Baristi, artisti, buttafuori, etichette, tour manager, fotografi. I live club sono un vero e proprio micro-mondo dove ognuno ha messo piede almeno una volta. Che cosa succede al suo interno ancora non è chiaro, ma c’è chi ha deciso di fare luce sull’argomento.
Ci ha pensato Indie Pride, la prima associazione in Italia a portare avanti con le proprie attività e campagne le tematiche di sensibilizzazione contro sessismo, bullismo e omotransfobia, utilizzando come veicolo e strumento la musica, in collaborazione con KeepOn Live, la prima associazione di categoria dei live club e festival italiani.
Insieme hanno strutturato una lista di domande chiuse e aperte da sottoporre ai live club italiani interessati. L’obiettivo è proprio quello di delineare meglio la situazione attuale sulle problematiche relative a sessismo e omotransfobia nel mondo della musica dal vivo in Italia.
I primi risultati saranno presentati all’Indie Pride Festival in una tavola rotonda a ingresso gratuito il 25 ottobre alle 18,30 al Centro delle Donne.
Un dialogo che coinvolgerà diverse categorie del mondo musicale, oltre a Indie Pride e KeepOn Live: da Shesaid.so Italy, delegazione nazionale di una rete globale di donne che lavorano nell’industria musicale, ai rappresentanti di alcune etichette discografiche e booking, Bpm Concerti e Woodworm, di locali come il Tpo e Hall, uno spazio di musica e arte, Cap10100, e infine Note Legali che si occupa di formazione consulenza legale in ambito musicale.
Il dibattito si inserisce in un quarto più ampio di problematiche che riguardano tutto il mondo musicale. Per citare l’ultima, la polemica su Sanremo Giovani 2020 che vede tra i finalisti selezionati solo 6 donne su 65 artisti (46 uomini e 13 gruppi).
“L’idea del questionario è nata dopo aver visto a Milano lo striscione del Circolo Magnolia: ‘Il locale è aperto a tutti tranne razzisti, sessisti, omofobi e antipatici’ – ci racconta Indie Pride – Ciò ha fatto scattare in noi l’idea di raccogliere dei dati riguardo alla percezione interna dei locali italiani”.
È rivolto allo staff con ruolo gestionale e raccogliere informazioni riguardo alle possibili discriminazioni di genere nella line up, la composizione del team di lavoro, episodi di discriminazione e procedure di sicurezza. È compilabile interamente online in un tempo di 10/15 minuti ma, dove possibile, verrà fatto di persona oppure verrà seguito da una telefonata di approfondimento. Lo potete trovare sul loro sito.
“Bisogna fare sinergia – dice Federico Rassetti di KeepOn Live – Per lo più il pubblico dei locali e festival che rappresentiamo ha la mentalità aperta, curiosa e rispettosa. È anche vero però che vedo abbastanza raramente persone che si definiscono etero e tolleranti frequentare una serata lgbt anche soltanto per la bella playlist o djset o concerto o bersi una birra con una persona di etnia diversa.
C’è della ghettizzzazione, bisogna fare di più per far incontrare questi pubblici diversi“.
Una volta messe in luce le problematiche il lavoro non è finito: si deve agire e ipotizzare una soluzione condivisa. “Il prossimo passo sarà quello di sottoporre a tutti i locali della rete KeepOn Live il questionario, affinché vengano raccolti un gran numero di dati per poter costruire insieme un codice etico e una rete di safe club”.
L’obiettivo di Indie Pride infatti è quello di ampliare la rete di collaborazioni, e che questo codice etico condiviso venga adottato in tutti i club. “Il prossimo 16 novembre avremo il primo grande evento fuori dai confini regionali: salperemo all’Hall di Padova con un evento itinerante per esportare la nostra carta d’intenti. Ad oggi si sta lavorando per affermare questo metodo di lavoro nel resto d’Italia, per farlo conoscere e applicare anche in Europa”.
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