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È davvero la normalità che rivuoi? Le risposte della Bologna Creativa

01-03-2021

Di Redazione

Da un anno abbiamo perso tante cose. La possibilità di passare una serata fuori con gli amici, di goderci un weekend al mare, di andare al cinema o a un concerto.

Ma qualcosa lo abbiamo anche guadagnato: tempo per riflettere su dove stavamo andando così di corsa, tempo da passare con le persone che vivono con noi, tempo per fare qualcosa che ci appassiona.

È chiaro, questa nuova normalità ci sta stretta. Ma siamo sicuri di voler tornare indietro a quello che abbiamo lasciato, esattamente a come lo abbiamo lasciato?

In questi mesi abbiamo affrontato, con l’aiuto di artisti e realtà della Bologna Creativa, quelle emozioni collettive e quei pensieri che abbiamo sentito più vicini che mai in questo ultimo periodo. Abbiamo riflettuto su concetti come la felicità, l’identità, il corpo e le relazioni.

Giunte alla fine di questo ciclo di interviste, siamo rimaste con un’ultima domanda: è davvero la normalità che rivuoi?

Questa volta abbiamo voluto andare con la mente oltre la pandemia, guardare al domani. Abbiamo preso tra le mani questa semplice parola che oggi sentiamo molto spesso, normalità, e l’abbiamo girata un po’ di volte per cercare di vederla da più prospettive.

 

Da un anno abbiamo dovuto imparare nuove regole per stare insieme che hanno cambiato in modo radicale le nostre giornate. A un certo punto abbiamo iniziato a chiamarla “nuova normalità”.

Abbiamo voluto guardarla attraverso gli occhi di 5 fotografi e fotografe bolognesi che nell’ultimo anno sono rimasti in strada, tra le persone, nei luoghi orami vuoti, per fissare in uno scatto quello che tutti stiamo vivendo.

Sono Margherita Caprilli, Max Cavallari, Michele Lapini, Rossella Santosuosso e Alessandro Ruggeri.

Ci hanno lasciato i loro scatti e le loro riflessioni.

Foto Max Cavallari/Ansa

Che cos’è cambiato, che cosa rivorremmo indietro, che cosa invece non vorremmo più per la nostra vita post covid. I desideri di ognuno sono diversi e passano dalle tante e diverse storie ed esperienze personali.

C’è chi quelle storie le ha ascoltate ogni notte, soprattuto quelle di chi, a causa della pandemia, ha cominciato a soffrire di insonnia.

È Chicco Giuliani, la voce della notte di Radio Deejay, che abbiamo incontrato sulla terrazza dell’Hotel Touring con una fantastica vista sui tetti di Bologna.

Bolognese di nascita, ma riccionese d’adozione. Abbiamo cercato di capire con lui se qualcosa della “normalità” a cui eravamo abituati è stata messa in discussione, ma abbiamo parlato anche di tanto altro: Bologna, la sua carriera, la musica, Sanremo.

Cosa ne sarà di questa esperienza della pandemia? All’inizio si sentiva dire che “ne usciremo migliori” ma oggi ci è difficile crederlo. La verità è che ci siamo ancora dentro ed è difficile ora avere un’idea precisa di quello che sarà.

“Se non possiamo vedere il futuro, possiamo però desiderarlo, possiamo immaginarlo”.

Con questo invito il collettivo Cheap ha deciso di lanciare una nuova call for artist per riempire nei prossimi mesi i muri della città. Un invito a immaginare il futuro: post pandemia, post porno, post capitalismo. Perché niente dura per sempre e la dimensione effimera dell’arte di strada ce lo insegna.

Abbiamo raggiunto le ragazze del collettivo e quello che ne è uscito è un invito a mettere in discussione quella che chiamiamo “normalità”.

Spazio alla creatività, il futuro è tutto da inventare.

Foto di Margherita Caprilli

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