegno, a cura di Giovanni Berardi, del progetto Radici Culturali, che si è occupato dell’integrazione di venticinque immigrati richiedenti asilo politico presso il comune teramano di Isola del Gran Sasso. Ci ha raccontato una storia cominciata tra mille difficoltà con il comune contrario all’iniziativa, ma con un lieto fine: dopo un percorso in cui tutti gli immigrati si sono impegnati in lavori di cura del territorio, infatti, pian piano la percezione della comunità locale è cambiata verso i nuovi arrivati.

Il tema di questa edizione sottolinea che il viaggio è sempre incontro tra chi è in cammino e chi vive un territorio, l’opportunità di questo incontro è dato dal luogo, dove il territorio diventa quindi ciò che dobbiamo curare ma sempre allo scopo di favorire l’incontro, perché in definitiva un territorio non è mai di nessuno, non è di chi lo vive e non è di chi lo attraversa, ma proprio per questo diventa necessario a tutti.

 


Quest’anno siamo media partner del Festival!

Che cos’è IT.A.CÀ? Qui la nostra intervista agli organizzatori: IT.A.CÀ. LE STORIE DI CHI RESTA

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Qui vi lasciamo il programma completo scaricabile con tutti gli eventi e la mappa con i luoghi del festival: Programma Festival IT.A.CÀ

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