Nota a pochi, la storia del fotografo russo Sergei Vasiliev viene proposta con la mostra di apertura del nuovo spazio di Ono Arte Contemporanea, Russian Criminal Tattoos. È visitabile fino al 31 ottobre.
Nato a Chelyabinsk, ai piedi degli Urali, Vasiliev dopo gli studi moscoviti decide di accostare una professione peculiare a quella di fotografo per il giornale locale, lavorando come secondino all’interno del carcere della sua città. Ciò gli consente di entrare in contatto e di accedere ad altre carceri del paese, portando a termine un progetto durato oltre quarant’anni.
Le storie che documenta attraverso la pelle dei carcerati sovietici, l’unica cosa rimasta di proprietà dell’individuo e non del regime, ci raccontano più di quanto non riescano a fare le parole, con simboli e riferimenti che, se interpretati correttamente, riescono a rivelare il passato burrascoso dei galeotti.
Col decadimento dell’Unione Sovietica, la tensione sociale all’interno del paese alimenta guerre tra gang, furti e omicidi, segnando la vita delle persone coinvolte. Vicende e traumi personali che vengono incisi sulla pelle dei carcerati, con tatuatori che si ritagliano addirittura una fama tale da essere richiesti tra le diverse carceri russe o dai detenuti trasferiti in altri istituti.
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