...E Altre Storie

Bolognina $ex-Tape. I quartieri underground raccontati da @lecosechevedi

30-12-2024

Di Beatrice Belletti
Foto di Alberto Azzara

Immagina, se Kerouac avesse passeggiato tra i vicoli del ghetto ebraico, o Hemingway si fosse seduto ad un bancone del Pratello invece che a Montparnasse? Quali sapori e odori avrebbero sentito? Quali sguardi avrebbero incrociati e in quale live club avrebbero annotato i pensieri, sigaretta e whisky tra le labbra?

Oggi inauguriamo una nuova rubrica, un lavoro inedito curato per noi dall’artista Alberto Azzara, noto su instagram con il nome @lecosechevedi. A metà strada tra Tondelli e Bukowski, il flusso di coscienza di Alberto ti porterà a riscoprire Bologna e i suoi quartieri, in pieno stile beat generation 2.0.

Tra l’asfalto e i riflessi, tra il sesso e la poesia, i pensieri liberi di Alberto non conoscono censura o limiti, inciampano sui sanpietrini e si arrampicano sulle arcate dei portici bolognesi, e le sue fantasie sono l’echo della nostra generazione.

Non solo parole, ma anche immagini, con lo sguardo che restituisce i percorsi familiari e quotidiani, tra le insegne dei tabacchi e i fondi dei bicchieri, il fascino decadente e un nuovo inizio della città che abitiamo e raccontiamo, la rubrica di @lecosechevedi si apre in Bolognina.

Capitolo 1: “Bolognina $ex-tape”

“Guardo se le tue finestre sono chiuse mentre gli autobus non passano ci sono lavori in corso sulle mie coronarie affaticate dalla settimana. Facciamo l’alba di lunedì come non esistesse la vita vera che ti spezza le caviglie sui tacchi alti come stripper meno sciolte e non lo eri nemmeno tu la prima volta in dark room.

Hai scoperto che ti piace ballare in una gabbia un non so che di animalesco e sensuale come le tue calze a rete mentre non ti posso raggiungere e solo le lingue si sono avute davvero poi ci leggiamo versi che sanno di sesso e sento il tuo calore dalla tua voce al basso ventre con un piede in bocca chiamo il tuo nome che suona liberatorio come quando tornavo in bici sbronzo e chiudevo gli occhi sapendo perfettamente dove andare lungo Fioravanti e strade rimaste incontaminate con quella purezza delle birre in lattina pagate due spicci bevute di fretta in club grossi come stanze e cocktail fatti ad occhio scazzando le dosi aumentate per farci cantare canzoni che suonano come manifesti e scritte sui muri che sembrano poesie per amori perduti nella nebbia o che non sono mai esistiti estinti dai forse sbiaditi e pallidi come bambini vittoriani anche noi non abbiamo mai visto la luce spuntare da un cantiere di un lago artificiale più simile a pozzanghere che livellano l’asfalto e ti perdo nei riflessi di una tabaccheria che ha finito le tue sigarette prima del weekend.

Ubriachi in un vicolo mi disegni un atomo sui miei jeans usati che ora puzzano di popper e di presa bene in posti improbabili ricorrenti come i tuoi occhi ebbri che mi cercano mentre ti sciogli in un bagno sporco del centro dove pippi un ribecchino per riuscire a scopare quando torneremo a casa dopo l’Ex centrale e farlo intensamente come se fossimo ancora sobri esaltando la notte con i tuoi capelli scuri che riflettono il buio e illumini tutto quando barcolli leggera sui tuoi piercing senza perdere la fotta. Scopiamo lenti e ci svegliamo di fretta per farla durare.”

-Alberto Azzara

Condividi questo articolo