Musica & Libri

“La paura fa sempre dannatamente paura”. La graphic novel blu sugli attacchi di panico diventa un concerto a fumetti

28-01-2020

Di Pietro Romozzi

A volte ritornano… ma è una fortuna se si tratta di bei libri; di un libro a fumetti in particolare: Quando tutto diventò blu di Alessandro Baronciani, edito da Bao Publishing.

Le tavole di Baronciani ci trascinano nell’universo psicologico di Chiara, della sua difficoltà a dare un nome alle proprie paure che la porterà a distaccarsi dalla realtà e a soffrire di attacchi di panico. Solo il coraggio e la successiva presa di consapevolezza, aiuteranno la protagonista a fronteggiare e superare il proprio disagio.

L’uscita di questa nuova edizione vedrà l’autore in tour per l’Italia, tra presentazioni e spettacoli di musica live e disegno. Dopo la prima data a Milano in occasione del “Blue Monday”, Alessandro Baronciani passerà anche da Bologna oggi, 29 gennaio, alle 19 alla Libreria Modo Infoshop.

Lo ritroveremo ancora in città il 15 marzo, dove porterà il suo “concerto a fumetti” al Mercato Sonato, insieme a Corrado Nuccini dei Giardini di Mirò.

Di questo, e di tanto altro, abbiamo parlato con Alessandro Baronciani.

Quando tutto diventò blu torna in libreria dopo più di dieci anni in una nuova edizione Bao Publishing, com’è maturata l’opera in questo periodo? Il messaggio del libro ha acquisito significati nuovi o diversi?

“Tranne per il cellulare Nokia 8110 che si vede nel libro, penso che sia rimasto attuale ieri come oggi. La Paura è sempre paura, e fa sempre dannatamente paura.

In questa nuova edizione sono riuscito a fare un nuovo editing, ho inserito una ventina di pagine in più e sono riuscito a mettere disegni che all’epoca non avevo avuto modo di usare. Anche solamente per dividere la storia in delle ‘specie’ di capitoli, che corrispondo a degli oggetti con cui Chiara, la protagonista, si trova a fare in conti in questa avventura interiore”.

 

Nell’opera affronti, con una certa schiettezza, il tema degli attacchi di panico, manifestazione di un disagio interiore molto discussa oggi, come in passato. Da artista e osservatore attento, cosa pensi che ci stia succedendo?

“Non so cosa stia succedendo, ma vedo che c’è l’interessamento di molti sul tema, anche se il libro è appena uscito. Gli attacchi di panico sono un filo coperto, capace di intrecciare persone, anche tra le più insospettabili. Quando ho scritto la storia, mi è capitato spesso di parlarne con amici e di scoprire che in molti ne avevano sofferto in passato.

Non volevo parlare di un ‘disease’, volevo raccontare una scoperta interiore. Non volevo commiserare il personaggio, volevo invece rendere Chiara un’eroina che scopre sé stessa”.

Il blu è un colore ambivalente, associato tanto ad emozioni positive quanto alla profonda tristezza, spesso a seconda del contesto culturale di riferimento. Le tavole del libro sono stampate interamente in blu, hai un particolare rapporto emozionale con questo colore?

“L’idea di stampare le pagine in blu mi era venuta in occasione della prima stampa del libro. Una mia amica era stata in Giappone e mi aveva portato dei manga Shonen e Shojo: nel formato per le uscite settimanale erano dei grandi cataloghi Ikea, ma con molte pagine in più.

I fumetti Shonen, per il pubblico maschile, avevano la carta colorata e gli inchiostri neri, mentre gli Shojo, quelli femminili, avevano la carta sempre uguale, mentre l’inchiostro cambiava colore da una storia all’altra. Mi venne in mente che potevo fare la stessa cosa e che il blu era perfetto per il titolo e per l’inchiostro: caratterizza la protagonista e fa capire subito che tutta l’atmosfera del libro è blu.

In questa nuova edizione, anche il logo di Bao è eccezionalmente blu! Ho sempre cercato di creare qualcosa di speciale per sorprendere il lettore, ad ogni nuovo libro. Quando apri la prima pagina, devi ‘entrare’ in un mondo, non soltanto leggere una storia stampata sopra”.

Quando tutto diventò blu è anche il titolo di una canzone di Colapesce, artista con il quale hai collaborato per la realizzazione del graphic novel La distanza (Bao, 2015). Oltre al titolo in comune, come si intrecciano fumetto e brano?

“Un giorno ero andato a Roma a presentare ‘Quando tutto diventò blu’ e dormii a casa di Giulia e Emiliano. All’epoca, mentre facevamo colazione, mi disse che stava per stampare il debutto di un gruppo che non conoscevo, ma che Emiliano era sicuro che avrebbe spaccato in due la musica italiana: I Cani. Dedicai la loro copia del libro e corsi in stazione.

Due o tre anni dopo Lorenzo aveva scritto ‘la quota’ ed era a Roma a casa sempre di Emiliano. Avrebbero da lì a poco stampato il suo disco di debutto con 42 Records. Emiliano dice a Lorenzo di leggere il libro che gli avevo lasciato, perché sembra il testo della canzone che aveva scritto; é così che la canzone è diventata tutta blu. È stata una cosa bellissima!

Io scopro questa bellissima dedica leggendo la recensione di Maurizio Blatto su Rumore, quando l’Italia fu coperta da una tempesta di neve. Rimango a casa senza poter uscire ascoltando il disco di Colapesce. Mi fa strano ascoltare ‘Restiamo a casa’ che parlava di estate, di vacanze, di bagni al mare quando fuori c’è così tanta neve (quasi un metro), silenzio e gelo.

La fine del tour del Meraviglioso declino sono state tre date in Sicilia dove abbiamo sperimentato quelle che poi sono stati i nostri concerti disegnati. Lui suona in acustico e io senza photoshop. Era novembre e la Sicilia era perfetta, come al solito. Tanto perfetta che ci siamo pure fatti il bagno al mare”.

Proprio i “concerti disegnati”, un’interessantissima combinazione tra musica e disegno, accompagneranno l’uscita del libro in giro per l’Italia, vedendo la partecipazione di tantissime artiste come ospiti speciali. Cosa ti piace di più in questo format?

“Penso che la risposta più giusta sia: perché non sto mai fermo! Mi piace creare nuove esperienze legate a un libro. Se vieni dalla musica, sai benissimo che i dischi si comprano al concerto! È l’emozione di vedere dal vivo la band che ti fa prendere in mano il disco. Volevo che ci fosse un’occasione del genere. Volevo che si potesse entrare a far parte della storia ascoltando delle canzoni, guardando immagini e poi tornare a casa con la storia, il libro, in mano”.

Tu stesso suoni in diversi gruppi. Come pensi che la musica influenzi il disegno e viceversa (ammesso che ciò sia effettivamente spiegabile)?

“Ho sempre pensato che il disegno e la musica siano legati, dai tempi dei primi menestrelli o artisti di strada che raccontavano cantando e suonando delle storie disegnate su tele o in piccoli teatrini portatili. In giappone si chiamavano kamishibai, ed erano dei veri e propri teatrini realizzati da artisti girovaghi.

Vi ricordate Fantaman, l’autore delle storie di Ogon Bat? Era una pasticciere, un caramellaio che si era inventato questo personaggio e che aveva creato spettacoli per ragazzini nel dopo guerra per vendere caramelle! C’è sempre stata la voglia di sperimentare, di creare cose nuove, di influenzarsi a vicenda, di fare marketing e di dare caramelle a bambini”.

 

In generale, nelle tue opere c’è una forte presenza di protagoniste femminili. Cosa ti lega alle loro storie?

“Mi piace esplorare il mondo dei fumetti attraverso i personaggi femminili. Non so perché, ma i maschi mi restano sempre abbastanza stereotipati. Nel mio graphic novel ‘Le ragazze nello studio di Munari’ il protagonista è un po’ freddo e distaccato. Invece, le ragazze intorno a lui cambiano e decidono la trama della storia ogni volta che vogliono. Mi piace quando succede e quando sono dei personaggi femminili a cambiare la storia”.

Concludiamo con una domanda un po’ personale: quando “la tua giornata diventa blu” c’è qualcosa in particolare che leggi e qualcosa che ascolti?

“Ascolto tantissima musica. Ho tanti dischi ‘rifugio’. Ci sono dei momenti in cui vado in loop e ascolto una canzone per giornate intere.

Io abito al mare e, come tutte le persone che abitano al mare, ho ben chiaro che l’orizzonte e la spiaggia sono il limite oltre cui non si può andare. Puoi vedere benissimo la tempesta e vedere il mare agitato che vomita sulla sabbia tutto quello che non vuole più. Ma sai anche che l’orizzonte rimarrà sempre quello.

È rassicurante: quindi ci vado spesso a passeggiare”.

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