Il 9 marzo l’appello a restare in casa diventa decreto-legge e dal giorno successivo, puntuale come i flashmob alle 18 sul balcone, Antonella Cinelli comincia a disegnare e postare sul suo profilo Instagram un disegno al giorno.
Per la precisione, una parola e un disegno.
Il progetto, racchiuso nell’hashtag #undisegnoalgiorno, è una narrativa per immagini, un’antologia a puntate che, in questo tempo di attesa del nostro bollettino quotidiano scandito da numeri e statistiche, sovverte il lessico dell’emergenza restituendo immagini che ci riportano alla seduzione del tempo lento, molle.
“Volevo fermare il vissuto di questo periodo e fare qualcosa che in futuro potesse essere una testimonianza, anche solo da tenere in famiglia. Quando si è deciso il blocco totale in Italia ho pensato di fare un diario che rimanesse a me, lavorando su una parola chiave che rispecchi quello che stiamo vivendo”.
Parti dalla parola per arrivare al disegno.
“Esatto. Preparo una serie di parole e il disegno lo realizzo quotidianamente, utilizzando immagini del mio archivio fotografico. Ogni parola apre dei momenti di riflessione come, ad esempio, il sostantivo nutrimento: il cibo è uno dei passatempi cardine di questo periodo e il nutrimento rievoca anche quello dell’anima, ma non solo”.
In un momento in cui si sbarrano le porte di casa con il lucchetto, aumentano le distanze imposte dalle linee di nastro adesivo sul pavimento e i volti si schermano con mascherine, Internet rimane l’unico contatto sicuro con l’esterno. E intanto il talento rifiorisce, spesso proprio in rete per fare rete, e ognuno fa appello a ciò che lo fa stare meglio.
“Questo periodo storico che riporta all’essenziale, mi ha riavvicinato al disegno che, rispetto alla pittura, richiede meno spazio e meno materiale. Posso disegnare ovunque e di continuo: sul letto, in cucina, mentre aiuto mia figlia a fare i compiti o la sera davanti alla TV. La riscoperta del disegno è stata molto piacevole. Prima lo facevo in modo marginale, ma il coronavirus e il diario hanno costituito l’occasione per sperimentare nuove tecniche e per aprirmi a nuovi stimoli”.
I suoi disegni sono tutti impressi su un quadernino in carta paglia e anche la scelta dello strumento con cui realizzarli, non è casuale.
“Utilizzo la penna a sfera, nera e bianca. È di facile reperibilità e si trova anche in tabaccheria. La penna non ti manca mai e questo mi rassicura molto: so che se mi finisce il materiale, lo ritrovo. Per questo motivo non uso la china che è uno strumento più raffinato che si trova solo nei negozi specializzati”.
Come ti aiuta questo progetto?
“È importante da un punto di vista psicologico e mi aiuta a scandire la giornata. Inoltre, è un modo per tenermi in contatto con gli altri. Mi arrivano ringraziamenti da tutta Italia e questo è molto gratificante. Un’infermiera mi ringrazia perché l’attesa di qualcosa di bello la fa uscire dall’orrore che sta vivendo”.
C’è un soggetto che ti piace più di altri?
“Le mani, perché vengono usate per toccare l’altro e in questo momento sono la parte del corpo più mortificata. L’idea è anche quella di creare una sorta di immedesimazione. Nel volto, ad esempio, c’è una maggiore distanza perché è il ritratto di qualcun altro. Nelle mani, invece, ci possiamo tutti ritrovare. Il mio vuole essere una sorta di diario aperto, non intimo, capace di raccontare il momento e le ansie di tutti”.
Se lo stato di fermo andasse avanti, che so, sino a luglio, cosa farai?
“Andrò avanti. Disegnerò ogni giorno”.
Questo diario conferma ancor di più le tue scelte professionali?
“Sì, certo. Su internet c’è molta gente che si lamenta o che sta in ansia. Noi artisti abbiamo il compito di comunicare e ci dobbiamo un po’ impegnare per ‘spensierare’ gli animi.
L’ho scritto sulla mia pagina Facebook il primo giorno di primavera: ognuno ha un ruolo nella società a cui appartiene, da svolgere attraverso le proprie capacità e possibilità. In questo momento così critico ritengo che gli artisti abbiano una funzione determinante, ovvero offrire piani di lettura più profondi in merito a ciò che sta accadendo affinché l’ansia non diventi rabbia”.
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