Il mio sguardo si ferma su un’inquadratura storta, al cui angolo in alto a sinistra si intravede un fiume. Una luce calda tra il giallo e l’arancione illumina un graffito a terra. In stampatello c’è scritto FUCK ME SAFE, scopami in modo sicuro.
Sono gli anni ’90, ancora in pieno boom di Aids, e siamo nel Pier 45, il molo lungo l’Hudson River, a New York.
E proprio Pier 45 è il nome di uno dei progetti che il fotografo Richard Renaldi, 51 anni, originario dell’Illinois, porterà a Spazio Labo’ in occasione di Art City 2019 insieme a un altro, Hotel Room Portrait, e al suo ultimo lavoro mostrato in anteprima a Bologna, I Want Your Love.
L’inaugurazione della mostra On Love And Other Matters, realizzata in collaborazione con il Si Fest di Savignano sul Rubicone, si terrà il 24 gennaio alle ore 19 presso la sede di Spazio Labo’ in Strada Maggiore 29. L’ingresso è libero. La mostra rimarrà aperta al pubblico fino al 15 marzo.
Tutti i progetti di Renaldi hanno un unico comune denominatore, l’inclusione. Spaziando tra il ritratto e l’architettura, il fotografo racconta la sua vita, il suo desiderio di intimità, di sentirsi parte di una comunità, di quella grande comunità chiamata mondo.
E in questa sua lunga storia che potremmo chiamare un continuo ed esteso auto-ritratto, lui non esclude nessuno, a partire proprio da se stesso, da quella prima foto fatta a dieci anni nel bagno di casa a Chicago, una maglietta da rugby e il sorriso esitante, fino alla serie di ritratti del progetto Hotel Room Portraits, che di esitante non hanno più nulla, concedendosi a un’intimità in cui lui e il compagno mettono a nudo se stessi nell’arco di 19 viaggi in uno svariato numero di camere d’albergo. Una riflessione visiva sulle relazioni e la loro durata, sul tempo e i contesti dei luoghi visitati.
I suoi innumerevoli scatti sono popolati da persone comuni, la maggior parte incontrate per strada, a cui ha chiesto di abbracciarsi senza conoscersi, come per il progetto Touching Strangers, la cui ispirazione arriva direttamente dalle parole di Nelson Mandela: “Bisogna allargare le braccia e toccare le altre persone, fisicamente toccarle, per superare quel gap che c’è tra noi uomini, perché possiamo sentire che l’amore è una cosa reale” ma anche dai suoi amici, sua madre, la comunità Lgbt e la comunità Hiv/Aids.
E se la sua vita scorre anno dopo anno e foto dopo foto in I Want Your Love, la sua consapevolezza e la sua presa di posizione per i diritti Lgbt inizieranno all’università con il progetto Pier 45, una striscia di terra lunga 7.2 km che lo rende il secondo parco di New York dopo Central Park. “Un posto sicuro dove potevi sentirti libero di essere chi volevi davvero essere, senza limitazioni”, ma anche un luogo in pieno fermento sessuale e artistico, che ha contribuito a trasformare il panorama sociale e culturale della Grande Mela.
A Spazio Labo’ saranno presentate molte foto che non sono mai state esposte prima, ma io non riesco a dimenticarmi di quel ragazzino nero appoggiato a una rete, la testa abbassata e le mani strette alle orecchie per tenere il walkman. A fianco a lui, uno a destra e uno a sinistra, due uomini, in ginocchio di spalle, intenti a fare due fellatio ad altri ragazzi probabili frequentatori del Pier. Renaldi commenta: “Credo che sia l’unica immagine di questo tipo che non rientri nel porno”.
La verità e la crudezza di alcuni momenti si stemperano con la dolcezza di un gruppo di adolescenti seduti lungo il molo, alcuni disegnano per terra, uno di loro prende teneramente tra le dita la collana che sta indossando un altro. A fare da sfondo ci sono ancora le Torri Gemelle.
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