Visual

Il mondo della fotografia racchiuso in 15 mq. Ecco la piccola galleria di via Solferino

29-04-2022

Di Martina Fabiani
Foto di Martina Fabiani

Anni ‘60, siamo sulla riviera romagnola. Tre ragazze in costume da bagno sono in posa davanti alla macchinetta fotografica. Una di loro, abbagliata dai raggi del sole, si porta la mano sul volto, coprendone la metà. È il soggetto di una foto formalmente sbagliata, ma che al tempo stesso rivela una verità di un’epoca e di un certo vivere.

Quella che ho appena descritto è una fotografia vernacolare anonima ed è solo una delle tantissime rarità che si possono trovare nello studio-galleria Spazio e Immagini, un luogo dedicato alla fotografia e all’immagine per appassionati e collezionisti.

Minuto, bianco e accogliente, lo spazio si trova in via Solferino 6/A; il nome del posto è scritto su una vetrata che non vuole tenere segreti, permette le sbirciatine e sembra proprio non le interessi distinguere tra il dentro e il fuori.

Fondata nel 2017 da Matteo Giacomelli, di formazione storico dell’arte e documentarista, la galleria è specializzata in fotografia originali d’epoca (Original Vintage Prints) con un particolare interesse rivolto alla fotografia documentaria. Nessuna ristampa e nessuna stampa digitale. Tutto il materiale è, quindi, un pezzo unico.

«Questo spazio è un completamento della mia attività di documentarista. Nel nome ci sono già due componenti. La prima riguarda l’immagine intesa come fotogramma, oggetto che può non appartenere a un autore, ma che con il tempo acquisisce uno status di opera d’arte, arrivando quindi a un’arte dell’immagine», spiega Matteo Giacomelli.

Julian Beck e il The Living Theatre, Bologna 1977.

Una collezione di 30 rari tableax vivant tra teatro e cinema muto riconducibili al circolo fotografico bolognese, 1897-1899. E ancora, fotografie di scena tratte da Il Pomicione, La sculacciata, Il Dio Serpente, La Venere Selvaggia, oltre a scatti censurati da Salon Kitty. Nei ritratti il fascino di Barbara Bouchet, Laura Gemser e Edwige Fenech e la maestria di Ruggiero Ruggieri, attore prediletto di D’Annunzio e Pirandello.

Nella collezione di Spazio e Immagini trova posto anche un’immagine a latere di quella fotografica come i cosiddetti ephemera, ossia volantini, fogli creativi, manifesti e cartoline d’artista. Il tutto può provenire da archivi acquisiti o da proposte di collezionisti.

«La selezione delle immagini si basa sulla capacità di queste ultime di parlare, evocare e farsi portavoce di un certo periodo. Quello che scelgo di esporre e vendere parte da dentro ed è uno specchio di me. Lo propongo al pubblico e se viene scelto diventa, a sua volta, un modo di mostrarsi ed essere anche per il pubblico», racconta Matteo.

Quando si decide di puntare sull’unicità dell’opera, diventano unici anche i suoi difetti. “Le imperfezioni diventano, per amatori e collezionisti, un arricchimento”, mi dice Matteo mentre mi mostra una fotografia del 1910 alla quale il tempo ha portato via parte della gelatina.

Mentre il mio sguardo si posa su quel dettaglio, il mio tatto non può che godere della consistenza della carta. E penso che sì, anche i materiali, hanno una loro verità. E così, anche oggi, nell’era del Dio Metaverso, è coraggioso ma al tempo stesso magnifico che un’idea affondi le sue radici anche in un luogo fisico; un luogo che regala la possibilità di vedere, toccare e percepire le vibrazioni di un’opera d’arte, che diventa – quindi – punto di osservazione, spazio di aggregazione.

«Spazio e Immagini è stato concepita come galleria, ma anche come luogo per uno studio bibliografico, dove chi viene con delle idee può confrontarsi con noi e “studiare” la nostra collezione. Gli spazi devono essere occasioni e mai limiti, anche se piccoli», afferma Matteo.

Trovate la galleria sul sito web, su Facebook e Instagram.

Terminata la mia visita a Spazio e Immagini, mi sono chiesta come facesse una stanza di circa 15 mq a contenere così tante storie, così tanto passato e bellezza.

Poi mi è venuto in mente un verso di Piero Ciampi di Ma che buffa che sei che dice “Sei rara come una sorpresa”.  Raro come una sorpresa mi è sembrata una frase azzeccatissima per descrivere quel luogo che avevo appena visitato.

Condividi questo articolo