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Una, nessuna, centomila. Myss Keta al Tpo fa sold out. Il racconto di un live in capslock

14-11-2019

Di Salvo Bruno
Foto di Reinout Bous

Myss Keta in concerto a Bologna.

Tanto bastava a dare il via alla caccia al biglietto per vedere nuovamente l’artista su un palco della città. E di fatto così è andata.

Altro giro, altra corsa: lo scorso venerdì è stato il turno del Tpo e anche stavolta, a una manciata di giorni dall’annuncio di un ultimo colpo di coda di tour, la tappa bolognese del Paprika XXX Tour ha registrato ufficialmente il sold out, replicando il successo di pubblico nell’edizione del Tutto Molto Bello dell’anno scorso e nel live al Locomotiv Club nel maggio 2019, senza dimenticare la presenza come ospite alla scorsa edizione del Gay Pride.

Reduce da una lunga serie di concerti che l’ha vista esibirsi da nord a sud della penisola, armata come sempre di occhiali da sole e mascherina e da un marcato accento milanese, l’iconica e sensuale rapper stavolta ha scelto proprio Bologna per il colpo d’inizio all’ultima tranche di sei concerti, accompagnata in apertura da ospiti d’eccezione.

L’opening act al Tpo è toccato ai Gomma, band post-punk casertana nata nel 2016, già conosciuta ai più per essersi esibiti in apertura di alcuni live di Calcutta.

Poco più di mezz’ora di attesa dopo la fine dell’esibizione dei Gomma e finalmente l’artista si materializza sul palco, con un’entrata degna del personaggio, insieme a un deejay in consolle e a due fedelissime ballerine del Motel Forlanini, collettivo milanese nel quale il personaggio Myss Keta ha preso vita nel lontano 2013.

Avvolta in un succinto vestito rosa e una corona a forma di cuore in testa, con dietro un gigantesco led wall su cui scorrono immagini tratte dai suoi video e grafiche che le rendono omaggio, Myss Keta scalda subito la platea del Tpo aprendo le danze con Main Bitch, a cui segue subito Burqa di Gucci e altri brani tratti tanto dai vecchi ep e da album come Una vita in capslock e L’angelo dall’occhiale da sera: con cuore in gola quanto dall’ultima fatica discografica, Paprika, uscito il 29 marzo 2019 per la Universal Records.

La scaletta è un omaggio al personaggio e la performance tiene insieme e regge il tutto alla perfezione: ogni pezzo viene esaltato in un live in cui ogni cosa è al suo posto, dai balletti sensuali agli scambi di battute con il pubblico, ai cambi d’abito.

Il live va avanti così: dopo la celebre Xananas, spezzone elettro e nuovo abito, via subito con Battere il ferro finché è caldo e altre hit come In gabbia e La casa degli specchi, fino alla performance di Le ragazze di Porta Venezia, canzone-manifesto che è anche un insieme di valori che accomuna Myss Keta ad altre artiste dell’ambiente milanese di Porta Venezia, luogo storicamente associato alle minoranze e alla comunità Lgbt meneghina.

Durante l’esibizione, ad accompagnare Myss Keta rientra sul palco anche Ilaria, leader dei Gomma.

Il concerto non poteva non chiudersi con un pezzo dal flow lento e infatti è finalmente il turno di Pazzeska, brano che nell’ultimo anno l’ha lanciata in una fetta ancora più grande di pubblico italiano del mainstream.

Una come Myss Keta non poteva lasciare un pubblico da sold out senza un encore con sorpresa: il rientro sul palco c’è, ma eccocelo servito con un inaspettato Io sono Giorgia, tormentone demenziale nato giorni fa sul web (nient’altro che un discorso di Giorgia Meloni innestato su un beat da un videomaker) che sta facendo cantare mezza Italia, seguito da Milano sushi e coca che chiude definitivamente il live.

“È stato davvero magico. Ci vediamo sotto cassa!” il congedo dell’artista a fine concerto.

Sonorità elettroniche con echi da disco anni ’80, testi e rime dissacratori e taglienti.

Myss Keta è musicalmente un prodotto che senza dubbio funziona, ma dopo averla vista dal vivo si ha la consapevolezza che nella scena musicale del Bel Paese rappresenta un unicum.

Piace perché ricorda un po’ la Lady Gaga degli esordi, per il fatto di essere una voce fuori dal coro rimanendo a suo modo parte di quel coro. Perché ispira ricerca di sé e del modo migliore e mai banale per esprimersi, perché riesce a fare parodia di se stessa e dell’ambiente glamour e patinato in cui è immersa; e lo fa attraverso le righe con brani cha sanno di parodia leggera e arguta, che parlano un po’ di lei e un po’ di noi, di quella Milano che si fa amare e si fa odiare ma che in fondo forse piace un po’ a tutti.

Myss Keta attira in primis perché è un personaggio sincero verso chi la ascolta, un personaggio che si fa portavoce di un femminismo nuovo, che abbatte sì le barriere tra uomo e donna ma marca sostanzialmente una femminilità che si impone, provocatoria e provocante ma non per questo mira di becero maschilismo, sempre con il leitmotiv della libertà d’espressione in sottofondo.

Il variegato pubblico che la segue ormai da tempo questo lo ha capito, e il fatto che fossero presenti al Tpo persone di ogni età, la comunità Lgbt bolognese e soprattutto donne e ragazze ha dimostrato una cosa su tutte: anche se col viso nascosto da occhiali da sole e mascherina, Myss Keta vuole somigliare in fondo un po’ a tutti, con l’invito a smascherarci e liberarci per essere, in fondo, nient’altro che noi stessi, liberi.

Sempre, rigorosamente in capslock.

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