Vicolo Bianchetti 8, una mattina di ottobre.
A due passi da Piazza Aldrovandi, eppure sembra un mondo a parte.
Suono. Portone di legno, un breve vialetto interno; un altro portone e mi trovo in un ampio spazio dalle pareti bianche, dove gli ambienti si susseguono intervallati da piante, archi e colonne. Lo sguardo cade sullo spazio centrale, inondato di luce. Il soffitto è altissimo, al centro due scrivanie in legno, dalle quali mi raggiungono Christian Pirini e Luca Mannucci, fondatori di Stile Bottega Architettura, studio di architetti e ingegneri specializzato in interior design del retail e del lusso.
Ci troviamo in un edificio di stile eclettico del tardo Ottocento, che ha ospitato lo showroom di La Perla, il set cinematografico di alcune scene di Diabolik e la dimora di Ezio Bosso. «Non lo sapevamo, lo abbiamo scoperto dopo – mi dice Luca raccontandomi il loro ingresso in questo luogo – Nutriamo una forma di rispetto per Ezio Bosso, l’ambiente parla, gli spazi trasmettono il loro vissuto e per noi era diventato importante vivere uno spazio di benessere. Progettiamo per il retail di lusso, dove viene venduta l’esperienza, dove entri e ti fanno sentire importante. Volevamo vivere anche noi quell’esperienza, per poterla trasmettere».
Per questo motivo hanno deciso di trasferire il loro studio, prima in Cirenaica, in questo spazio, inaugurato il 15 giugno con un evento dal titolo Time to change. Un anno di cambiamenti, il loro: non solo la sede, ma anche la costituzione in società (SBTT srl) con l’ingresso di due nuove partner, Elisa Ficini e Margherita Ciampolini, e l’apertura di una seconda sede a New York (SB Inc).
«Siamo partiti nel 2009 in via Nosadella. Avevamo due scrivanie di vetro e un fatturato da fame. Poi il primo progetto grosso: la sede del brand Philipp Plein a Milano, insieme allo Studio Pironi di Forlì. Poi Prada: ci hanno proposto di lavorare al progetto di un piccolo negozio all’interno dell’hotel La Mamounia a Marrakech. Siamo cresciuti, specialmente nel settore del retail di livello alto. Col Covid si è fermato tutto, i negozi non aprivano e avevamo il 90% dei lavori all’estero.
Ci siamo ripensati: affiancando alla progettazione architettonica lo sviluppo e l’ingegnerizzazione dei disegni. Oggi ci dedichiamo principalmente a project e construction management di tutto il processo evolutivo del progetto».
Lavorano per Prada, Gucci, Louis Vuitton, La Perla, Ferragamo, Fendi, Burberry, Luxottica, Loro Piana; oltre che per Politecnica, società modenese di progettazione integrata, e Arredoquattro, azienda di Budrio che realizza allestimenti per l’alta moda.
Si parte sempre da un concept, elaborato per il brand da chi si occupa della progettazione, allo scopo di identificare e uniformare i negozi. Fino a qualche tempo fa un concept durava circa 6 o 7 anni, ora viene rinnovato più spesso, anche come conseguenza dei cambiamenti del management e della direzione creativa.
«In generale i tempi sono sempre velocissimi, facciamo tra i 70 e i 100 negozi all’anno in giro per il mondo, tra nuove aperture e rinnovi. Gestiamo le gare, le aziende, le lavorazioni. Le maestranze sono quelle del posto, così come i consulenti che si occupano delle pratiche burocratiche. Mentre gli arredatori sono sempre gli stessi, molti sono italiani e alcuni proprio di Bologna. Da un paese all’altro il progetto cambia in base a cosa vendi, penso ai paesi più caldi dove non si vendono capispalla, e in base a come percepisci l’esperienza, ad esempio nei paesi mediorientali dove ci sono più zone vip», racconta Luca.
Mi fanno fare il giro dello studio e mi presentano le persone presenti: «abbiamo più di 20 collaboratori, italiani e stranieri. È una commistione di più figure (architetti, ingegneri, designer), una realtà giovane, dinamica, dove allo stesso tavolo una persona è in call con Londra e l’altra con la Russia», mi indicano Elisa e Margherita.
La parte artigiana è molto importante ed è un valore aggiunto, perché nei progetti è tutto custom made. «Parliamo di altissime competenze. Quando hai capacità tecnica sai di cosa parli e noi progettiamo in modo molto dettagliato con competenze specifiche», spiega Christian. Ma il nome che hanno scelto si riferisce alla bottega rinascimentale, dove si impara un lavoro facendolo: «abbiamo trasferito il nostro know-how alle persone che lavorano con noi. Tutti sono responsabili, ognuno segue il suo progetto, questo fa crescere e dà soddisfazione. Noi siamo i punti di riferimento, ma ora che siamo cresciuti sarebbe impossibile essere nei dettagli di tutti i progetti.
Pensiamo si debba dare fiducia alle persone, è giusto investirci, perchè poi diventa qualcosa di loro. È sempre stata la nostra idea e il sogno è che lo studio possa andare avanti a prescindere da noi».
«Siamo cresciuti e siamo contenti che le persone ci abbiano dato fiducia e di aver dimostrato di meritarla. Bologna ci ha accolto, vorremmo vivere la città e restituire la bellezza che abbiamo la fortuna di vivere. Vogliamo capire come uno spazio di lavoro possa aprirsi alla cittadinanza e stiamo lavorando ai futuri eventi di apertura al pubblico».
Chiacchieriamo da più di un’ora e il telefono non è mai suonato, mi stupisco. «Nonostante tutto mi sembrate molto rilassati» osservo. Risponde Luca: «il nostro metodo: lavoriamo dalle 9 alle 18 dal lunedì al venerdì. Quando sei qui sei molto concentrato, è un lavoro stressante e dipende sicuramente dai periodi, però si impara a gestirlo». E aggiunge: «quando c’è un problema si risolve. E se non si risolve non è un problema».
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