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Santo Stefano e un perizoma nella tasca. I quartieri underground raccontati da @lecosechevedi

14-05-2025

Di Redazione
Foto di Alberto Azzara

Continua la nostra nuova rubrica, un lavoro inedito curato per noi dall’artista Alberto Azzara, noto su instagram con il nome @lecosechevedi. A metà strada tra Tondelli e Bukowski, il flusso di coscienza di Alberto ti porterà a riscoprire Bologna e i suoi quartieri, in pieno stile beat generation 2.0. Non solo parole, ma anche immagini. Dopo la Bolognina, San Donato, il centro storicoSaragozza, San Vitale, si continua con Santo Stefano.

CAPITOLO 6:  SANTO STEFANO E UN PERIZOMA NELLA TASCA

Ti ho percorsa bendato per vederti un po’ meglio che quasi non ti stavo più riconoscendo e dopo tutto questo tempo passato sei diventata un’ipotesi o un calcolo delle probabilità. Ho ancora il tuo perizoma nella tasca anche se non indossi le mutande nelle sere migliori per quando finisce Aprile aprile come l’ultima volta quando non esisteva questo controverso senso di pudore e ti facevi fare di tutto mentre tu sfioravi appena solo il pensiero cercando di mantenere l’eleganza negli orgasmi. Ti ho vista indossare maschere diverse e rimanere credibile come piazza Santo Stefano che fa convivere l’eroina e la poesia in un equilibrio beat talmente perfetto che affascina e a tratti spaventa per quanto riesce ad essere reale. Lasciati leccare i piedi mentre indossi Louboutin nella macchina del daddy lo stesso che ti paga lo strap on per usarlo con lui quando dormo ubriaco nel suo attico e fuori ci sembra Manhattan o un episodio di “Sex and the City” girato in via Dante. Ci siamo avuti solo in quella stanza perché sapevi che l’avrei lasciata e non sarebbe più capitato di fare la cosa giusta che nella mia vita spesso coincide con quella sbagliata come te d’altronde e forse è proprio per questo che ci siamo trovati anche solo quell’istante giusto il tempo di scrivere delle brevi poesie o degli haiku nei filtri delle canne che rollavi di istinto da sbronza o in dormiveglia. Piegato in due collasso di fronte ad una chiesa dove è più facile trovare un padre intanto risalgo dall’inferno per ripulirmi il karma come faccio io ogni volta che mi prendo bene per te o per quegli amori ricorrenti quando non c’è un cazzo da rincorrere. Entro vergine in questo quartiere che mi ha accolto mentre lo stavo devastando con rispetto come ho imparato a fare col mio corpo che questa storia del tempio è una stronzata ma nel dubbio mi voglio preservare.

-Alberto Azzara

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