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“Storie del dormiveglia” al Biografilm. Luca Magi sussurra le vite degli ospiti invisibili del dormitorio Rostom

20-06-2018

Di Elvira Del Guercio, Laura Bessega
Foto di Laura Bessega

Il buio della notte nasconde i volti. Si percepiscono alcune sagome in controluce. Pochi parlano. Frasi brevi e lunghe pause di silenzio si mescolano alle nuvole di fumo che escono dalle loro bocche. Raccontano di scelte sbagliate e una seconda opportunità lasciata al destino.

Sono gli ospiti invisibili del Rostom, un dormitorio ai margini di Bologna che offre un tetto a chi non ce l’ha. Questo nome lo deve a un vecchio ospite, Rostov Mullah, bengalese, morto in un inverno del 2013. ‘Storie del dormiveglia’, menzione speciale al 49° Visions du Réel International Film Festival e presente questi giorni al Biografilm in anteprima italiana, racconta, o meglio, sussurra le storie di queste figure ai margini della società.

Il regista Luca Magi

Abbiamo avuto modo di incontrare Luca Magi e David Stavros Onassis, rispettivamente regista e protagonista del docufilm.

Luca Magi, artista di grande impatto e con un notevole immaginario alle spalle, entra alcuni anni fa in questa realtà come operatore sociale, inizialmente pensa di realizzare un film di denuncia ma poi cambia idea. Forse qualcuno gli fa cambiare idea.

David è un inglese approdato al Rostom desideroso di rimettersi in piedi e raccontarsi, dopo aver trascorso sette anni a vagare in giro per il mondo. Ed è, infatti, a lui e ai suoi non-luoghi di appartenenza che Magi decide di dar voce, realizzando un’opera che sfiora la narrazione onirica. Immagini poetiche seguono un ritmo lento che dà spazio a riflessioni sulla condizione di questi questi uomini e donne esiliati in un presente di perpetua attesa.

Luca Magi e David Stavros Onassis

Il buio diventa luce, fortissima, alla fine di un corridoio e poi fuori, nella natura. Gli uomini, soli durante la notte, sembrano ritrovarsi nel bagliore del giorno. La fotografia è abilmente usata come metafora di una speranza dal futuro incerto.

“La prima volta che sono entrato nel dormitorio era buio e c’erano persone che non avevo mai incontrato. Ognuno di loro sta cercando qualcosa nella vita. Acuni sono persi, alcuni hanno perso così tanto di loro stessi che hanno smesso di cercare. Ma forse fuori c’è qualcosa.”

È David a parlare, la persona a cui il regista ha dato in mano un registratore per annotare le proprie impressioni e riflessioni, destinate ad accompagnare le confidenze degli altri ospiti. È la voce fuori campo che unisce e dà un senso alle vite di questi ‘revenanti’ dimenticati dalla società, quelli che in città vengono allontanati in nome del cosiddetto decoro urbano. In questo senso, il dormitorio rappresenta un luogo altro lontano dalle impurità mondane, dove queste persone sono lasciate nelle mani degli operatori sociali che spesso diventano la cosa che più si avvicina a una famiglia. E forse è proprio questo che Luca ha rappresentato per loro.

La prossima proiezione del film sarà domani, giovedì 21 giugno, ore 19, al Cinema Antoniano.

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