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Una vita in analogico. Contróra Vini recupera le tradizioni dei nonni con le sue etichette illustrate

13-12-2019

Di Salvo Bruno

È cosa nota e giusta dire quanto Bologna sia un cantiere di creatività a cielo aperto, un grande tavolo da ping-pong tra idee. Talvolta, bisogna ammetterlo, sembra proprio che una qualche entità superiore si diverta a unire esperienze e persone come puntini per vedere cosa ne esce fuori, per poi esclamare, alla fine, un sonoro e soddisfatto “Soccia!”.

Mettiamo caso che la sopracitata entità abbia anche una particolare dedizione per il buon vino e una passione per l’arte, e che abbia esclamato la stessa cosa vedendo nascere il progetto Contróra Vini, nato dalla volontà di recupero di alcuni tipi di vini, tra i più rappresentativi del Sud Italia, nonché dalla passione e l’esperienza di Antonio Ciavarella e dalla creatività dell’illustratrice Serena De Carolis, due bolognesi d’adozione ma dal dna pugliese (quello del Gargano, per l’esattezza).

Lei è una giovane illustratrice con un percorso che abbraccia l’Accademia di Belle Arti a Roma, la magistrale in Arti Visive a Bologna e un master in Illustrazione alla Scuola di Comics a Firenze. Varie collaborazioni ed esperienze lavorative e varie città ma Bologna resta, ormai da qualche anno, la città prediletta in cui lavora stabilmente.

Antonio è uno dei pilastri de La Confraternita dell’uva locale che domani, 14 dicembre, festeggia il suo terzo compleanno (ve ne abbiamo già parlato qui). Una laurea in giurisprudenza e un master alla Bologna Business School, un ragazzotto dai capelli rossi a cui l’esperienza e la vocazione per i vini hanno ispirato il progetto Contróra, l’incrocio tra un progetto vinicolo, un modus vivendi e il suo riflesso in forma di illustrazione.

Li incontro entrambi in un coworking in Strada Maggiore, quartier generale di Serena.

Cos’è esattamente Contróra?

“Letteralmente, la controra è il momento di una tipica giornata estiva nel Sud Italia durante il quale le persone si riparano in casa dalla canicola – mi spiega Antonio – Un lasso di tempo sospeso e fermo che è un sacro divieto da non infrangere, in cui la gente si riposa dal lavoro oppure è attiva tra le mura domestiche, chiacchierando, facendo una qualche attività e bevendo un caffè o un bicchiere di vino; una improduttività impegnata, una sorta di siesta, per così dire.

Nello specifico, è il nome dato al progetto, nato proprio durante una delle mie controre cittadine di pausa dal lavoro. Ed è nata proprio qui a Bologna lo scorso anno, nel 2018”.

Il progetto ha più obiettivi: oltre a quello di raccontare e comunicare il Sud Italia fuori dal Sud Italia attraverso i vini, cerca anche di far innamorare le nuove generazioni delle tradizioni dei nonni. Ma è anche e soprattutto un progetto a futura memoria.

“La generazione dei nostri padri, tanto al Sud quanto al Nord Italia, ha vissuto ‘in analogico’, cresciuta cioè con il contatto tra persone. Le case, come i bar, i caffè e le osterie, da Nord a Sud sono sempre stati i posti dove tutto ciò trovava il suo motivo d’essere. I vini di Contróra, tra le varie cose, vogliono narrare esattamente luoghi e tradizioni di un tempo”. Antonio me lo racconta così, placido ed entusiasta mentre sorseggia un caffè.

Un modo di vivere ‘offline’, diremmo, mentre oggi al contrario è come se la vita scorresse solo online sui social, tra un post e un like. Contróra va controcorrente e vuole sì preservare e far conoscere vini del Sud, ma cerca al contempo di far capire, proprio tramite la riscoperta dei vini e di tutto ciò che ci sta dietro, la bellezza della socialità e la genuinità della lentezza in un mondo ormai iperconnesso e veloce che è tipico delle grandi città.

Continua Antonio: “Contróra ha iniziato il suo percorso con vini pugliesi perché pugliese sono anch’io, ma non è né vuole assolutamente essere un progetto campanilista o locale: anzi, al contrario vuole e deve parlare maggiormente a chi vive la città, che di solito del tempo ha una visione nettamente diversa da chi vive in ambienti lavorativi meno trafficati e più piccoli.

Il fatto che l’idea sia nata a Bologna la dice lunga a riguardo; mi piace pensare che difficilmente sarebbe potuta venirmi altrove. Nonostante sia un centro in forte sviluppo e una delle grandi città del centro-nord Italia, credo che Bologna permetta ancora di vivere una dimensione cittadina meno alienante rispetto ad altre realtà, il che in parte ricorda molto il Sud”.

Contróra, di fatto, è anche una sorta di elogio del tempo, un invito a dargli valore attraverso la condivisione. E per avere una maggiore efficacia, nell’era dello strapotere di Instagram e dei social, non si poteva non appoggiarsi all’immagine. E qui entra in gioco Serena De Carolis.

“Bologna mi dà la linfa giusta e la giusta dimensione” mi dice, mentre mi mostra i suoi progetti per le illustrazioni.

Come nascono le illustrazioni per Contróra?

“La collaborazione e lo scambio con Antonio sono dettati dal fatto che sappiamo quali sono i gusti reciproci. In più, ci conosciamo da davvero tanto tempo.
Quando Antonio mi ha chiesto di creare le etichette per i suoi vini, ho subito pensato di trasportare in forma di illustrazione i vecchi giochi di strada tipici della nostra zona, ormai quasi dimenticati. Ho cercato di ricrearli e riportarli in vita come se avessi fatto un salto nel tempo e avessi scattato una foto a quei bambini di allora”.

La prima illustrazione, infatti, ritrae il gioco Mazzellicchë, detto anche ‘gioco della lippa’, diffuso in molti Paesi nel mondo e di cui ancora oggi si gioca un campionato a Verona. Presto ne arriveranno delle altre.

Contróra è un progetto con dietro una filosofia ben precisa, che parte dal vino e si traduce in immagine; un progetto che scommette su se stesso e sulla tradizione, un invito a “rivoluzionare” un po’ il quotidiano, rallentare nella frenesia della vita moderna.

Riassumendo il concetto con le parole del poeta Franco Arminio:

“Oggi essere rivoluzionario significa togliere
più che aggiungere, rallentare più che accelerare”.

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