Pochi tratti di matita e la storia di un prigioniero di coscienza si materializza su un foglio bianco nelle mani di Gianluca Costantini, artista attivista impegnato da anni nella difesa dei diritti umani. Autore del celebre ritratto di Patrick Zaki divenuto il simbolo della campagna lanciata da Amnesty International per la sua scarcerazione, lo stesso che, in formato gigante, qualche tempo fa è transitato da Piazza Maggiore alle Due Torri, nel cuore di Bologna, Costantini ha alle spalle anni di ricerca e denuncia di un numero sterminato di casi di violazione di diritti umani disseminati in giro per il mondo.
Paesi Arabi, Iran, Bielorussia e molte altre porzioni di terra entrano a far parte della cartina di tornasole tracciata dalla grafite o, in un mondo sempre più digital, dalla penna elettronica del fumettista ravennate, per delineare volti e raccontare storie straordinarie di ordinari abusi di potere.
Volti e storie di cui il suo sito, channeldraw.org, tiene puntualmente traccia. Tra tutte, la vicenda di Zaki è quella che probabilmente ha avuto maggior risonanza, seppure tragicamente rappresenti un caso tutt’altro che isolato. Di Zaki, recentemente scarcerato in attesa di processo, rispetto a molti altri si è cominciato a parlare fin da subito. «Io seguo molti casi, oltre al suo. Attraverso il mio profilo Twitter, che negli ultimi anni è cresciuto arrivando a contare 70.000 follower, ricevo molte segnalazioni, soprattutto su Paesi come l’Egitto e la Turchia. Poi ci sono casi particolari, che interessano a me o di Paesi di cui non parla nessuno, per i quali faccio delle ricerche mirate. Patrick, fortunatamente, non è stato dimenticato».
Proprio in questi giorni è uscito in libreria Patrick Zaki, una storia egiziana (Feltrinelli Comics), un’opera di graphic journalism realizzata in tempo reale da Costantini insieme alla giornalista Laura Cappon. Viene ripercorsa la storia di Zaki, con un racconto ricco di interviste e approfondimenti. La presentano questo sabato, 5 febbraio, alle ore 18 all’Oratorio San Filippo Neri. Intervengono la prof.ssa Rita Monticelli, e Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia.
Come e da chi hai saputo della scarcerazione? Cosa hai provato alla notizia?
«L’ho saputo seguendo i tweet degli attivisti che si sono occupati della sua vicenda. All’inizio sono stato incredulo, non se lo aspettava nessuno. Quando la notizia è stata confermata, sono stato felicissimo, soprattutto quando sono iniziate a circolare le foto bellissime degli abbracci con la sorella e la madre».
Patrick ha visto il disegno che hai fatto per lui? Vi siete parlati?
«Sì, ci siamo parlati e visti in chat. Mi ha detto che gli avevano raccontato dei disegni, ma solo quando è uscito ha potuto vederli. È rimasto molto meravigliato e stupito dal disegno gigantesco in piazza Maggiore. Mi ha ringraziato molto».
Prima che tornasse a casa dalla sua famiglia in attesa del processo, stavi lavorando a un libro su di lui che è uscito questa settimana. Di cosa si tratta?
«È un libro per Feltrinelli, scritto dalla giornalista Laura Cappon, esperta di Egitto. È un libro a fumetti, impostato sotto forma di inchiesta giornalistica che, attraverso la storia di Patrick, parla dell’Egitto, di cosa succede in questo Paese, di come vengono trattati i detenuti. Abbiamo ricevuto il permesso di farlo dalla sorella di Patrick, che ci ha inviato molte sue foto da piccolo. Per realizzarlo, siamo stati costantemente in contatto non solo con la sua famiglia, ma anche con i suoi amici. L’ho terminato a gennaio, dopo la liberazione molte cose sono dovute cambiare al suo interno».
Di recente è stata lanciata l’iniziativa di realizzare una panchina per Zaki in Piazza Maggiore, in attesa del suo rientro a Bologna. Com’è nata l’idea?
«All’inizio era stato solo un disegno che avevo fatto per il Corriere di Bologna: nel mio disegno ho raffigurato Patrick libero e sorridente, seduto su una panchina, alle spalle della quale si vede la statua del Nettuno. Poi dal giornale è partita l’idea di realizzarla sul serio, di farne una specie di installazione temporanea da tenere lì fino al rientro di Patrick, che simboleggi anche il valore dell’accoglienza per una città come Bologna. Così è stata proposta al sindaco e lui ha accettato con entusiasmo. Ora vediamo cosa succede, non so come evolverà la cosa».
A proposito di Bologna città accogliente, che rapporto hai con questa città?
«Per un disegnatore Bologna è molto importante: è sempre stata una mia meta fin quando, da ragazzo, volevo disegnare fumetti, in quanto capitale del fumetto italiano. Poi sono diventato insegnante all’Accademia delle Belle Arti e alla fine sono stato completamente adottato dai cittadini, quando ho iniziato a disegnare Patrick Zaki. È una città che amo molto, piena di persone creative e stimolanti».
Oltre a Patrick, di cosa ti sei occupato recentemente?
«Negli ultimi mesi ho lavorato sul caso di Ahmed Mansoor, sulla liberazione del saudita Ali al-Nimr, sull’arresto e la liberazione del giornalista Danny Fenster. Ho realizzato i disegni per il podcast You are not alone per la ABC Australia, occupandomi di alcuni casi iraniani. Inoltre ho partecipato a varie mostre: Franctured Spine a Zurigo, dove ho esposto i miei disegni sull’accusa di terrorismo inflittami dal Governo turco; una mostra personale a Francoforte sui vent’anni di repressione della libertà di espressione da parte del governo eritreo; infine la mostra The Social Drawing a Ravenna, dove ho esposto tanti miei lavori sui diritti umani».
Workshop con Gianluca Costantini
Domenica 8 maggio 2022 abbiamo organizzato un workshop di Graphic Journalism con Gianluca Costantini.
Una giornata per imparare a realizzare un progetto di graphic journalism dalla A alla Z. Uno strumento che oggi raccoglie esperienze differenti ma unite dal desiderio di cartografare la realtà, mostrarne aspetti poco conosciuti o ignoti, raccontare qualcosa di vero attraverso il disegno, mobilitare.
Qui tutte le informazioni per iscriversi.
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