Una drag queen, una chitarra spagnola, un reading e una mostra fotografica.
Questi gli elementi che hanno introdotto e accompagnato il lettore negli ambienti e nelle atmosfere dell’ultimo nato di Vasco Rialzo che, con un evento concepito più come una stravagante festa che come una convenzionale presentazione, ha annunciato il lancio del suo nuovo romanzo Materiale Fragile.
L’autore non ha raccontato nulla: sono state le immagini, la musica, le varie sonorità e la voce di Maria Renda a farlo al suo posto.
E se questo non bastasse a ergerlo sul podio della singolarità, ci pensa l’impaginazione del suo libro, priva di numerazione a piè di pagina, di paragrafi, capitoli e, viene da sé, anche di un indice.
Dove tutto sembra caos e volontà di fuggire a regole, c’è una scelta ben precisa e a parlarmene è Emanuele Cimatti, vero nome di Vasco Rialzo, pseudonimo nato in una doppia occasione: il cognome per un gioco tra amici e il nome mentre vicino casa sua si svolgeva il concerto del noto cantautore.
Un libro senza pagine. Come mai?
“C’è una logica che il protagonista, Olindo, svela in una pagina del libro. Olindo è un personaggio insicuro, goffo e spesso inadeguato e, a un certo punto, fa una scelta di vita che è una non scelta che lui paragona a sfogliare un libro privo di numeri di pagine, in cui non sai mai se la pagina che stai leggendo è l’ultima o dopo ce ne saranno altre. Il suo è un tuffo nell’incertezza basato solo su istinto, amore e irrazionalità”.
Di cosa parla Materiale Fragile?
“È un libro indipendente e autonomo che recupera un personaggio cui sono molto affezionato che inventai quando scrissi ‘Adéu’. Olindo torna in vita e torna a Barcellona per cercare Miriam, donna di cui si era follemente innamorato. Non la trova ma, su una barca a vela che da Barcellona si dirige verso Ibiza, incontra dei personaggi singolari che rappresentano i vari lati umani. Incontrerà altre donne, una delle quali lo colpirà molto: una donna inaspettata che mai avrebbe supposto potesse diventare fonte di amore e di attrazione. Ovviamente non dico altro”.
Perché scrivi sotto falso nome benché la tua vera identità la conoscano tutti?
“Il mio primo libro ‘Chilliens’ è molto sessuale, irriverente ed esplicito e poiché avevo qualche perplessità su questa pubblicazione decisi di utilizzare uno pseudonimo. Poi, il nome mi è suonato bene e, andando avanti, anche su suggerimento delle case editrici successive, ho deciso di tenerlo”.
Ti piace ancora?
“Ormai tutti sanno chi sono ed è un’immagine della mia persona legata alla narrativa contemporanea che amo produrre. Molti mi chiamano Vasco”.
E se la forma del suo libro rifugge le etichette, anche il contenuto si emancipa dalla chiusura delle descrizioni. I suoi scritti sono stati definiti trasgressive fiction, pulp, erotici, underground e addirittura porno, e se tutti questi generi lo includono ma nessuno lo riflette abbastanza, lui molto semplicemente dice di scrivere narrativa contemporanea.
“Sono stato spesso associato alla narrativa erotica, ma la narrativa erotica usa il sesso per parlare di sesso e per mandare dei messaggi legati al sesso. Io parlo del sesso perché lo considero uno strumento comunicativo potentissimo attraverso cui parlare di altro”.
I suoi libri non partono da un canovaccio prestabilito ma si snodano liberi e privi di filtri, più fedeli all’autenticità che agli schemi e sono uno specchio semi fedele di ciò che l’autore vive e vede.
Cosa è il materiale fragile? Suppongo l’essere umano.
“Certamente! Materiale fragile però va interpretato in modo positivo: il fatto che l’essere umano e le relazioni tra esseri umani siano fragili, è un messaggio di speranza che per la prima volta lancio in un mio libro. L’amore viene visto come fonte di speranza e non di struggimento e sofferenza. Nei miei romanzi precedenti non c’è speranza. ‘Real doll’, un’antologia di racconti che ho scritto nel 2015, è agli antipodi rispetto al mio nuovo romanzo: è l’emblema del nichilismo amoroso.
Quando un autore scrive, trasporta sempre il suo stato e le sue emozioni legate a quel momento della sua vita e a quello che immagina che sarà. All’amore mi sono sempre rapportato con un’anima sofferente, nata da un lutto. Quando è morta mia madre, mi sono rifugiato in altre donne. Pur avendo amato ed essendo stato amato, nel mio cuore c’è sempre stata una parte nera, luttuosa e quindi in me il sentimento amoroso generava sofferenza”.
Conclude ridendo di gusto “sono un uomo pesantissimo” ma, assicuro che non lo è affatto.
Il capoluogo della Catalogna ricorre spesso nei tuoi libri. Hai anche scritto una guida non guida “Barcellona senza vie di mezzo” edita da Pendragon.
“La mia passione è nata da un’esperienza lavorativa. A Barcellona ho lavorato in una casa editrice che pubblicava una rivista scientifica dedicata ad anfibi e rettili, di cui sono appassionato. L’editore voleva realizzare anche l’edizione italiana e, avendo io scritto molti articoli su questi animali, mi ha scelto per curare la rivista bimestrale. Per sei anni ho fatto su e giù tra Barcellona e Bologna e mi sono innamorato di Barcellona. Spendevo il mio tempo libero a perdermi per la città. ‘Adéu’ è ambientato quasi interamente a Barcellona”.
So che Francesca Sanzo ha ispirato il titolo del tuo libro.
“Questo libro ha avuto mille titoli. Non riuscivo a trovare quello giusto: avevo un blocco e mi mancava l’ispirazione. Ne ho parlato con Francesca Sanzo mentre eravamo al Pratello. Eravamo brilli, rilassati e sereni e le ho raccontato del mio libro. Qualche giorno dopo mi ha mandato una mail in cui diceva di aver trovato il titolo: Materiale fragile. Era lui!”.
Non hai una casa editrice.
“Ho voluto svincolarmi per avere il totale controllo del libro. Ho scelto tutto io, ma l’editing l’ho affidato a una professionista, Donata Cucchi, che mi segue per ogni mia pubblicazione. Ne sono soddisfatto ma non è detto che in futuro non ritorni ad avere una casa editrice”.
Dieci libri in dieci anni. È un caso?
“Un caso un po’ pilotato. Mi hanno fatto notare che ero al mio decimo libro e che erano passati dieci anni dal primo, così mi sono adoperato quest’estate per concluderlo entro l’anno. Scrivo principalmente quando sono in vacanza. Da settembre ho lavorato su editing, correzioni e revisioni”.
Gli anticipo che sto per fargli la classica domanda che si fa agli scrittori. Me ne suggerisce qualcuna: quante copie hai venduto? Di cosa scrivi? Perché scrivi? Ma no: la mia è ancora più prevedibile. Gli chiedo cosa fa nella vita e mi dice che è un biologo e lavora per la Regione Emilia-Romagna all’Assessorato Ambiente.
E poi Vasco Rialzo alias Emanuele Cimatti, o Emanuele Cimatti alias Vasco Rialzo, mi dice che ama le tartarughe e i serpenti.
Freud sull’amore per i serpenti ci avrebbe scritto un libro e, non ho molti dubbi, collocherebbe il suo genere tra l’erotico e il porno.
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