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Papà, che cos’hai letto sul giornale? Alfredo Carlo ci racconta la sua rassegna stampa per bambini

18-12-2020

Di Luca Vanelli
Foto di Rassegna stampa per bambini

S’io fossi padre, ogni mattina vivrei con il terrore di dover spiegare a mio figlio cosa sta succedendo nel mondo. Quante persone possono permettersi il lusso di trovare il tempo per rendere comprensibile la realtà a dei bambini?

Fortunatamente a un certo punto il piccolo Isaac ha iniziato a chiedere a suo papà, durante la colazione, cosa aveva letto sul giornale. E fortunatamente suo papà è Alfredo Carlo, che di professione fa il facilitatore grafico e che per rispondere a suo figlio ha dato vita a Rassegna stampa per bambini.

In cosa consiste?

Ogni mattina presto, Alfredo si mette alla scrivania per fornire la rassegna stampa pronta per colazione, con l’intento di stimolare un confronto tra genitori e figli. Un’immagine evocativa e un breve testo riassumono le notizie più rilevanti del giorno e forniscono uno stimolo per i bambini a chiedere maggiori informazioni e agli adulti un’opportunità per spiegare e interagire. La condivide su Telegram, Instagram, oppure tramite una newsletter.

Ho contattato Alfredo per capire come facesse a non essere tremendamente terrorizzato come me. Come sempre abbiamo parlato anche di tanto altro: l’eccesso di notizie che ci sorbiamo tutto i giorni, il suo passato da writer e come si immagina Bologna raccontata in un’immagine.

In un mondo così caotico, un genitore può essere spaventato dall’incapacità di raccontare il mondo in maniera semplice?

“Sì, ma questo non deve scoraggiare. Penso che la vera utilità di una iniziativa come questa stia nel non nascondere ai bambini e ai più piccoli che esistono delle cose, anche complesse e complicate. Cercare di metterli al corrente e fornire loro una serie di strumenti, mentre si dialoga, affinché comincino a creare una loro curiosità che poi pian piano diventerà una loro opinione”.

Come si approccia la complessità con i bambini?

“Forse riesco a spiegartelo meglio con un esempio. Tempo fa ho scritto del vaccino che ha fatto alzare le borse. A quel punto mio figlio si è chiesto cosa fosse la borsa. E così non abbiamo parlato del vaccino, ma è nata la possibilità di dialogare su cosa sia un titolo in borsa, come funzionano e via dicendo.
Ora lui ha un pezzettino di informazioni in più per cominciare a creare il suo tassello di realtà, man mano che cresce. Il mio sogno è che piano piano costruisca una cassetta di informazioni che lo aiutino ad orientarsi nel mondo, in maniera graduale, senza sovraccaricarlo”.

 

Questo non è il tuo primo lavoro “uno al giorno”. Che valore aggiunto pensi possa avere questa modalità?

“Per me questa modalità è sempre stata uno stimolo a tenere insieme qualità, varietà e coerenza: questi elementi non sempre coesistono e non sono facile da far coesistere”.

Scegliere solo cinque fatti deve essere estremamente faticoso. Come ti orienti nel mare magnum delle notizie mondiali e con quali criteri ti sforzi di filtrare la realtà?

“Mi sto rendendo conto che non sempre è facile rompere la monotonia e la ripetitività di certi argomenti, vedi ad esempio le elezioni americane che hanno dominato per diverse settimane a livello mediatico.

Ogni giorno quindi la sfida diventa duplice: da un lato esplorare le sfumature della stessa notizia che si ripete e dall’altro di andare a scovare notizie che rimangono nell’ombra”.

 

Riguardo il sovraccarico di notizie, di recente ho letto un libro che si chiama Smetti di leggere notizie di Rolf Dobelli. In maniera leggera si cerca di far capire che oggi dovremmo smettere di seguire ogni singolo fatto che avviene nel mondo, perché non è sostenibile per un essere umano a livello cognitivo ed emotivo (e tanto altro).

Esistono anche nuove concezioni di giornalismo basate sulla lentezza e sull’ecologia di notizie, come nel caso di “Slow News”. Secondo te abbiamo un problema con l’eccessivo numero di notizie?

“Sicuramente. C’è una sovrabbondanza di notizie, sia in termini di qualità che in termini di quantità. Anche da qui nasce la mia volontà di selezionare solo cinque notizie: quali sono le cinque su cui vale la pena focalizzarsi oggi? Prima di iniziare la rassegna facevo già un lavoro di selezione rapido quando mio figlio mi chiedeva cosa avevo letto nel giornale. E in quei momenti selezionavo le due o tre che mi ricordavo di più e che valeva la pena raccontargli”.

Nella tua bio si legge: “I always struggled between the concept of vandalism and graphic design. In some way I started from one to get to the other, and they always lived together in my life journey. It’s kind of my Dr. Jekyll and Mr. Hyde secret” (Mi sono sempre destreggiato tra il concetto di vandalismo e il design grafico. In qualche modo sono partito dall’uno per arrivare all’altro, e hanno sempre vissuto insieme nel mio percorso di vita. È un po’ il mio segreto alla Dr Jekyll e Mr Hyde”).

Visto che hai un passato da “graffitaro”, qual è il sottile confine che esiste tra decoro e indecoro urbano?

“Il confine è molto molto sottile e penso che sia affidato alla coscienza e alla sensibilità di ognuno nel momento in cui compie una azione. Il graffito ovviamente è un’imposizione, è una azione che qualcuno decide di fare. E questa azione, come tutte le altre, può essere compiuta tenendo in considerazione il contesto e la reazione che si può generare oppure fregandosene. Secondo me il sottile confine sta lì.

Nel momento in cui sei la persona che muove la mano, ti stai rendendo conto di tutto quello che significa quella azione? Oppure no? Te lo stai chiedendo o non te lo stai chiedendo?”.

Da quanto vivi a Bologna? Se avessi 60 secondi, come la riassumeresti in un’immagine?

“Vivo a Bologna da venticinque anni, sono venuto a studiare qua. Nelle sfide a tempo sono per le ipersemplificazioni, quindi se penso a una Bologna ipersemplificata mi viene in mente una immagine con tante nuvolette, come i baloon dei fumetti, di dimensioni diverse che si uniscono, si sovrappongono e che raccontano un sacco di storie diverse.

Credo che Bologna sia ancora una città aperta e cordiale, che ospita tanti racconti e persone che hanno ancora voglia di parlarsi a vicenda”.

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