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La Cirenaica e un panino al prosciutto. I quartieri underground raccontati da @lecosechevedi

24-06-2025

Di Redazione
Foto di Alberto Azzara

Continua la nostra nuova rubrica, un lavoro inedito curato per noi dall’artista Alberto Azzara, noto su instagram con il nome @lecosechevedi. A metà strada tra Tondelli e Bukowski, il flusso di coscienza di Alberto ti porterà a riscoprire Bologna e i suoi quartieri, in pieno stile beat generation 2.0. Non solo parole, ma anche immagini. Dopo la Bolognina, San Donato, il centro storicoSaragozzaSan Vitale, Santo Stefano, si continua con la Cirenaica.

CAPITOLO 7:  LA CIRENAICA E UN PANINO AL PROSCIUTTO

Ti ho amata da quando ti ho vista in quei baretti rimasti fermi al socialismo dove suonava musica elettronica come fosse uno slogan politico urlato ad un rave o ballato ad una manifestazione. Avevi idee simmetriche come il tuo viso con i piercing su entrambe le narici quando ti ho fermata tra un camparino e uno scooter mentre ubriaco provavo a rievocare se ti avessi ballato sulla guancia o se lo avessi solo fortemente voluto vaneggiando con il tuo sapore che cambia solo dopo le due di notte o nei mesi dispari che destabilizzano i tuoi strani equilibri irrequieti. Mi hai spiegato che la Cirenaica è a sé nell’anima e gira ad un tempo tutto suo come vecchie insegne Lottomatica o le canzoni di Battiato che ascoltavamo al mattino dopo aver fatto felicemente schifo. Facevo colazione con la tua saliva mentre in mutande stendevi tre botte di keta su un vetrino verde ipnotico come le coreografie che fanno le croci delle farmacie. Siamo passati dal Bar Tito per vedere tutti quei personaggi mistici che abitano il quartiere come fosse una provincia e ritrovare quell’arte di arrangiarsi ricercando il bello anche dove di bello non c’è un cazzo ma quella mattina era chiuso e l’ho amato ancora di più. Uscita da un bagno lurido desideravi la coca come si fa con un panino al prosciutto che mi fa pensare stranamente alla tua pelle chiara con lo stesso dolce profumo mentre ridiamo delle nostre voglie così assurde e in un qualche modo compatibili. Mentre questa lentezza mi fa ricordare il mio passato con tutte le sue controversie e quella voglia di rivalsa pari ai piccoli quartieri che rivendicano la loro autonomia fatta di bisogni essenziali quel tanto che basta per essere autosufficienti e felicemente ingenui. Alla fine con te non serve cercare di far capitare le cose che in una sera ne concentriamo tre impezzandoci tutti e finiamo devastati a casa tua con la stanza inebriata dal diffusore di oli essenziali per cui starnutisco. O forse è l’ennesima sera che ho confuso e non ti ricordo.

-Alberto Azzara

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