Musica & Libri

Lift porta gli artisti emergenti in ascensore

18-10-2023

Di Giovanna Casula

Lift è un progetto musicale unico in Europa, nato a Bologna nel 2021, dalla collaborazione tra il producer e sound designer Fabrizio Arena, il videomaker Riccardo Sanmartini e completata dall’arrivo della talent scout Irene Tedeschi.

La particolarità alla base di questo progetto è l’ascensore azzurro, che diventa una vetrina per i musicisti emergenti e non che si esibiscono all’interno e che vogliono interfacciarsi con l’ambiente musicale. Nel Lift sono passati diversi artisti da svariati ambienti musicali italiani, come Assurditè, Angelica, Piqued Jacks, diventando una realtà affermata, non solo nello scenario bolognese, ma anche nazionale.

Siamo andate in backstage di una loro session per conoscerli.

Com’è nato il vostro progetto?

«In passato avevamo già collaborato insieme in una compagnia teatrale e finita questa esperienza sentivamo il bisogno di continuare a collaborare insieme, in quanto avevamo instaurato un rapporto lavorativo unico. Entrambi ci siamo ritrovati nello scegliere la musica come centro del nostro progetto. Quindi, abbiamo unito le nostre skills di videomaking e di producer, per creare dei video live per i musicisti. Però, volevamo trovare un qualcosa che ci distinguesse dagli altri, abbiamo pensato alle live sofà, nel corner, ma le trovavamo banali. Poi, un giorno Riccardo ha avuto l’illuminazione dell’ascensore, l’idea ci è piaciuta e da lì ha iniziato ad essere tutto organico, dalle persone che volevano collaborare con noi a quelle che venivano nel nostro studio ad esibirsi».

 

Di solito chi viene a suonare nel vostro studio?

«Vengono musicisti emergenti che possono essere stati a X Factor, che non sono sotto etichetta o che non hanno mai partecipato ad un talent, però sono consapevoli che qua possono avere una vetrina che si interfaccia con realtà strutturate, come etichette o altri musicisti».

 

In che modo scegliete gli artisti?

«Quando eravamo agli inizi abbiamo preso un po’ di tutto incondizionatamente, perché cercavamo di ospitare più artisti possibile. Pian piano abbiamo capito che dovevamo fare una selezione, in modo da chiamare chi veramente sa suonare live, perché uno può essere molto bravo a registrare un brano in uno studio, però nel Lift sei in live, se non sai mantenere un palco qua si vede. Per candidarsi alla selezione è presente un Form dove gli artisti quando si iscrivono, devono mandare un breve estratto video di una performance live in acustico fatto con il telefono, se suona bene lì significa che se viene qui spacca».

 

Come sono strutturate le live?

«Sono composte da due parti pubblicate in due video differenti. Nel primo video si ha la live dell’artista dentro l’ascensore. Il secondo è un video intervista dove chiediamo al musicista di presentarsi al pubblico e ha la libertà di dire ciò che vuole, quindi può ad esempio pubblicizzare l’uscita del suo nuovo album, parlare del suo progetto, qualsiasi cosa che lo rappresenti a livello musicale. In seguito, c’è la parte delle domande dal pubblico, ovvero domande fuori dal contesto musicale e che servono per conoscere meglio l’artista».

Qual è lo scopo di questo progetto?

«Vorremmo far diventare Lift un’istituzione, cioè ogni musicista emergente per farsi conoscere deve necessariamente passare per l’ascensore azzurro. Potrebbe essere un canale diverso per proporre un contenuto di qualità, ovvero l’artista, col fatto che suona in live senza troppe effettistiche, può portarlo un domani ad essere considerato da personaggi del settore che già ci seguono».

 

Perché avete scelto Bologna come sede?

«Sia perché siamo tutti di Bologna, quindi il legame con la nostra città ci fa rimanere qui, e sia per distaccarci dal monopolio musicale di Milano. Ci hanno chiesto diverse volte di trasferire il progetto a Milano, dove sarebbe più facile sviluppare le nostre iniziative, ma nonostante tutto stiamo crescendo tanto anche stando a Bologna, quindi ci motiva ancora di più a rimanere».

 

Che riscontro avete avuto da parte dei musicisti e dell’ambiente musicale?

“Essendo un progetto unico in Europa, abbiamo avuto molta fiducia già da subito, infatti, c’è chi è venuto dalla Sardegna, chi dalla Francia e ci hanno fatto capire che la nostra iniziativa gli piaceva molto. In più, col fatto che il numero degli artisti che vengono dentro l’ascensore è sempre più grande, dà ancora più importanza al nostro progetto e dà risalto a chi vuole comparire in un profilo in cui ci sono molti musicisti conosciuti. Gli artisti che vengono qui da noi sono contenti di stare in un contesto informale, ma professionale, li fa sentire a proprio agio durante la live e soprattutto si sorprendono nello scoprire che l’ascensore in realtà è finto!».

 

Quali sono i vostri piani per il futuro?

«In passato abbiamo partecipato a dei concorsi dove eravamo giudici e il premio era poter suonare ad una live dentro l’ascensore. Ora invece, vorremmo puntare più sul realizzare degli eventi Lift di musica live, ma dobbiamo ancora capire quando e dove. Un’altra idea sarebbe quella dell’etichetta indipendente, in modo da poter spingere in maniera significativa gli artisti che decidono di entrare sotto Lift e crescere in maniera efficace. Per il resto lasciamo molto in divenire, perché secondo noi, il Lift è in una zona unica, di monopolio, probabilmente la chiave per trovare nuove idee si nasconde lì in mezzo».

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