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I vincitori del World Press Photo sotto le stelle del cinema

17-07-2018

Di Laura Bessega
Foto di Adam Ferguson, Ronaldo Schemidt, Anna Boyiazis

Ritratto di ragazza rapita da Boko Haram, Nigeria.

 

Robert Redford si sofferma a guardare le foto in bianco e nero di un paesaggio invernale.

“Tutto molto triste. Non fotografa altro che viali deserti e alberi senza foglie” dice a Faye Dunaway.

“E’ l’inverno” replica lei.

“Non proprio l’inverno. Si direbbe…novembre. Nè autunno né inverno. Ambiguo. Mi piace. Davvero”.

Pollack, regista de “I  tre giorni del Condor”, dedica un lungo minuto all’interno di un film considerato tra i migliori del genere cospirativo e thriller, all’attenta osservazione da parte del protagonista di alcune foto appese nella casa della donna che ha sequestrato.

Me ne parla, durante una chiacchierata, Fulvio Bugani, fotografo, fondatore di Photo Image e vincitore del World Press Photo 2015. Mi racconta che, il giorno dopo averlo visto, prende la macchina fotografica, esce di casa, corre in Montagnola e prova a scattare quegli stessi paesaggi ambigui, i viali spogli, le panchine e gli alberi senza foglie. La passione per la fotografia arriva quando meno te lo aspetti. E quando ci credi e lavori sodo, ti può portare molto lontano. Come vincere uno dei più prestigiosi premi di fotogiornalismo al mondo e come portare quel premio nella tua città.

Stasera alle 21:45 in piazza Maggiore per la rassegna Sotto le stelle del cinema, ci sarà per la prima volta una serata interamente dedicata alla fotografia con il World Press Photo. Le immagini vincitrici, altra novità assoluta, saranno proiettate e non esposte, come avviene invece  nelle altre 102 città dove gira il premio, sparse in tutto il mondo.

Josè Victor Salazar Balza prende fuoco in mezzo a violenti scontri durante una protesta contro il presidente Maduro a Caracas, Venezuela.

Alla presentazione, insieme a Fulvio Bugani, saranno presenti Gian Luca Farinelli, direttore della Cineteca, e Lars Boering, direttore della World Press Photo Foundation. La serata è stata sponsorizzata da Canon.

Otto categorie, quarantadue fotografi, ventidue paesi. In mezzo a questa internazionalità sono presenti cinque italiani:

  • Giulio Di Sturco con il lavoro More Than a Woman
  • Fausto Podavini con il lavoro Omo Change
  • Luca Locatelli con il lavoro Hunger Solutions
  • Alessio Mamo con il lavoro Manal, War Portraits
  • Francesco Pistilli con il lavoro Lives in Limbo

Questa sera i primi tre ci presenteranno i loro lavori, ci parleranno dei loro progetti e di tanto altro. Questa sera non andremo a vedere una lunga sequenza di immagini che raccontano una storia ma vedremo tante storie, potenti e reali, condensate ognuna in una sola immagine.

L’inaspettato abbinamento che inserisce la fotografia in una rassegna cinematografica nasce nel 2015, dal legame tra Farinelli e Bugani. Quando quest’ultimo vince il World Press, è invitato dal direttore della Cineteca sul palco di piazza Maggiore insieme a due grandi nomi della fotografia italiana, Mario Dondero e Nino Migliori. La serata è un successo e l’idea è portare tutto il premio a Bologna. Ci riescono l’anno scorso, ma in un tempo ridotto prima della proiezione del film.

Quest’anno possiamo guardare un anno di fotogiornalismo mondiale comodamente seduti tra la chiesa di San Petronio e Palazzo Re Enzo, pensando alle parole di Bugani : “la cultura non è un bisogno primario dell’uomo, ma se riesci ad educare le persone, fin da piccole, puoi cambiare le cose, puoi cambiare le generazioni”.

Tradizionalmente, le donne nell’Arcipelago di Zanzibar sono scoraggiate a imparare a nuotare, principalmente a causa della restrizione da parte di una cultura islamica conservativa e dell’assenza di costumi da bagno sobri.

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