Giovanni Frasconi è nato a Prato, ma ora risiede stabilmente a Bologna. Nella vita ha costantemente una matita in mano e vede le persone come colori. Ha sempre cercato quella strada che gli permettesse contemporaneamente di disegnare e di fare qualcosa di utile per la società.
Ora sta lanciando un nuovo progetto, “Come se tu ci fossi ancora”, tutto dedicato al mondo inarrivabile delle donne, alla loro forza e alla loro tenacia soprattutto nei momenti più difficili.
Parto da una cosa che mi ha incuriosito: in tutti i tuoi profili social c’è un continuo richiamo alla parola “Verde” (GiovanniFrasconiVerde – VedoVerde). Come mai? Non dirmi che è solo il tuo colore preferito..
“Un po’ sì, è vero, devo ammetterlo. Da piccolo pensavo: ‘Se un giorno diventassi un artista, mi vorrei chiamare col nome di un colore’. E da quel momento per me tutte le persone sono dei colori: le caratteristiche di ogni colore si rifanno ad un certo carattere, e viceversa. Io mi sono sentito sempre molto’ verde’. Adoro stare a contatto con la natura, ne sento sempre un grande bisogno”.
Di solito come decidi cosa disegnare? Ti fai ispirare da musica, fotografie, situazioni quotidiane?
“Io guardo moltissima pittura e fotografia. Due miei punti di riferimento sono Schiele, per la forma e la postura dei corpi, e il fotografo Ryan McGinley, di cui apprezzo molto l’utilizzo che fa dei corpi nelle foto. Poi, in generale, sono sempre ispirato dalla quotidianità, da quello che vedo intorno a me, quello che mi succede, come si comportano le persone. Anche il calore dei miei rapporti interpersonali mi aiutano a definire il mio percorso come illustratore”.
Come hai cominciato?
“Io vengo da una famiglia che mi ha fatto innamorare subito dei musei. Sono sempre stato in mezzo all’arte. Mio padre, nonostante la sua carriera da ingegnere, ha sempre disegnato per conto suo ed è molto bravo. Io, dopo la mia pessima esperienza in una pessima scuola da geometra, ho deciso di seguire il mio istinto e sono andato a fare arte all’Accademia. Allo stesso tempo ho notato che la vita da artista accademico non faceva per me. Così mi sono costruito una via alternativa, per trasformare la mia passione in lavoro: ho trovato il mondo dell’illustrazione e l’ISIA di Urbino, una scuola di grafica editoriale. Lì ho trovato il giusto compromesso tra il disegno e un prodotto per la società”.
E ora? Parlami del tuo nuovo progetto
“Da questa estate sto lavorando a qualcosa di nuovo: si chiama “Come se tu ci fossi ancora”. La mia idea è quella di un libro che sia un omaggio alle donne. Ho cominciato ad immergermi nel mondo femminile per cercare di capire il punto di vista della donna: ho letto poetesse e artiste, fra cui un diario meraviglioso di Etty Hillesum. E’ un universo molto complesso, che noi uomini difficilmente capiremo del tutto, e che ho voluto esplorare soprattutto per valorizzarlo. Tutto il lavoro è incentrato sulla memoria e sulla forza di reagire. Il mio intento è quello di raccontare sia la sofferenza delle mancanze, o la malinconia, e allo stesso tempo la forza e il coraggio di ripartire e ricominciare.
Non c’è una narrazione vera e propria. C’è un insieme di illustrazioni e parole, come se fossero pensieri di un percorso interiore, o magari citazioni di libri estrapolati e associati ad un disegno.
Per questo lavoro ho deciso di allontanarmi momentaneamente dal digitale, per tornare alla matita e alla scrittura a mano. Questo proprio perché vorrei dare sia l’idea dello schizzo, del pensiero estemporaneo buttato su carta, sia l’idea del diario personale.
Per ora è un work in progress, c’è solo un piccolo librettino che si può acquistare. Il mio desiderio però è quello di farci un libro completo e ricco”.
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