Le sue storie, attraverso personaggi dall’apparenza modesta ma dal grande cuore, parlano delle vicende del quotidiano, la ricerca della stabilità a cavallo dei trent’anni. Flavia Biondi racconta quella parte della vita che è stata definita waithood, fatta di incertezze e ostacoli, alternando tenera delicatezza e tagliente onestà.
Dopo una laurea all’Accademia in Fumetto e Illustrazione, fonda insieme ad altri sette l’etichetta Manticora Autoproduzioni. Vi ricordate le pin “Anche Meno”, “Fastidio” o “Collasso”? Ecco sono loro, ne abbiamo parlato qui ( https://aboutbologna.it/spille-fumetti-mal-vivere-le-storie-del-collettivo-manticora/) qualche tempo fa.
E’ entrata a far parte di Bao Publishing, una delle più importanti case editrici di fumetti, e ha pubblicato nel 2015 la graphic novel La Generazione, mentre l’anno scorso La Giusta Mezura.
La Giusta Mezura parla di due ragazzi alla soglia dei trent’anni con tutto un bagaglio di ansie e incertezze tipiche di questo periodo. Da dove è nata l’idea della storia?
Questo libro nasce dalla voglia che avevo di raccontare una storia d’amore, una storia che però non parlasse dei batticuori all’inizio di un rapporto, ma di due persone che stanno già assieme da diversi anni. Frecciatine a tavola, risate sul divano, sogni da fare a metà in una camera minuscola divisa in un appartamento condiviso con altre quattro persone.
La Giusta Mezura racconta di Mia e Manuel, una coppia ad un passo dai trenta, in un momento molto teso della loro vita a causa delle insoddisfazioni sul lavoro e delle poche prospettive di un futuro soddisfacente. L’idea di base era questa: esporre dal mio punto di vista come le ambizioni delle coppie dei trentenni di oggi siano cambiate per adattarsi ad un mondo che li ha costretti in una forma molto diversa da quella delle famiglie da cui provengono.
Pensi che Bologna sia un buon posto per dedicarsi alla formazione artistica? E magari anche rimanerci?
Vivo a Bologna da dieci anni, inizialmente per frequentare qui le Belle Arti e poi sono rimasta anche dopo. Bologna è una città accogliente a livello umano, ti offre possibilità di sviluppo come persona, cosa davvero difficile da trovare in altri posti. Credo sia ottima a livello di formazione ma è per quanto riguarda il passo successivo che la trovo un po’ carente. Ovviamente è un mio parere soggettivo, ma trovo faticoso stabilizzarsi lavorativamente a Bologna più di altri posti, perché è una città di arrivi e partenze e tutto sembra spesso ruotare attorno a quello e non al voler piantare le radici.
Insieme ad altri artisti fai parte del collettivo Manticora: avete fatto varie antologie e tutte con dei temi abbastanza importanti… per non parlare delle vostre mitiche spille! Parlaci un po’ della realtà dell’autoproduzione.
Fare autoproduzione è un passo che consiglio a chiunque voglia fare del disegnare/scrivere fumetti un lavoro.
Ti permette di sperimentare in piccolo tutti i passaggi che intercorrono fra un’idea e la vendita di un prodotto, inclusa la complessità di questi passaggi, come investire del denaro proprio in un progetto, ma ti permette poi di fare proposte più consapevoli agli editori con cui lavorerai in futuro.
Manticora nasce da questi propositi: sperimentare, imparare, crescere assieme. Conoscere lettori, collaborare con altri disegnatori.
Ci occupiamo di fumetti e ci piacciono le storie.
Per finanziare le stampe dei nostri volumi abbiamo tirato fuori l’idea delle spillette. Questo ci permette di pareggiare i conti e di offrire anche un piccolo rimborso ai nostri autori.
Oggi, dopo sei anni di attività, abbiamo realizzato dieci antologie che abbiamo portato nei principali festival italiani, ci hanno fruttato qualche premio, ma soprattutto la possibilità di conoscere nuovi colleghi e lettori.
Come è stato entrare in una casa editrice come la Bao Publishing, che in scuderia ha artisti come Zerocalcare?
Sicuramente è stata prima una sorpresa, poi un motivo di orgoglio (e di ansia da prestazione!).
Stimo davvero il lavoro di Bao Publishing, sia come lettrice, sia come addetta ai lavori. Quindi aver avuto la possibilità di poter presentare il mio lavoro sotto la loro guida per me è stata -ed è tutt’ora- una possibilità straordinaria.
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