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“Siamo tutti più poveri senza cultura”. Un viaggio nei 50 anni del Dams in 30 eventi

27-03-2021

Di Noemi Adabbo

Nato tra molte resistenze, fraintendimenti e pregiudizi. Il Dams di Bologna è stato il primo corso di laurea in Italia dedicato alle discipline delle arti, della musica e dello spettacolo, è stato avviato prima in forma sperimentale nell’anno accademico 1970/1971 e poi ufficialmente nel 1971/1972. Il successo fu immediato, tanto che negli anni 80 diventò un modello esportato in tutta Italia.

Quest’anno il Dams compie 50 anni e il Dipartimento delle Arti ha deciso di festeggiarne la genesi e lo sviluppo rivoluzionari con un programma di trenta eventi culturali, partiti il 18 marzo, il cui clou sarà in piazza Maggiore a giugno. Un palinsesto di appuntamenti realizzati con il supporto dell’Università di Bologna, della Regione Emilia-Romagna e del Ministero della Cultura – Direzione Generale Cinema e Audiovisivo, in collaborazione con il Comune di Bologna, con le istituzioni universitarie affini, il Centro Internazionale di Studi Umanistici “Umberto Eco”, Almae Matris Alumni Association e con le principali istituzioni e associazioni del territorio.

Sono coinvolte anche DamsLab e La Soffitta, le due realtà dipartimentali che sinergicamente sostengono e arricchiscono il Dams di Bologna: la prima si concentra sulle relazioni con le associazioni e le istituzioni per un coinvolgimento capillare del territorio e una presenza costante su di esso, mentre la seconda si avvale di un rapporto più interdisciplinare in una connessione assidua con gli artisti. Entrambe fanno della cittadinanza culturale e attiva la propria missione in cui il cittadino non è un mero spettatore ma prima di tutto pubblico consapevole e responsabile.

Sui loro canali è ospitato il ciclo di conversazioni in live streaming con professionisti passati dai banchi del Dams: attraverso la pagina Facebook e YouTube, è possibile ascoltare e partecipare a lezioni magistrali, dialoghi e tavole rotonde con laureati o “quasi laureati” che, dopo gli studi, si sono affermati nel panorama creativo e culturale italiano. Dopo l’inaugurazione con la giornalista, scrittrice e conduttrice televisiva Daria Bignardi, si alterneranno ex alunni tra cui Toni Servillo, laureato ad honorem nel 2015, il giornalista e scrittore Stefano Bartezzaghi, il regista Romeo Castellucci, il trombettista Paolo Fresu.

Trovate l’elenco completo degli eventi su dams50.it

Abbiamo incontrato Roberta Paltrinieri, Responsabile Scientifico di DamsLab, Gerardo Guccini, Responsabile Scientifico de La Soffitta e Luca Barra, professore associato in Televisione e media digitali e delegato alla comunicazione del Dipartimento delle Arti, affinché ci illustrassero un universo accademico in cui l’arte si insinua nel singolo credito di ogni esame.

Dams | Foto d’archivio di Enrico Scuro

Come e quando nasce DamsLab? Mi parli della sua organizzazione e di quali sono le principali attività che propone e i settori che si ripromette di toccare.

Roberta Paltrinieri: «Il DamsLab è un progetto del Dipartimento delle Arti, nato nel 2018 nello spazio adibito ai laboratori didattici (Dsm – Dipartimento Spettacolo e Musica) concessi dal Comune di Bologna al Dams già nel 2002. Diviene un centro di studio, ricerca ed elaborazione aperto alla città e in collaborazione col territorio, non circoscritto solamente all’area di Bologna ma nazionale ed europeo per un approccio internazionale che coinvolga le istituzioni, le associazioni e le imprese della cultura.

È lo spazio attraverso cui l’Università di Bologna e il Dipartimento delle Arti nello specifico si aprono coinvolgendo anche un pubblico non accademico: una sorta di hub in grado di mettere in contatto tra loro flussi didattici, informativi ed esperienziali su vari livelli, creando un circuito virtuoso e positivo che permette una relazione altrettanto virtuosa, non soltanto mostrando le proprie capacità ma rendendosi promotore della cosiddetta cittadinanza responsabile. L’obiettivo è quello di promuovere, sì, conoscenza sui nostri temi ma allo stesso tempo arricchirla attraverso quella proveniente dall’esterno in quanto sistema non chiuso e autoreferenziale ma aperto».

Roberta Paltrinieri

Cosa rappresenta La Soffitta e cosa si cela dietro la scelta di questo nome? Quali sono state la sua genesi e il suo sviluppo?

Gerardo Guccini: «La Soffitta è un centro del Dipartimento delle Arti, nato nel 1988. Il suo nome deriva da un teatro sito in via d’Azeglio, così chiamato perché costruito all’ultimo piano di un palazzo nobiliare. Era un teatro dedito all’innovazione e alla ricerca, gestito in seguito dall’Università. Il centro teatrale si interessa al momento di realizzare non soltanto spettacoli o di comporre stagioni ma di elaborare progetti che costituiscano un’interfaccia tra la ricerca universitaria e l’attenzione al mondo cittadino. Concerti, spettacoli e proiezioni ma anche di incontri, seminari e laboratori, quindi un insieme di attività destinate agli studenti e a un pubblico molto interessato alle arti.

Appena fondata, La Soffitta, era un teatro che organizzava stagioni di spettacoli alla quale è seguita una progressiva articolazione delle attività, passando all’organizzazione di stagioni di progetti culturali. Non più singoli eventi ma gruppi progettualmente uniti di eventi: incontri con artisti e laboratori da questi tenuti accompagnati da momenti di riflessione attorno alle loro attività e spettacoli. Il tutto accostato all’esigenza di rappresentare diverse anime e le diverse discipline presenti nel Dipartimento».

Gerardo Guccini

Le vostre iniziative come contributo a DAMS50?

Roberta Paltrinieri: «Promuoveremo gli incontri, i convegni e i seminari riguardanti gli ex alunni, per dare voce e spazio alle diverse professionalità che si sono formate all’interno della nostra Università e al nostro corso di laurea testimoniando un concetto fondamentale: con la cultura si mangia, ma non solo, perché si partecipa alla creazione e alla produzione e organizzazione delle arti nelle loro diverse accezioni. Alla cultura viene affidato un ruolo ancillare ma non la si può relegare esclusivamente a una visione economicistica perché la cultura non serve esclusivamente per produrre un lavoro ma benessere sociale prima di tutto. Siamo tutti più poveri senza cultura».

Gerardo Guccini: «La Soffitta si occupa di un progetto insieme al Teatro delle Albe, la cui collaborazione con gli studiosi del nostro Dipartimento è decennale, e Marco Martinelli, previdente un laboratorio di due settimane dedicato agli studenti e alla loro rivisitazione di una drammaturgia dell’autore, Salmagundi del 2004, che racconta, in chiave grottesca e simbolica, di una società trasformata dall’apparizione di un misterioso virus. Ci è parso idoneo affrontare l’opera creativamente insieme all’autore e agli studenti per ricavarne dei momenti di conoscenza individuale rispetto ai fatti che si stanno verificando. Abbiamo in programma un importante concerto di Anna Kravtchenko e iniziative di danza urbana in luoghi del Dams. È inoltre prevista una tavola rotonda sul romanzo del Dams con uno dei fondatori, Giuliano Scabbia».

La Soffitta

Il Dams compie 50 anni: come avete pensato di festeggiarli e quale pensa sia stato il contributo che la nascita di questo corso di laurea è stato capace di apportare al sistema e al mondo accademico?

Luca Barra: «Le arti rendono la vita quotidiana meno consueta, dando valore al tempo e alle cose che facciamo. Quest’anno di emergenza è stato esemplare nel mostrarci che la vita ridotta alle funzioni più biecamente operative in quanto necessarie alla sussistenza, manca di qualcosa che l’arte e la cultura, nelle loro numerose declinazioni, possono darci. Ci elevano, ci aiutando a evadere, rispondono alle nostre più profonde passioni, danno senso e valore alle nostre giornate. Questa dimensione si ritrova nel progetto DAMS50. Volevamo rendere evidente la presenza e la rilevanza delle arti, così come del loro studio e della ricerca a esse dedicate, per dare un segnale agli studenti di quest’anno e a tutto il territorio che ha mostrato forte desiderio di fare parte della nostra comunità.

Abbiamo pensato a un momento centrale di tre giorni, dal 18 al 20 giugno, nel quale si raccoglieranno alcuni fili tematici che sono già cominciati e proseguiranno anche dopo: il primo riguarda una serie di incontri con ex alunni del Dams che si sono fatti onore nelle rispettive carriere creative e professionali, affinché possano raccontare agli studenti di oggi il proprio percorso; il secondo proporrà alcuni convegni scientifici come momento di studio e di riflessione; il terzo sarà legato a numerose attività di spettacolo, teatrali e musicali.

Un ulteriore filone è rappresentato dalle mostre, due in particolare: NO DAMS!, al Museo della Musica, il cui titolo ironizza sugli annunci immobiliari che qualche decennio fa escludevano i nostri studenti, e che parte da quel pregiudizio per rileggere tutta la nostra storia; e un’altra mostra, in Salaborsa, legata alla laurea ad honorem di Mimmo Paladino, che ospiterà i suoi disegni. Altra collaborazione riguarderà l’arte urbana del progetto indipendente CHEAP, che tra maggio e giugno tappezzerà i muri di Bologna con i disegni di alcuni artisti e artiste che sono passati dal Dams. Nei giorni di giugno vogliamo portare tutta la città nelle nostre sedi, attraverso un ricco cartellone di eventi, per concludere poi ogni serata con una festa sul palco di Piazza Maggiore».

Luca Barra

Il Direttore del Dipartimento Giacomo Manzoli usa questa frase come monito della cerimonia: “Continuare a trasformarsi per rimanere sempre noi stessi. Questo è l’obiettivo per il futuro”, seguito dallo slogan, “Smettere di evolverci: l’unica cosa che non impareremo mai”. Quanto sono importanti il cambiamento e l’evoluzione, da cui l’apprendimento non può prescindere, nella ricerca di una propria identità, a maggior ragione, in campo artistico e creativo?

Luca Barra: «Chi si ferma è perduto, potremmo dire con una battuta che non è solo un modo di dire. Fin dal 1971, la sfida del Dams è di monitorare i cambiamenti nelle arti, nelle istituzioni culturali e nei media, con conseguenze poi sulla società tutta. Il logo delle celebrazioni di DAMS50 è estremamente rappresentativo e simbolico: una figura animata che assume forme, colori e sfumature diverse, a dare l’idea sia della varietà delle arti sia di un mutamento costante. Ci sembra giusto celebrare così questo corso di studi molteplice che ha una storia molto importante, è stato rivoluzionario nella sua nascita e poi seguito e imitato da tantissime altre università italiane.

Per essere fedele allo spirito originario, il Dams ha dovuto cambiare pelle tante volte, aprendosi a nuovi linguaggi e settori, perfezionando i suoi percorsi didattici e continuando a rispondere alla sfida di una contemporaneità che continua a evolversi. Per il futuro vogliamo un Dams capace di sviluppare creatività e al tempo stesso di tenerla ancorata a un sistema di industrie culturali e creative sempre più importante, per cui i nostri studenti sono pronti. Non stare fermi è sia lo spirito con cui il Dams è stato lanciato sia quello che, a distanza di cinquant’anni, continuiamo a fare».

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