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Tra mito e realtà. 18 anni di immagini di Silvia Camporesi

28-02-2019

Di Francesca (Zoe) Paterniani

C’è una fotografia del Lago di Resia, fra le cui acque svetta ancora il campanile di Curon Venosta, paese che invece giace sommerso con le sue 163 case e i suoi 523 ettari di terreno coltivato a frutta, realizzata da Silvia Camporesi in pieno inverno.

Il confine fra il lago ghiacciato e il cielo bianchissimo che lo sovrasta è abbastanza morbido da rendere il paesaggio una sorta di fondale naturale, mentre il campanile sembra il relitto di una navicella spaziale caduta lì per caso. È un’immagine aliena eppure la riconosco, è assolutamente familiare.

La fotografia fa parte della serie Atlas Italiae realizzata da Silvia nel 2015: una ricognizione fra le meraviglie abbandonate del nostro Paese. Non nude strutture irrimediabilmente spente, ma tracce leggibili del passato e della memoria.

Questo è uno dei tanti progetti fotografici presentati all’interno del volume Il mondo è tutto ciò che accade. Domani venerdì 29, alle 18,30, Silvia Camporesi lo presenterà a Spazio Labo’. Il libro, che raccoglie gli ultimi diciotto anni del suo lavoro, è diviso in sezioni tematiche. Contiene anche un testo di Claudia Casali, direttrice del Museo Internazionale delle Ceramiche (Mic) di Faenza, dov’è riportata una conversazione tra l’artista e il critico d’arte e curatore Carlo Sala, che sarà presente anche durate la serata di presentazione.

Almanacco Sentimentale, ph Silvia Camporesi

Autrice di grande rilevanza nel panorama fotografico nazionale, Silvia Camporesi è nata a Forlì nel 1973 e attraverso l’uso sapiente della fotografia e del video costruisce racconti che traggono spunto dal mito, dalla letteratura, dalle religioni e dalla vita reale. Con agilità, si muove fra l’autorappresentazione e la fotografia di paesaggio, adottando uno sguardo che è spesso introspettivo e personale, ma abbastanza stratificato e potente da stimolare l’inconscio e la memoria silente di chi guarda, cosicché alla fine le sue immagini diventano immediatamente familiari anche quando ci raccontano posti lontani e storie sconosciute.

Mirabilia, ph Silvia Camporesi

Le abbiamo chiesto di raccontarci le sfide e le possibilità offerte dalla pubblicazione di una monografia antologica, che nel suo caso rappresenta il punto di arrivo dopo vent’anni di carriera, e probabilmente anche quello da cui ripartire:

“Il progetto nasce dalla proposta dell’editore Danilo Montanari. È stata per me l’occasione di rivedere tutti i miei lavori, di farne una selezione ragionata, realizzando che lavoro nella fotografia da quasi vent’anni! Il titolo segnala il legame con le mie origini: sono laureata in filosofia e la mia tesi fu proprio sul Tractatus di Wittgenstein. Rivedendo i miei lavori, che cominciano dai primi anni 2000 ho provato sentimenti altalenanti, ma tendenzialmente ho continuato a riconoscermi in ogni progetto, anche a distanza. Ho riconosciuto il metodo di lavoro, la ricerca che porta alla finalizzazione di ogni progetto.”

Stato nascente, ph Silvia Camporesi

Una presentazione che è anche un ritorno a casa perché, racconta Silvia “con i ragazzi di Spazio Labo’ ho costruito un rapporto negli anni attraverso vari workshop, tenuti nella loro prima sede e altre presentazioni. È come una famiglia dove tornare ogni volta”.

Per gli affezionati di Spazio Labo’, è prevista una lectio magistralis con Silvia Camporesi, sulla sua ricerca, dalle ore 17,30 di venerdì 1 marzo.

Qui il programma completo della giornata.

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