Il potere distruttivo, rivelatore, caustico, ironico delle fake news. Prima di Internet, prima che diventassero strumento di disinformazione di massa nel mare magnum delle notizie che navigano in Rete senza controllo, il collettivo Luther Blissett le utilizzò abilmente negli anni ’90, come strumento artistico e politico, per mettere alla berlina stampa, televisioni e tutto il sistema dell’informazione.
Presentato al Biografilm Festival, Luther Blissett – Informati, Credi, Crepa del regista Dario Tepedino è prodotto dalla bolognese Dadalab. Racconta la storia di un collettivo che ha sfidato, dietro lo pseudonimo preso dall’omonimo calciatore inglese degli anni ’80 apparso come una meteora anche in Serie A, una branca del potere, mettendone a nudo limiti e contraddizioni, con l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica invitando a un maggior spirito critico e a una minore credulità.
Sarà proiettato questa sera, 12 giugno alle ore 21,30, in anteprima mondiale al Cinema Galliera, e in replica il 19 giugno alle 19 al Cinema Antoniano.
L’intervento segreto di chirurgia plastica di Naomi Campbell a Bologna, i riti satanici nella campagna viterbese, il pacifista e libertario Sultanato dell’Occussi Ambeno, la tragica morte dell’artista Darko Maver durante la guerra dei Balcani: ecco alcune delle più famose bufale costruite minuziosamente da Luther Blissett e riportate come notizie autentiche dai media locali e nazionali, fino all’irriverente smentita, alla rivelazione dello scherzo e alla sua rivendicazione con conseguente impatto sull’opinione pubblica e sulla credibilità dei giornali “portatori di verità”.
Tepedino racconta il collettivo, che molti oggi associano solo all’esperienza letteraria del gruppo dei Wu Ming, nato proprio da una sezione di Luther Blissett, ripercorrendo un decennio di storia bolognese e non solo, quando sotto le Due Torri ancora fremevano lo spirito contestatario e le radio libere, l’onda lunga del ’77.
Abbiamo incontrato il regista Tepedino per approfondire alcuni temi toccati dal suo film.
Com’è nata l’idea di fare un documentario su Luther Blissett?
“Ho deciso di fare questo film perché mi è sembrato un argomento molto attuale data la grande quantità di fake news che circolano oggi e la rilevanza che hanno assunto nell’influenzare una parte di opinione pubblica. Ci siamo concentrati sulla nascita e l’evoluzione delle fake news, quando ancora erano utilizzate come uno strumento di contestazione antisistema”.
È stato facile reperire informazioni sul collettivo?
“È stato difficile perché ovviamente in Rete c’è una quantità di notizie incredibile su Luther Blissett, e non è stato semplice capire quali erano vere e quali false. Non vivevo ancora a Bologna nel periodo delle bufale, ma mi ricordavo dei presunti scoop di Studio Aperto sui riti satanici nel viterbese, e poi ovviamente conoscevo i Wu Ming”.
Ecco, ricordiamo che il tuo film non parla dell’esperienza dei Wu Ming, anche se ovviamente ne ritroviamo le voci durante la visione: hai raccontato di un’esperienza precedente e non legata alla letteratura.
“Siamo una piccola produzione e coinvolgere un nome importante come quello dei Wu Ming era un rischio, infatti abbiamo deciso di intervistarli per ultimi. Ma loro stessi ci hanno ringraziato per non averli messi al centro del documentario. Il vero protagonista è Luther Blissett ed è un protagonista anonimo e collettivo”.
Anche se esiste un Luther Blissett originale, in carne e ossa. Avete contattato l’ex calciatore inglese di Watford e Milan? Cosa sa del collettivo che ha sparso il suo nome in tutta Italia?
“È tutto tranne che ignaro, anzi è come se viaggiasse accanto alla popolarità del collettivo, sfruttandola economicamente. Ci sarebbe piaciuto intervistarlo, ma all’ultimo è scomparso, quando ha capito che non avrebbe potuto monetizzare troppo. Siamo anche andati in Inghilterra, scoprendo tra l’altro che è ancora un idolo per le vecchie generazioni di tifosi del Watford, ma nuovamente, pur avendo stretto un altro contatto con lui, è scomparso nel nulla, in pieno stile Luther Blissett!”.
Da bolognese, mi ha colpito quanto sia cambiato il clima della città rispetto agli anni delle bufale di Luther Blissett: nel film è tangibile il vitalismo artistico di Bologna, uno spirito libero e contestatario che oggi si è quasi del tutto perso.
“Purtroppo sì. Il Luther Blissett Project è uno degli ultimi movimenti artistici di rilievo a Bologna e in Italia. In generale il fermento culturale di quegli anni è andato perduto, penso anche a casi come quello di uno studente universitario, Enrico Brizzi, che a 20 anni scrive Jack Frusciante è uscito dal gruppo. Oggi potrebbe succedere? Molte delle persone che abbiamo intervistato fanno coincidere ‘l’inizio della fine’ al 1994, con l’avvento al potere di Berlusconi e tutto quello che ha comportato”.
Il meccanismo della creazione e del successo delle fake news si regge però su un presupposto irrinunciabile: che ci sia qualcuno disposto a crederci. “C’è un limite alla credulità umana?”, si chiedono nel film, arrivando alla conclusione che no, non c’è: un po’ come durante un numero di magia, lo spettatore rimane in bilico tra la curiosità di scoprire il trucco e il desiderio di essere ingannato, come nel celeberrimo scherzo radiofonico di Orson Welles del 1938 in cui, raccontando di una fantomatica invasione aliena, scatenò il panico nelle strade degli Stati Uniti.
In fondo ognuno di noi crede solo a ciò in cui vuole credere.
Qui gli altri film presentati al Biografilm Festival che abbiamo visto:
> IL DOCUFILM SULLA VITA DI MARADONA
> IL MISTERO DEL CASO HAMMARSKJÖLD
> LETIZIA BATTAGLIA SI RACCONTA
> KEMP. IL RITRATTO DEL POETA-CLOWN
Condividi questo articolo