Design & Moda

L’intimità addosso con Buh Lab

24-12-2017

Di Bruna Orlandi

Francesca Giordano ha una personalità densa che cela discretamente dietro a un banchetto. Ero in un mercatino artigianale e, senza girarci troppo attorno, a colpirmi sono state le “sue” tette. Il nome l’ha pensato per anni e, tante esitazioni dopo, quando le hanno chiesto come l’avrebbe chiamato, ha risposto “buh, non lo so!”. Nasce così Buh Lab, un marchio di bijoux di minuta precisione che di prezioso non hanno il materiale ma ciò che raccontano, e che sigla “l’eterna indecisione” della creatrice unita alla sua instancabile urgenza di sperimentare.

Francesca ritrae, su plastica termorestringente, immagini sospese tra spontanea leggerezza e umorismo a volte irriverente, che ammiccano ai comics e colgono in istantanea momenti intimi, sbirciando nel privato quasi a voler svelare la nostra irriducibilità a una qualche forma di compostezza. Sigilla le sue illustrazioni con resina e così, dalle sue mani affusolate e da suggestioni quotidiane, chiacchiere tra amici, gesti usuali quanto inafferrabili, nascono bijoux che fotografano una mano che strappa la carta igienica, una donna che si pettina l’ascella e un dito ficcato nel naso.

A rappresentarla sono proprio le creazioni meno rassicuranti, quelle che pizzicano, fanno fermare, sorridere e poi magari andare avanti perché non è detto che si abbia il coraggio di indossarle, come gli orecchini con un rasoio e le gambe pelose. “Se ami le donne devi sapere chi sono, perché non sono un’immagine patinata. Io sono imperfetta, asimmetrica e sono storta da ogni punto di vista, a partire dal setto nasale, quindi non ha senso per me proporre simmetria. E poi quali tette sono simmetriche?”. Le sue, infatti, sono spaiate, piccole, grandi, alte, basse, con capezzolo a punta e a pera e dialogano allegramente tra i due lobi.

Le chiedo del bijoux che ritrae l’organo maschile e mi dice che un amico le ha chiesto “cosa faresti per me?” e da lì è venuto fuori il primo “cazzetto”. Un’idea audace, piccante ma scevra da volgarità perché gli oggetti Buh Lab sono delicati, eleganti, mai urlati e sono proposti “come fossero caramelline”. Nel formato quasi in miniatura trovano il loro carattere distintivo e non poteva essere altrimenti “perché fin da piccola scrivo piccolo, parlo a bassa voce, ero al limite del micro”. A Bologna si trovano da Gruccialterna ( https://aboutbologna.it/gruccialterna-la-sartoria-contemporanea-che-va-contro-lomologazione/ ) e da Crete.

Poco prima di salutarci, cado nella trappola dell’egocentrismo e le chiedo “cosa disegneresti per me?”“Una spilla – mi dice- perché è un oggetto in cui inserire più cose”. Mentre mi accingo a chiudere il mio articolo e a fumare una sigaretta, mi arriva una mail: “per quanto riguarda la spilla ci ho pensato un po’ mentre ero in treno nella strada di ritorno. Ho immaginato un viso di donna, dagli occhi fino a parte del collo, a cui assocerei il gesto di una mano, non so bene come spiegarlo ma ho pensato che la mano potesse essere vicina alle labbra, insomma un gesto accennato ma allo stesso tempo ammiccante”. Eccola, Francesca.

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