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Il carrozzone di Sanremo in mostra sotto i portici di Bologna

04-02-2020

Di Bruna Orlandi
Foto di Guido Calamosca

Mancano solo poche ore all’apertura del sipario del Teatro Ariston e, mentre gli artisti riscaldano le voci, i fotografi preparano i flash delle loro reflex e io canticchio  trottolino amoroso e du du da da da, sotto i portici di Bologna c’è già un piccolo spazio che parla sanremese: è la Piccola Galleria.

Quando mi è stato proposto di scriverne un articolo, mi aspettavo di ritrovarmi in uno spazio di pochi metri quadri di superficie in cui avrei potuto, anche se non troppo comodamente, bere un bicchiere di vino contemplando le opere attorno a me.

Mi sbagliavo. La Piccola Galleria è talmente piccola da non poter immaginare quanto! Secondo una mia personalissima stima, stiamo parlando della più piccola galleria al mondo: misura pressappoco due metri quadrati ed è una vera e propria vetrina, nel senso letterale del termine.

Giorgia Olivieri, giornalista freelance che collabora con molte testate, tra cui Vanity Fair e Repubblica Bologna, ne cura la direzione artistica e mi racconta spirito e obiettivo del progetto: “È iniziato casualmente perché volevo dare visibilità alle fotografie che ha fatto il mio ragazzo a Sanremo tra il 2017 e il 2019.

Quando Edoardo Schiazza, titolare del bar Rubick, mi disse che voleva fare una galleria nella sua vetrinetta, mi sembrò una bellissima idea. Tempo dopo, vidi che aveva indetto un bando sulla pagina facebook del bar per cercare un direttore artistico che la curasse. Presa dal panico che non mi facesse esporre le foto del mio compagno, mi candidai.

Proprio in quel periodo, inoltre, avevo letto un articolo di Tiziano Bonini sulla lotta (creativa) di classe, in cui si fa una panoramica dei lavori che contribuiscono alla costruzione dell’immaginario e in cui si ribadisce che, se continuano a fare questo lavoro solo le persone che se lo possono permettere, avremo sempre un unico sguardo sul mondo. Questa considerazione mi ha allarmato e mi ha spinto ad agire”.

Nessun mistero, dunque. L’impegnata giornalista, nonché direttrice artistica della Piccola Galleria, sotto quella che con una piccola inversione di parole ha ribattezzato ‘lotta di classe creativa’, intende restituire nuova anima alla vetrina adiacente il bar Rubick, con un precipuo scopo: “esporre solo i lavori dei miei amici, oppure degli amici di amici, dando loro la visibilità che non ricevono attraverso i circuiti tradizionali e creando una lobby alternativa. È un’iniziativa ironica ma serve a mettere in luce una problematica più seria”.

La visibilità è certamente garantita: la galleria si affaccia su via Marsala, strada particolarmente trafficata ed è visibile 24 ore su 24. “Se non è visibilità questa!” aggiunge sorridendo.

È una vetrina per persone raccomandate. Lo dichiaro apertamente e vorrei anche specificare, in tutte le esposizioni, qual è la relazione tra me e chi espone, ossia il motivo per cui un artista si trova lì”.

È così smaccatamente ideata per “raccomandati” al punto che il primo a inaugurare lo spazio, il 20 gennaio scorso, è stato proprio il suo fidanzato Guido Calamosca, i cui scatti saranno in mostra per un mese. Insieme a Giorgia Olivieri ha realizzato due progetti autoprodotti, Fascinator e Chernobyl Souvenir. Fotografo ufficiale del Summer Jamboree e  finalista nel 2017 del Premio Pesaresi, attualmente fa parte del gruppo Elenfant Film Distribution.

L’esposizione di Calamosca, dal tanto evocativo titolo Sanremo Zeitgeist, è lo specchio del paese reale e mostra il caotico ed esuberante carrozzone sanremese che, anche quest’anno, alla sua settantesima edizione, resiste immune alle polemiche e continua a far parlare di sé. Che lo si guardi seduti sul divano con un trancio di pizza in una mano e una birra nell’altra, che lo si commenti attraverso i social o che ci si dichiari pubblicamente e orgogliosamente non interessati, della kermesse canora si comincia a parlare e polemizzare già prima che cominci, ma se sono molti i motivi per criticarlo, altrettanti sembrano essere quelli per seguirlo.

Tanti i personaggi sorpresi dal flash di Calamosca, il cui occhio coglie dettagli buffi e a volte grotteschi che, a parere di Giorgia Olivieri, costituiscono il suo marchio di fabbrica.

Cento scatti (cento precisi, manco a farlo apposta) con cui ci restituisce uno stravagante ritratto del dentro e fuori Ariston“Miss attempate, il sosia di Pavarotti anche se Pavarotti è morto, una sedicente sosia di Liz Taylor, gente che si intervista a vicenda non si sa per quale motivo e una panoramica della vita in quella cittadina, come la focaccia che si mangia per una settimana a pranzo, cena e colazione e poi, ovviamente, la sala stampa”.

Il palcoscenico si intravede ma non è il protagonista perché lì “possono accedervi tutti semplicemente accendendo la televisione”.

Qual è la tua foto preferita?

Sia io che Guido siamo molto legati alla foto che riprende una sedia e il tavolino dove Luigi Tenco ha consumato la sua ultima cena. Ha una vibrazione particolare ed è la foto che personalmente mi emoziona di più. Guido è un minimalista e avrebbe messo in vetrina solo quella foto in formato grande”.

Se ne avessi conosciuto la storia, sarebbe piaciuta anche a me, ma mi sono soffermata sulla più rumorosa Sandra Milo, eccentrica e verosimile al punto che la sua voce stridula sembra possa bucare la vetrina.

A me queste foto divertono e ne volevo di più: dove Guido voleva mettere un unico scatto, io ne ho messi cento. Lui mi ha dato carta bianca per la gestione delle sue quattromila foto e io desideravo qualcosa che stordisse, una traslitterazione del caos che si vive in quella settimana e secondo me è riuscito!”. 

Anche secondo me, tanto che è proprio negli inediti e quasi casuali accostamenti di immagini e situazioni, che si rintraccia il ritmo sostenuto e dinamico della mostra.

L’idea della direttrice artistica è proprio quella di riproporre il sapore vintage delle vetrinette dei negozi di fotografia di un tempo. E Sanremo ci sta a pennello: “lì è tutto squisitamente démodé. Ci sono cose che non si vedono più. Ad esempio, le donne tirano fuori la pelliccia per quella settimana, ci fanno la fila per andare all’Ariston, ci vanno in giro. È un posto dove la pelliccia è totalmente accettata. A Bologna, invece, ti tirano le uova. A me piace il nazionalpopolare e, per chi ama il grottesco, Sanremo è una festa per l’occhio”.

È proprio qui che sento un brivido che mi attraversa la schiena e mi viene subito voglia di ballare la Carrà, facendo un trenino.

Le foto sono in vendita?

“’É tutto in vendita, tranne la nostra dignità!’ Lo avevo scritto su un biglietto ma poi l’ho scordato a casa”.

 

Chi sarà il prossimo raccomandato?

La prossima mostra sarà di Michela Balboni, sempre fotografica. L’ho scelta perché me l’ha raccomandata il suo fidanzato, quindi per me come credenziali sono già sufficienti”.

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