Se chi legge fa parte dei sette miliardi di terrestri, conoscerà di sicuro la storia di quel maghetto che rimane orfano di entrambi i genitori per colpa di un potente mago oscuro, che gli ha inferto una cicatrice a forma di saetta sulla fronte come monito della sua maledizione. Quel maghetto e le storie che ruotano intorno a lui sono ormai eredità mondiale, fissate per bene nell’immaginario comune di ogni età. Talmente tanto bene (il fantasy tira un sacco, è assodato) che ormai non ci si limita più a partecipare ai raduni dei fan, fare il cosplayer ai vari comicon o volare a Londra e scattarsi una foto al Binario 9 ¾.
No, troppo banale. E ancora troppo babbano.
Quindi, semplicemente, perché non cercare qualcuno per creare una squadra di Quidditch?
Sì, è vero, le domande da beota e le battute si spendono a iosa, non senza una risatina in omaggio. “Ah, figo. Ma quindi volano pure?”, “Cioè, ma corrono con una scopa tra le gambe, saranno mica normali” “ma il boccino è un drone?”. Almeno finché non si conosce e si entra in contatto con ragazzi convinti e ben organizzati come gli Hinkypunks, la squadra dell’associazione sportiva dilettantistica Bologna Quidditch.
A scoprire e sentir parlare dell’esistenza del quidditch nella realtà, si può avere la stessa sensazione di quando si assaggia un cibo nuovo e mai visto prima. Magari ci piace, l’abbiamo conosciuto e assaporato solo adesso, eppure c’è da tempo. Venire a conoscenza di questo mondo implica affacciarsi su una realtà sportiva nuova, fresca e ancora in evoluzione, sganciata da logiche e meccanismi utilitaristici che talvolta regolano altri sport. È frutto di un esperimento ben riuscito, chiamiamolo pure così, che ha già alle spalle una sua piccola storia che lo rende unico.
Quello che Alberto Nicolini, presidente dell’associazione Bologna Quidditch e capitano della squadra felsinea, ci spiega è uno sport ibrido che nasce oltreoceano già nel 2005, nel contesto da college americano, dall’incrocio tra il rugby, il dodgeball, la pallamano e altre discipline, ma che in Italia approda solo nel 2012, anno in cui si diffonde ampiamente anche nel resto d’Europa, e che da Roma e Milano si propaga poi da nord a sud dello stivale.
Nella nostra città arriva solo nel 2014, consolidandosi negli anni con la squadra Hinkypunks Bologna Quidditch che sempre più porta a casa partecipazioni a vari tornei. Cresce la squadra, cresce il numero dei giocatori e a luglio 2017 si fonda l’associazione, dando una direzione più seria e decisa alla squadra.
Dinamico, di contatto (con blocchi, placcaggi e chi più ne ha più ne metta), misto (vede scendere in campo fianco a fianco sia ragazzi che ragazze), che intreccia tra loro in modo dinamico differenti ruoli con differenti compiti. Un portiere con l’obiettivo di fare goal con la pluffa assieme a tre cacciatori, due battitori che si contendono i bolidi con gli avversari e tolgono temporaneamente dal gioco chiunque venga colpito, un cercatore che deve letteralmente catturare un boccino dallo scalpo attaccato ai pantaloncini di un ufficiale di gara super partes che si difende fisicamente. Tre anelli per lato del campo in cui fare goal, da un lato o dall’altro.
Molto importante la competizione, ma anche il terzo tempo prima, durante e dopo ogni partita. Se c’è una cosa che caratterizza in particolar modo la specialità del quidditch, è che a prescindere da genere, fisico, abilità, atleticità e altro, ognuno riesca a trovare il proprio posto.
Uno sport a tutti gli effetti, gestito da un’associazione internazionale (International Quidditch Association) e da quelle dei singoli paesi in cui il quidditch è diffuso, con regole ben precise e fatto anch’esso di campi da gioco, arbitri, un regolamento, cartellini, falli, portieri e squadre. La differenza rispetto ad altri? Una scopa tra le gambe per tutta la durata della partita (il che già lo rende non proprio facile, dovendo giocare con una sola mano), degli anelli su delle aste ad altezze diverse e l’uso di alcuni termini per indicare ruoli e strumenti del gioco, come pluffa, bolide, boccino e cercatore, gli unici elementi che lo legano e ricollegano al vero quidditch nato dalla penna e dalla fantasia di J.K. Rowling.
Le cose che sorprendono di più di questo gioco, oltre al fatto che in sé sia cosa reale e concreta, sono il regolamento che conta più di 200 pagine, già oltre la nona edizione e aggiornato ogni biennio, e la quantità di tornei nazionali e internazionali negli anni passati, di cui molti disputati, tra l’altro, anche in Italia. Come la European Quidditch Cup IV a Gallipoli, in Puglia, alla quale gli Hinkypunks hanno partecipato insieme ad altre squadre italiane ed estere, o la Quidditch World Cup (il mondiale, ci sono proprio le squadre nazionali) svoltosi a Firenze lo scorso giugno che vedeva la partecipazione di 29 nazionali da tutto il mondo. O la Coppa Italiana 2019 degli scorsi 6 e 7 aprile 2019 a Brindisi, in cui i nostri hanno giocato per il titolo di Campioni d’Italia.
Nel weekend del 10 e 11 maggio invece, la squadra bolognese sarà uno dei due team italiani qualificati che volerà in Belgio, precisamente ad Harelbeke, per disputare l’European Quidditch Cup 2019 (una sorta di champions league del quidditch) con le altre 31 migliori squadre d’Europa.
Nel Bel Paese, come spesso accade per le novità da esportazione, il Quidditch deve ancora fare strada affinché venga considerato uno sport a pieno titolo; la forza, la volontà e le capacità di spiccare da parte degli Hinkypunks non mancano di certo.
Qualora la curiosità fosse più forte del pregiudizio, date un’occhiata alla loro pagina facebook e poi andate a guardarli mentre si allenano tra il campo sportivo all’Arcoveggio (via di Corticella) e il giardino della Lunetta Gamberini. Solo, non aspettatevi di trovare bacchette magiche e sentire incantesimi in latino, né tantomeno di vedere scope svolazzare per aria o mangiamorte arrabbiati che fanno irruzione scagliando anatemi.
È giusto avvisare, perché forse resterà deluso o spiazzato chi si troverà davanti i sorrisi e il sudore di una bella squadra che, tutto sommato, gioca a divertirsi non dimenticando una buona dose di sana competizione.
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