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San Vitale, post-punk e tortellini. I quartieri underground raccontati da @lecosechevedi

17-04-2025

Di Redazione

Continua la nostra nuova rubrica, un lavoro inedito curato per noi dall’artista Alberto Azzara, noto su instagram con il nome @lecosechevedi. A metà strada tra Tondelli e Bukowski, il flusso di coscienza di Alberto ti porterà a riscoprire Bologna e i suoi quartieri, in pieno stile beat generation 2.0. Non solo parole, ma anche immagini. Dopo la Bolognina, San Donato, il centro storico, Saragozza, si continua con San Vitale.

CAPITOLO 5: San Vitale, post-punk e tortellini

Sapevo già come sarebbe finita fin dalla prima sega o sfiorandosi appena mentre mangiavi una pizza kebab con atteggiamento evitante. A volte non riesco a dormire e rimango ipervigile perché dopo il silenzio mi aspetto qualcosa di terribile come questo suono dritto su cui scrivo a tempo di bottiglie lanciate per aria che si infrangono sul marciapiede come ho visto fare in casa da bambino e subito questo quartiere mi fa esorcizzare correndo addosso ad un passato che avevo cancellato. Giriamo un provino su un divano in pelle nero abbandonato per strada solo se preferisci il cazzo alla cocaina anche se quella stronza ti fa gli occhi così belli da farli sembrare veri quasi come quello che mi scrivevi quando non volevi più tornare nel tuo letto. Ripercorriamo quegli anni vissuti al di sopra dei nostri mezzi quando ci sentivamo dei punk da osteria con vestiti vintage che puzzano di fritto e stanze minuscole piene di muffa alle pareti levata con la candeggina che ci tagliava il respiro. La pioggia non lo sa che scrivo sui muri di te frasi indelebili che proverà a sbiadire quando sono brave a farlo già da sole rileggendosi dopo essere invecchiate male lasciando scie del proprio passaggio mentre le mie gambe mi portavano da sole in via Zanolini e urto con la spalla una finestra che si rompe sulle scale al terzo piano di un palazzo che non sembra essere abitato. Ormai scrivo di te solo nei sogni che poi sono gli unici che non ricordo più appena mi sveglio duro come un hangover per soffocare la tua immagine sempre più sbiadita di quando con un piede afferravi una cintura stretta attorno alla gola per strozzarmi le parole che non hanno bisogno di uscire. Ti racconto con leggerezza tutto il peso che porto sussurrando cose che non fanno rumore se sai come lasciarle cadere e come scongiurarle mentre ti dedico il mio miglior fallimento.

-Alberto Azzara

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