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Les Libellules. Un filo di speranza per cucire un sogno

28-03-2018

Di Bruna Orlandi
Foto di Giulia Fini

Alle spalle un viaggio incerto a bordo di un barcone e un piccolo zaino, davanti a sé un obiettivo preciso: fare il sarto. Così Yaya Manka, partito dal Gambia, è sbarcato ancora minorenne sulla costa siciliana.

Dopo sei mesi e tre soste, rispettivamente in Mauritania, Mali e Algeria, paesi in cui ha lavorato per mettere da parte i soldi da investire nel viaggio successivo, è giunto in Libia.

L’ultima e ambita destinazione è stata l’Italia.

È arrivato il 12 settembre del 2016. La ricorda bene quella data, Yaya.

Incolume al tempo e alle fatiche del lungo viaggio, il suo sogno è arrivato integro e immutato a Bologna e, grazie a un progetto del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, è approdato nel negozio e laboratorio sartoriale Les Libellules, che tempo addietro ebbi a definire fiabesco, forse immaginandolo come un luogo in cui, oltre agli abiti, si realizzano piccoli desideri.

Foto di Giulia Fini

Dallo scorso dicembre, infatti, le lunghe mani di Yaya, insieme a quelle delle due titolari Sara Brugnolo e Roberta Marchesini, si muovono tra morbidi tessuti, forbici, macchine da cucire, colorati rocchetti di cotone e spilli per confezionare vestiti e accessori per bambini terribilmente trendy.

Molti erano i candidati al bando per il finanziamento di percorsi di integrazione socio-lavorativa per minori e giovani migranti, ma solo Les Libellules ha vinto, qualificandosi e confermandosi come un laboratorio eticamente impegnato non esclusivamente nella scelta di tessuti naturali a basso impatto ambientale e privi di elementi chimici, ma anche in politiche di accoglienza e inclusione.

Foto di Giulia Fini

Chiacchieriamo mentre sorseggiamo una tazza di tè caldo al gelsomino.

Yaya non mi guarda mai negli occhi, è felice e dice che in Italia ha scoperto di essere del segno del Leone. “In Gambia i segni zodiacali non esistono”, precisa.

Dei segni zodiacali ne so poco ma Sara e Roberta mi riferiscono che Yaya è un vero Leone: forte, coraggioso e generoso.

Parlatemi del vostro progetto

L’iniziativa è stata proposta dalla cooperativa C.S.A.P.S.A. (Centro Studio Analisi di Psicologia e Sociologia Applicate), realtà bolognese che offre numerosi servizi alla persona, tra cui progetti di inserimento socio-lavorativo volti a professionalizzare giovani migranti partendo dalle personali predisposizioni.

Yaya i requisiti li ha tutti: ha lavorato come sarto in Gambia per ben tre anni e l’abilità certo non gli manca. Ancor meno la voglia e la tenacia di apprendere una professione”. 

Cosa stai imparando a Les Libellules? – gli chiedo.

Tante parolacce. Da noi si usano meno e solo tra ragazzi giovani. Gli adulti non le dicono”.

Stai dicendo che Sara e Roberta sono adulte. Quindi io cosa sono?

Vecchia” mi risponde sorridendo candido come se mi stesse dicendo che sono una gran gnocca.

Ironizzo, dissimulo ma accuso il colpo, mentre Sara e Roberta, ridendo, mi riferiscono divertite la lista puntuale delle “parolacce” che gli stanno insegnando. Vogliono che sia un progetto di integrazione totale!

E cosa altro stai imparando da Les Libellules?

Ad utilizzare il cartamodello che non ho mai usato prima. Io tagliavo direttamente il tessuto. E poi sto imparando a rivestire i bottoni e usare il torchio. In Africa lavoravo in una sartoria da uomo che produceva tuniche tradizionali con bottoni normali e quindi per me i bottoni rivestiti sono una novità”.

Foto di Giulia Fini

E a voi, Sara e Roberta, cosa sta insegnando questa esperienza?

Yaya è molto gentile e professionale. Ci sta dando una mano immensa ed è diventato in poco tempo presenza fondamentale del nostro laboratorio. Fa molto bene il suo mestiere nel pieno rispetto degli orari, caratteristica non così scontata. Lui lavora con serenità e tra di noi si è creato da subito un ottimo clima. Non siamo solo noi a fare formazione a lui ma è anche lui che la fa a noi”.

Ma ciò che è fondamentale- aggiunge Sara – è che crediamo fortemente in questo progetto perché riteniamo che lavoro e studio siano indispensabili mezzi di integrazione. Questo percorso costituisce un esempio positivo che rompe gli stereotipi”.

Le due libellule desiderano che il giovanissimo apprendista tragga il massimo dall’esperienza con loro, presentandosi nel mondo del lavoro determinato e capace, tanto che vorrebbero realizzasse una linea tutta sua, un progetto personale, dallo studio dell’idea alla realizzazione, che porti l’impronta e la firma di Yaya.

Foto di Giulia Fini

Cosa vorresti creare, Yaya?

“Mi piacerebbe progettare una linea di zaini per bambini, per andare a scuola o per passeggiare. Lo zaino lo immagino a forma di casetta di molti colori”.

Entro in modalità Marzullo e mi scappa: Come le visualizzi le finestre della casetta? Aperte o chiuse?

Incredulo, pensa di non aver capito e sebbene abbia già un buon livello di italiano, ripropongo la domanda in un inglese forse non altrettanto buono.

Sorride. Intuisco che il problema non è la lingua ma la domanda che, probabilmente, ritiene banale o inutile, non saprei.

Sono finestre. Si aprono e si chiudono”.

 

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