Si è conclusa da poco l’undicesima edizione del Robot Festival, festival internazionale di musica elettronica e arti visuali, che l’associazione Shape organizza ogni autunno dal 2008, scegliendo location d’eccezione e portando in città artisti capaci di trasformare Bologna in una piccola Berlino.
Il 12 ottobre siamo state nella prima location che ha accolto l’evento, Palazzo Re Enzo, dove tra sala Re Enzo ed il Salone del Podestà si sono alternati artisti e realtà come Project-To e Seeyousound che hanno portato sonorizzazioni live video di alcune scene tratte da capolavori del cinema sperimentale degli anni 20 e 30 e 20 tra i migliori videoclip del 2018 plasmati in un unico cortometraggio.
Nel Salone del Podestà si sono invece esibiti Dorian Concept, compositore, produttore e tastierista austriaco che ha portato un mix di sonorità jazz, funk, hip-hop ed elettroniche, e l’australiano Francis Inferno Orchestra. Hanno creato un bellissimo contrasto tra gli affreschi antichi del salone e le sonorità contemporanee e a tratti molto minimal.
Le serate del 25 e 26 ottobre si sono invece svolte tra la Ex-Gam, luogo che ha fatto la storia dell’arte italiana del 900, ‘casa’ delle settimane internazionali della performance che negli anni 70 portarono a Bologna personaggi come Marina Abramovic; e le architetture industriali del nuovissimo spazio DumBo dove si è tenuto il closing party.
Un appuntamento che ha confermato, da un lato, la sua vocazione globale, dall’altro la grande attenzione per i talenti italiani di fama internazionale e per le giovani realtà bolognesi che continuano a fare della città un riferimento obbligato per chi ama la ‘musica del futuro’.
Alla Ex-Gam la sera del 25 ottobre, tra le sale Indaco e la Sala Main, si sono esibiti Tolouse Low Trax, fondatore e resident del Salon Des Amateurs, il club di Düsseldorf, il giovane talento Corgiat, vincitore della terza edizione dello Jaeger Music lab, il noto produttore spagnolo John Talabot e Leon Vynehall, produttore introspettivo, dall’indole narrativa. Non ci siamo perse nemmeno il duo israeliano Red Axes, la produttrice e dj brasiliana Badsista, Moxie e Filibalou.
Per la serata del 26 ottobre, meritano assolutamente una citazione il bolognese Alessandro Cortini, componente stabile della band di industrial rock Nine Inch Nails, che ha dominato la scena nella Sala Main, seguito dai Curses che si sono esibiti in un live, rileggendo la new wave degli anni 80. Nel mentre, nella sala Indaco, si sono esibiti la superstar inglese Andrew Weatherhall, che ha remixato, per fare solo qualche nome, Bjork, Primal Scream e Beth Orton, e Interstellar Funk, amante delle imperfezioni e delle eccentricità associate alla musica analogica.
Nel corso di entrambe le serate, nella Sala Opium ornata con comodi cuscinoni, si sono susseguite le installazioni audiovisive di Quarto Mondo, che hanno creato un’atmosfera molto accogliente, una sorta di dimensione quasi parallela rispetto a quella presente nelle altre sale.
DumBo si è rivelata una location cool e underground, dagli spazi molto ampi, che ha accolto, per concludere in gran stile, gli inglesi 808 State, che hanno scelto Bologna per suonare dal vivo i brani dell’album appena uscito Transmission Suite, e Donato Scaramuzzi aka Donato Dozzy, uno dei dj e producer italiani più importanti in ambito techno.
Quest’anno siamo media partner del festival, qui trovate tutti i nostri approfondimenti
> PASSATO, PRESENTE E FUTURO DEL FESTIVAL INTERNAZIONALE DI MUSICA ELETTRONICA
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