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As CHEAP as POSSIBLE. Tre anni di street poster art in un libro

25-01-2023

Di Noemi Adabbo
Foto di Margherita Caprilli

Una selezione degli interventi di arte pubblica realizzati tra il 2018 e il 2021 tra guest artist, call for poster e progetti speciali.

as CHEAP as POSSIBLE è il secondo libro di CHEAP e raccoglie tre anni di poster art.

Piccola digressione per chi davvero non si fosse mai imbattuto in uno dei loro interventi alias non deve essere ancora incappato nei portici del capoluogo emiliano, altrimenti non si spiega: CHEAP è Sara Manfredi, Sonia Piedad Marinangeli, Elisa Placucci e Flavia Tommasini, un collettivo di public art di indagine pubblica e sociale che con sguardo critico e intervento costante dal 2013 tratta temi forti e scomodi dello spazio urbano e non, affiggendone i poster per la città.

La carta porta su di sé la responsabilità di essere stata scelta come strumento, a primo acchito effimero, ma l’approccio è talmente irriverente, analitico nonché satirico che l’effetto e l’impatto arrivano e rimangono. Mantra è l’equilibrio tra pratica curatoriale e attivismo per sollecitare sempre di più narrazioni contemporanee sullo spazio pubblico tramite il format principale del festival, al quale hanno preso parte artisti per interventi site-specific, e lanciando numerose call for artist.

È già aperta quella del 2023 ed è rivolta a tutti coloro che vogliono proporre progetti di Poster Art che andranno affissi nello spazio pubblico. La partecipazione è gratuita e può avvenire singolarmente o in gruppo. C’è tempo fino al 7 luglio 2023. Qui altre info.

Il festival, a lungo cavallo di battaglia del collettivo, ha fatto il suo tempo per lasciare spazio a nuove modalità interventiste, tra cui, l’ultima, in forma editoriale: i muri di Bologna che han portato le effigi marcate CHEAP sono stati raccolti in quattro macrosezioni nel libro as CHEAP as POSSIBILE. Ed è per questo che abbiamo incontrato il collettivo, per farci raccontare com’è avvenuta l’evoluzione da poster a pagina, da misura d’uomo a portata di mano.

Com’è nata l’idea di raccogliere quello che è stato il vostro operato nei tre anni intercorsi tra il 2018 e il 2021?

«Per il tipo di lavoro che fa CHEAP che è assolutamente temporaneo e impermanente dentro lo spazio pubblico, per noi era importante riunire in un libro parte degli interventi che abbiamo realizzato in questi ultimi anni e tirare alcuni fili all’interno della trama che ha portato il progetto a cambiare nel tempo e a rendere questa esperienza quello che è oggi».

 

A proposito di raccogliere, come siete riuscite a condensare la miriade di tematiche che avete affrontato in questo lasso di tempo in quattro macroaree nelle quali il libro è suddiviso? Parlateci di questo sviluppo e dei punti cardine di ciascuna tematica affrontata.

«A partire dalla lettera pubblica che annuncia il cambio di formato da festival a laboratorio permanente, la pubblicazione si sviluppa in quattro sezioni tematiche: Yes, it’s fucking political è uno statement sullo spazio pubblico come luogo di lotta; A place called public apre una riflessione sul contesto urbano e sullo spazio pubblico in cui si collocano le pratiche artistiche di CHEAP e dell* artist* con cui lavora; Feminism is now propone una carrellata di progetti di arte femminista di strada; Call for artists riunisce il meglio dell’esperienza di riappropriazione collettiva dello spazio urbano realizzata attraverso lo strumento della call internazionale rivolta ogni anno a chi si occupa di linguaggi visivi contemporanei».

Quale pensate, se c’è, sia la più rappresentativa per sezione?

«I testi, in italiano con testo a fronte in inglese, sono accompagnati dai migliori scatti dell’enorme archivio di street photography di CHEAP: tra gli altri, documentano i progetti realizzati con Tania Bruguera, MissMe, Guerrilla Spam, Ivana Spinelli, MP5, Testi Manifesti, Gianluca Vassallo, Sara Leghissa, Muna Mussie, To LeT, il Campo Innocente e School of feminism, oltre agli interventi più iconici come La lotta è FICA, Her name is revolution, Nella notte ci guidano le stelle. Nel libro sono presenti anche quattro testi critici, scritti per CHEAP da Fabiola Naldi, storica dell’arte, critica e curatrice; Piersandra Di Matteo, studiosa, drammaturga e curatrice nel campo delle arti performative, attuale direttrice artistica di Short Theatre (Roma); Ilenia Caleo, performer, attivista e ricercatrice indipendente; Simone Sbarbati, docente di comunicazione, scrittore e direttore di FrizziFrizzi».

Sabato 3 dicembre si è tenuta la prima presentazione presso la chiesa sconsacrata di San Mattia che ha visto gli interventi di Fabiola Naldi e Maysa Moroni: com’è andata? Lo scambio col pubblico è stato interessante e foriero di altre idee?

«Incontrare e tessere alleanze fa parte un po’ del nostro intendere CHEAP come un progetto sempre in movimento, nomade e mai fisso. In questo ultimo anno abbiamo partecipato a decine di incontri e presentazioni del nostro libro in diverse città di Italia. Da una parte è emozionante vedere quante persone – anche fuori Bologna – vengono colpite dal nostro lavoro, dall’altra parte è sicuramente un modo per avere nuovi stimoli, conoscere realtà diverse e capire come le nostre pratiche possano contaminare ed essere contaminate. Bologna poi è da sempre la nostra città di elezione, dove siamo nate e continuiamo a lavorare per scelta, quindi presentare il nostro lavoro qui è stata un’occasione speciale».

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