Il mondo dell’informazione diviene sempre più cruciale per la nostra vita quotidiana, soprattutto in un’epoca dove risulta fondamentale diversificare le proprie fonti di approvvigionamento di notizie, dovendo districarsi tra fake news, cattivi maestri e testate non sempre prive di legami a doppio filo con gli interessi dell’editore pagante. Il mondo dei magazine online è dunque, a parere di chi scrive, fondamentale luogo di incontro tra pensiero libero e necessità di approfondire.
È stato quindi un piacere parlare con il direttore Massimo Salvati e Salvatore Bruno che si occupa della comunicazione di Palin, magazine online di divulgazione culturale e associazione di promozione sociale.
Salvatore è anche uno dei “nostri” e da due anni collabora con About Bologna, mentre Massimo lo abbiamo conosciuto lo scorso dicembre quando ci ha mandato una lettera aperta che si è unita ai contributi che abbiamo ricevuto per la nostra riflessione sulla felicità. Al progetto partecipano anche alcuni illustratori, tra cui Gabriele Conte che avevamo già incontrato.
Ieri è uscito il primo numero della loro rivista mensile digitale che raccoglie gli articoli legati a un unico tema, Reazione, alcuni già usciti e altri inediti, con contenuti extra. È scaricabile gratuitamente dal loro sito. Mentre oggi, mercoledì 28, alle 16.20 saranno ospiti da un’altra realtà che vi abbiamo raccontato, NEU radio.
Ciao ragazzi, raccontatemi l’origine di Palin Magazine: come è nato? Chi ha avuto l’idea?
Salvatore: «Palin nasce durante il primo lockdown nell’appartamento in centro a Bologna in cui viviamo sia io sia Massimo, frutto dell’isolamento che ha coinvolto tutti. L’idea è venuta a lui che ha coinvolto in primis me e Filippo, un altro nostro amico che ha trascorso la quarantena insieme a noi. Ricordo ancora il messaggio vocale: “Salvo, ti va di creare un giornale?” mentre io ero nella stanza a fianco. Diciamo che, in quella casa, di idee non siamo mai a corto, ecco.
Ci mancava Bologna, quel magma continuo che conosciamo in cui la condivisione e il dialogo sono all’ordine del giorno più che altrove, quindi ci è subito sembrato il modo migliore per poter ritrovare la connessione tra idee, persone e storie. Prima di approdare sul web lo scorso dicembre abbiamo lavorato duramente mese dopo mese: alla fine, però, ne è valsa la pena e ce ne stiamo accorgendo di giorno in giorno e di feedback in feedback».
Una delle cose che più mi ha intrigato del vostro spazio sono le quattro aree tematiche: Pasolini, Heisenberg, Warhol e Gramsci. Letteratura, scienza, arte e sociopolitica. Tutti temi importanti, interessanti, come vi è venuta questa idea? Avevate in mente un pubblico di lettori specifico?
Massimo: «Personalmente sono molto interessato all’interdisciplinarietà. Venendo tutti da percorsi diversi, l’idea è stata quella di voler mettere in relazione varie competenze e background culturali. L’idea di cultura che vogliamo comunicare è inclusiva e consapevole delle diversità del mondo, pronta ad accettarle e comprenderle.
Il tema del mese è il nostro personalissimo modo di diffondere e raccontare la cultura attraverso articoli, interviste, materiale visivo originale e tanto altro. Ogni articolo scritto, oltre che rientrare in un ecosistema di saperi, ha come obiettivo il rendere l’argomento accessibile a chiunque sia spinto dalla curiosità, passione e interesse. Bologna e il suo contesto in continuo fermento, in questo, ci ha indubbiamente fatto da esempio».
Qual è il ruolo dell’informazione oggi secondo voi? Durante la pandemia, a vostro parere, come si è comportato sia quella indipendente che quella mainstream?
Salvatore: «Di sicuro, trovarsi in una pandemia ha colto tutti alla sprovvista, compresa l’informazione. Informare oggi, sia facendo cultura sia veicolando news, è diventata un’impresa alquanto ardua soprattutto per la quantità di mezzi e di informazioni a nostra disposizione. Basti pensare alla piaga delle fake news che imperversano su Internet, alle quali molta gente ancora abbocca, specie in periodo pandemia e in tema vaccini. A tal proposito, poco tempo fa abbiamo chiacchierato con i nostri amici di BUTAC – Bufale Un Tanto Al Chilo, noto sito di debunking. Non è affatto un caso se noi di Palin teniamo molto al fatto che gli articoli siano il più possibile divulgativi e corredati da fonti che rimandano ad approfondimenti sull’argomento».
Un’altra cosa che ho trovato nel vostro sito è la concezione dell’informazione come strumento di crescita comune e condivisione. Mi dite cosa vi ha dato questa idea e come la perseguite?
Massimo: «Ti racconto una storia: ci sono due pesci giovani che nuotano seguendo la corrente e incontrano un pesce anziano che nuota in direzione opposta. A un certo punto, il pesce anziano si rivolge ai giovani: “Buongiorno ragazzi, com’è l’acqua?”. I due pesci non rispondono ma poi uno fa all’altro: “ma cos’è l’acqua?”. Questa storia è di David Foster Wallace e la trovo molto centrata per descrivere Palin.
La nostra idea di cultura in mare aperto poggia sulla costruzione di una community diffusa in cui l’informazione, o meglio, la divulgazione è il primo strumento di crescita perché insegna a conoscere e riconoscere il mondo che ci circonda, l’acqua appunto. Per questa storia ringrazio Camilla, un’amica che me l’ha fatta conoscere. Sembrerebbe il contrario, ma neanche a farlo apposta, l’idea di fare del pesce rosso il simbolo di Palin ci è venuta prima che conoscessi questa storia».
Quali sono i vostri modelli di giornalismo e di giornalisti?
Salvatore: «”Palin”è un termine greco che significa “di ritorno”. L’idea del ritorno verso un nuovo modo di fare cultura, un modo che vede nei suoi modelli quello di Pasolini e Roberto Roversi con il loro Officina e quello del Menabò di Vittorini e Calvino. Tra le testate contemporanee ne apprezziamo varie, poi ognuno ha le sue preferite, naturalmente. Bisogna dire che in Palin tutte e tutti leggiamo moltissimo, il bello è poi vedere come ognuno di noi si reinventa nella scrittura dei propri articoli».
Ho visto un buon gruppo di collaboratori, come vi siete incontrati? Come li avete scelti? Mi raccontate una vostra riunione, come fate a cercare temi e argomenti?
Massimo: «Quando siamo partiti non pensavamo di diventare un gruppo così grande ed eterogeneo come siamo oggi. Pensa che all’inizio ogni area aveva solo quattro collaboratori, mentre adesso dopo quasi quattro mesi siamo quasi in quaranta. Il bello è che ci siamo conosciuti “in digitale”, contattando e coinvolgendo in modo continuo altri amici e conoscenti vari, sempre più persone competenti in ognuna delle quattro aree del magazine.
Quasi tutte le riunioni le facciamo su Skype e non solo per le restrizioni dovute al Covid, ma perché magari uno si trova in Calabria e l’altro a Londra. Fortunatamente si è creato un bel team e abbiamo avuto l’occasione di incontrare persone simili a noi, giovani, entusiaste e con tanta voglia di mettersi in gioco».
Qual è stata la sfida più grande che, fino a ora, avete vinto? Qual è il vostro prossimo obiettivo?
Salvatore: «Ti rispondo senza indugio dicendoti che la sfida più grande tutt’ora è l’autoproduzione di un progetto così ambizioso. Avendo un sito creato da zero ed essendo anche un’APS, diciamo che gli sforzi economici non sono mancati, né pochi né tantomeno irrisori. Abbiamo lavorato per la creazione della nostra rivista mensile scaricabile gratuitamente dal nostro sito, il primo numero è uscito ieri. All’interno è presente tutto ciò che Palin ha collezionato in quest’ultimo mese, ossia progetti, interviste, contenuti visivi, inserti musicali e tutto quello che chi ci conosce ha già apprezzato online, con qualche sorpresa in più.
Le prossime sfide saranno la realizzazione di eventi culturali “made in Palin”, all’interno della necessità più grande di far navigare la cultura tra le strade e le piazze delle nostre città, dalle quali latita da un po’. D’altra parte, vogliamo far sì che Palin abbia un suo supporto cartaceo.
Il consiglio che mi sento di dare è di far conoscere progetti come il nostro e sostenerli sempre, non tanto economicamente ma parlandone. Tornando a noi, chissà che un giorno il nostro piccolo pesce rosso non trovi altre strade per raggiungere i suoi lettori. Siate curiosi di scoprirlo».
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