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Non è un’intervista. Non è un programma radio. La Finestra Ovale, il podcast che va contro la performance

06-03-2020

Di Valentina Fabbri

Non è un’intervista. Non è un programma radio.

È una semplice chiacchierata dove l’ospite può essere molto attivo, intervenire e parlare con Andrea di tutto ciò che vuole.

“Ho deciso di partire dall’orecchio, l’organo che ci permette di ascoltare. La finestra ovale è una membrana dell’orecchio, simile al timpano, che trasmette le vibrazioni ricevute ai liquidi labirintici della coclea dell’orecchio interno, trasformandole in un impulso comprensibile per il nostro cervello”.

No, non mi sono data alla medicina, queste sono le parole con cui Andrea Ferraro ha descritto il format podcast che ha ideato e che si chiama, appunto, La Finestra Ovale.

Continua: “Inoltre la parola finestra è fondamentale perché sia che si guardi attraverso una finestra da un ambiente interno che da un ambiente esterno, la visuale di ciò che si può osservare resta sempre parziale. Questo avviene anche per chi ascolta i miei podcast, perché riesce a farsi un’idea o una visione solo parziale dei due interlocutori che decidono quanto e come aprire la propria ‘finestra’ appunto”.

Ci deve essere uno scambio reciproco e alla pari tra i due interlocutori senza troppe pressioni. Non esistono regole o le rigidità tipiche dei programmi radio. Non ci sono argomenti prefissati, domande preparate, tempistiche da rispettare al minuto e tagli durante il montaggio.

Chiunque può chiedere di partecipare.

Io stessa l’ho chiesto, proprio per soddisfare la mia curiosità. È stata realmente una chiacchierata molto informale, fluida, fatta in totale libertà e assolutamente priva di giudizi.

Abbiamo toccato svariati argomenti più o meno personali, dall’odio per il Natale a questioni di cuore, un po’ come due persone possono fare davanti ad un caffè. Si possono tranquillamente dire anche le parolacce e ci possono essere anche momenti di silenzio. Tutto rimane registrato e intatto.

“Possono partecipare al format anche persone famose ma devono completamente spogliarsi del loro personaggio. Possono partecipare anche i miei amici stretti, perché, per quanto ci si possa conoscere, potrebbero sempre esserci cose dell’altro che non si conoscono” ha precisato Andrea, che vuole interagire con persone che si pongano tutte allo stesso livello.

Troppo spesso, infatti, si dà importanza solo a ciò che è straordinario, invece lui vuole dare a tutti la possibilità di raccontare il proprio percorso di vita e di esprimere opinioni di ogni genere, perchè la storia di ognuno di noi è sempre e comunque straordinaria e non va svilita.

Ha aggiunto: È molto interessante dare importanza all’ordinario e alla vita di ogni persona. Tramite questo format, sia io che il mio interlocutore, abbiamo l’opportunità di ascoltare una persona che vive o può avere vissuto le stesse esperienze o problematiche. È anche un modo per sentirsi meno soli. Questo vale anche che per tutti coloro che ascolteranno i podcast”.

La scelta del format in podcast non è stata casuale, perché tra tutti i media, è quello che consente maggiore libertà durante la chiacchierata. Non ci sono telecamere o macchine fotografiche quindi gli interlocutori non sono nel panico per via della loro postura, per le espressioni facciali o per i gesti che fanno. Non devono controllarsi in questo senso. Sono più spontanei e a loro agio.

Visto il carattere di La Finestra Ovale, che appunto cerca di lavorare contro la performance e le logiche radio-televisive, Andrea ha optato per una licenza che non prevede che si possano usare tagli delle puntate che registra.

Se siete curiosi e volete ascoltare alcune delle chiacchierate, trovate i podcast di La Finestra Ovale su Spreaker, Spotify, Apple podcast e Google podcast.

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